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Sicurezza alimentare. Balduzzi: “Italia eccellenza, ma controlli affidati a troppi soggetti diversi”


Così l'ex ministro per la Salute e e membro laico del Csm è intervenuto nell’ambito della giornata di studio organizzata dall’Università del Piemonte Orientale, ad Alessandria. "Vi sono due criticità sulle quali lavorare: il numero eccessivo di soggetti che svolgono i controlli, e la necessità di equilibrare le esigenze dell’innovazione tecnologica con quelle regolatorie".

27 FEB - “Se in questo settore l’Europa esprime l’eccellenza nel mondo, possiamo affermare con buone ragioni che l’Italia esprime l’eccellenza in Europa”, così Renato Balduzzi, ex ministro della Salute e membro laico del Csm, parlando del sistema di sicurezza alimentare nell’ambito della giornata di studio organizzata dall’Università del Piemonte Orientale, in collaborazione con l’Università Cattolica e l’Università di Milano Bicocca, ad Alessandria, sui temi della prevenzione e promozione della salute.

“La consapevolezza di questa situazione è forse più diffusa all’estero, dove il nostro modello è studiato ed emulato, che all’interno del Paese e da essa deve muovere ogni tentativo di migliorare il sistema. Ad esempio, la tavola rotonda di questa mattina – ha proseguito l’ex ministro della salute – ha evidenziato due profili critici sui quali lavorare. Il primo è il numero eccessivo di soggetti che svolgono i controlli: questa caratteristica del nostro sistema genera certamente una lodevole capillarità degli stessi, ma crea anche sovrapposizioni e duplicazioni che se eliminate consentirebbero semmai di incrementare l’estensione dei controlli quanto a soggetti ad essi sottoposti, contribuendo a rendere ancor più sicure le diverse filiere. A questo proposito, vorrei sottolineare che il pluralismo territoriale del sistema dei controlli va valutato positivamente per la capacità che può avere – se ben interpretato – di farsi strumento di razionalizzazione; i casi piemontese, valdostano e toscano che oggi abbiamo esaminato presentano ciascuno esperienze da comunicare e condividere tra loro e con altre realtà regionali, nell’ottica di valorizzare l’autonomia laddove questa diventa condizione per l’accelerazione dei processi di innovazione delle politiche".

"Il secondo aspetto - ha proseguito Balduzzi - attiene all’esigenza di equilibrare le esigenze dell’innovazione tecnologica espresse dall’industria di settore con quelle regolatorie, ad esempio in tema di functional food o di novel food: la sfida è quella di ridurre il peso economico delle procedure in questione nell’ottica di incentivare e premiare le innovazioni che rendono sinergici gli interessi della produzione ed effetti positivi sulla salute dei consumatori, mantenendo invece la dovuta rigidità nei confronti di quelle che tendono a confondere i primi con i secondi”.

“Forse, però, il messaggio più interessante della giornata è quello ad essa presupposto, ovvero la volontà di relazionare i problemi della sicurezza alimentare con quelli della qualità nutrizionale e, senza soluzione di continuità, di promozione dell’adozione di stili alimentari corretti. Su questo fronte, sul quale l’Advanced School for Prevention and Health Promotion che oggi ‘diploma’ i suoi allievi mi pare si stia impegnando – ha concluso Balduzzi, che alcuni anni fa fondò la scuola interateneo promotrice dell’evento – sarebbe interessante mantenere viva l’attenzione, in particolare affrontando il problema di come rendere più trasparente la presenza di elevate quantità di zuccheri, grassi insaturi e sale in determinati alimenti. L’università, per l’indipendenza che deve connotarne l’azione, può farsi animatrice di quest’attenzione forse meglio di altri soggetti e l’ASPP è un esempio di come farlo in dialogo con gli operatori e i policy makers”. 

27 febbraio 2015
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