Sanità integrativa. La tavola rotonda con Faschim e le parti sociali. "Serve un nuovo modello di integrazione pubblico-privato"
Il Fondo di assistenza sanitaria, i sindacati confederali, Federchimica e Farmindustria concordano: "I Fondi sono emanazione del Ccnl e quindi va garantita la loro indipendenza, espressione dell’autonomia collettiva e del libero confronto tra le parti sociali”.
17 SET - Analizzare i traguardi raggiunti nella sanità integrativa contrattuale e riflettere sulle eventuali implicazioni derivanti dall’indagine conoscitiva sullo stato del Ssn delle Commissioni riunite V (Bilancio) e XII (Affari Sociali) della Camera dei Deputati, approvata il 4 giugno 2014. E’ con questi obiettivi che Faschim, fondo di assistenza integrativa, ha organizzato una tavola rotonda a Milano con Federchimica, Farmindustria, Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec.
“Faschim e le sue parti sociali – spiega una nota congiunta dei soggetti che hanno partecipato all’incontro - sono consapevoli che la sanità pubblica debba ricercare un nuovo modello di integrazione tra pubblico e privato e intendono approfondire l’impatto per i Fondi di assistenza sanitaria integrativa, in termini di maggiori oneri, obblighi e minore libertà e autonomia gestionale di eventuali nuovi modelli. Un rischio paradossale se pensiamo che gli stessi Fondi sono emanazione del Ccnl, e quindi va garantita la loro indipendenza, espressione dell’autonomia collettiva e del libero confronto tra le parti sociali”.
Faschim, Federchimica, Farmindustria, Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec, ritengono quindi che l’assistenza sanitaria integrativa “debba mantenere la propria indipendenza gestionale e operativa, al fine di poter continuare quell’opera di “benessere sociale” mai venuta meno, anzi rafforzata e ampliata negli ultimi anni caratterizzati da una perdurante crisi”.
Nel corso dell’iniziativa sono stati presentati
i dati di una ricerca, promossa da Faschim e condotta dal Centro Ricerche Lexis, che ha evidenziato come attualmente gli associati al Fondo siano 164mila, in forte crescita rispetto ai 40mila del 2004. Nel corso dei dieci anni di attività, il grado di soddisfazione degli iscritti ha raggiunto quota 8,16 punti su una scala da 1 a 10. E il 93,9% di aderenti apprezza il livello di rimborso delle spese sanitarie garantito.
“Questa iniziativa – ha commentato
Silvio Veronese, presidente di Faschim - è un’occasione di valutazione dei risultati raggiunti, frutto di un modello di relazioni industriali partecipative e costruttive, elemento distintivo della storia contrattuale della categoria. Il continuo incremento degli iscritti e l’aumento delle prestazioni erogate conferma il forte apprezzamento della nostra base associativa. È in questo contesto che alcune indicazioni, contenute nelle conclusioni della recente indagine parlamentare delle Commissioni riunite 5a e 12a della Camera, in qualche punto riprese anche dal recente Patto per la salute sottoscritto dal Governo e Regioni, ci convincono e vanno apprezzate. Altre, che riguardano più da vicino l’assistenza integrativa, ci lasciano alquanto perplessi. L’ipotesi di obbligare Fondi sanitari a garantire specifiche tipologie di prestazioni (oltre a quelle previste dal D.M. del 27/10/2009) incidendo anche sull’autonomia gestionale, potrebbe comportare delle criticità per la stabilità finanziaria dei Fondi sino a un potenziale, e sarebbe un grave errore, disinteresse dei lavoratori ad aderire a questo strumento”.
Apprezzamento per l’esito della tavola rotonda è stato espresso anche da
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. ““Il Faschim è un fiore all’occhiello del settore chimico-farmaceutico. Primo Fondo sanitario a livello confindustriale con un numero di associati sempre crescente: da 40 mila del 2004 agli attuali 164 mila. Uno strumento, per il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie, nato grazie alle buone relazioni tra sindacati e aziende. Successi che vanno consolidati continuando ad assicurare al Faschim una propria autonomia, soprattutto in un momento di veloci cambiamenti economici a livello globale. Un modello virtuoso da tutelare e potenziare, anche per una maggiore competitività delle imprese, con adeguate politiche di agevolazione fiscale che porteranno maggiore efficienza del Servizio sanitario nazionale e benefici per le casse dello Stato”.
Il welfare contrattuale “ha concorso al campo delle rivendicazioni e – ha sottolineato
Emilio Miceli, segretario generale Filtem Cgil - aperto la strada affinché i contratti nazionali diano una risposta alle nuove e differenziate domande di cura e benessere della persona. Insomma anche con Faschim abbiamo intercettato, sostenuto, aiutato per via contrattuale il bisogno di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie che si trovano a dover mettere mano al portafoglio, o perché pagano il ticket o perché pagano la prestazione di un laboratorio privato o di una visita specialistica. Del resto i dati di una ricerca del Censis sulla sanità integrativa sono eloquenti: una coppia con due figli spende mediamente 106 euro al mese per prestazioni di sanità privata che si aggiungono alla quota versata al Servizio sanitario nazionale”.
17 settembre 2014
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