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Niente quota rosa per la Fnomceo


L’introduzione di nuove regole richiederebbe un intervento legislativo, ma dal convegno di Firenze Leadership in sanità viene la richiesta di una più ampia presenza di donne nelle liste che si stanno preparando in vista delle elezioni di fine anno per il rinnovo degli Ordini provinciali dei medici e degli odontoiatri.

04 APR - Oggi in Italia le donne medico sono il 37% del totale degli iscritti agli Ordini, ma sotto i 35 anni sono già ben più della metà, il 63,8% nella fascia d’età tra 24 e 29 anni, il 64,25% tra 29 e 34 anni. Un dato che, guardando le iscrizioni e le lauree in Medicina, nei prossimi anni crescerà ancora, visto che le laureate sono oltre il 60%.
Ma questa “femminilizzazione” della medicina non ha ancora trovato un riflesso nelle strutture di rappresentanza della professione: sono soltanto 2 le donne presidenti di Ordine, su 106, e pochissime siedono nei Consigli.
È stato questo uno dei temi discussi nel corso del Convegno organizzato a Firenze venerdì scorso, dal titolo Leadership in sanità: interpretazione al femminile, innovazioni, opportunità. Come ha spiegato il presidente dell’Ordine di Firenze, Antonio Panti: “L’idea sorge dalla Commissione Pari Opportunità dell’Ordine di Firenze, un gruppo di colleghe molto attive e determinate nel creare le opportunità perché le donne medico possano conseguire i successi professionali che indubbiamente meritano e che sono difficilmente raggiungibili in un’organizzazione come quella della sanità, ancorata tuttora a modelli operativi paternalisti. Firenze ha una tradizione laica molto vivace, in contrasto con la visione subalterna della donna propria delle concezioni fondamentaliste della vita e della società”.
Nel corso del dibattito molti interventi hanno sottolineato come una maggiore presenza di donne nella rappresentanza della professione sia importante non solo per le donne ma per la vita stessa dell’istituzione. “Dall'esterno l'Ordine è percepito come un ente sterile – ha detto Roberta Chersevani, presidente dell’Omceo di Gorizia e prima donna a ricoprire questa carica in Italia. – È necessario probabilmente un cambiamento che renda gli Ordini una realtà più vitale, maggiormente coinvolta nella vita della classe medica, così come avviene in altri Stati. È difficile coinvolgere una collega a partecipare, al di là del suo impegnativo orario di servizio, ad una realtà ordinistica che per lo più non conosce e che comunque non presenta attrattive. Solo lavorandoci dall'interno si impara a riconoscere non solo la fatica, ma anche il sentimento di partecipazione e di appartenenza che caratterizza la vita nell'Ordine”.
Ma, accanto al problema della rappresentanza, la “femminilizzazione” della medicina pone anche problemi di revisione degli assetti organizzativi della sanità, capaci di accogliere e valorizzare le donne: “Vogliamo riflettere sul cambiamento in atto della Sanità pubblica e offrire un modello femminile di interpretazione ed organizzazione delle funzioni della Sanità – ha spiegato Teresita Mazzei, docente di farmacologia all’Università di Firenze e presidente del Comitato scientifico del Convegno fiorentino. - Le donne da secoli guidano la famiglia, hanno indubbie capacità organizzative, gestiscono reti di relazioni, sanno comunicare ed in particolare le donne medico vorrebbero non solo lavorare bene e nei propri settori disciplinari, ma anche partecipare alla creazione di modelli di coordinamento ed organizzazione sanitaria”.
 
La proposta, circolata nella discussione, di istituire “quote rosa” in vista delle prossime elezioni per il rinnovo degli Ordini provinciali non potrà però essere accolta. Le elezioni ordinistiche, infatti, sono regolate per via legislativa, essendo gli Ordini Enti ausiliari dello Stato, e dunque il cambiamento delle regole dovrebbe avvenire attraverso un cambiamento della legge. Piuttosto, da Firenze, arriva la raccomandazione a porre attenzione nella definizione delle liste che parteciperanno alle votazioni, cercando di inserire il maggior numero di donne possibile.

04 aprile 2011
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