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Alcoldipendenza: "Si può guarire". La campagna degli operatori del settore


In Italia ci sono 1 milione di alcoldipendenti e oltre 8 milioni di bevitori a rischio. Ma solo 6 alcoldipendenti su 100 accedono ai servizi del Ssn. Questi i numeri che hanno spinto Sia, Sip.Dip, Sip, FeDerSerD e SITs a unire le forze per comunicare che dall'alcoldipendenza si può guarire. Spot radio e tv, e un servizio di consulenza online.

11 FEB - Il consumo di alcol costituisce il terzo fattore di rischio nel mondo per carico di malattia e mortalità prematura. Nell’Unione Europea è più del doppio della media mondiale ed è la seconda causa di malattia e morte prematura. In Italia si stima siano circa 1 milione le persone alcoldipendenti e più di 8 milioni i bevitori a rischio. Nonostante sia una malattia così diffusa e per la quale esistono percorsi di cura, solo 6 alcoldipendenti su 100 accedono ai servizi che il Servizio Sanitario Nazionale mette loro a disposizione, con conseguenze profondamente negative a livello sociale poiché l’abuso danneggia il benessere e la salute delle persone che circondano il bevitore (violenze, incidenti stradali, divorzio, problemi familiari e sul posto di lavoro).  

Questi sono alcuni dei dati del Ministero della Salute che hanno spinto la Società Italiana di Alcologia (SIA), la Società Italiana di Psichiatria (SIP), la Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze (SIP.Dip), Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FeDerSerD) e la Società Italiana delle Tossicodipendenze (SITd) ad unire per la prima volta le forze per comunicare che esiste “un finale migliore” a chi crede che non ci sia un modo per dire basta alla dipendenza da alcol.

“Un finale migliore” è, infatti, il nome della prima campagna di sensibilizzazione che verrà lanciata ufficialmente a fine febbraio 2014, con lo scopo di generare consapevolezza su questa piaga sociale tanto diffusa quanto stigmatizzata, un disagio reale che dev’essere curato, perché curarsi è possibile. L’iniziativa, per la quale è stato richiesto il patrocinio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità prevede una campagna di comunicazione multisoggetto ed il sito Internet www.unfinalemigliore.it che nel mese di marzo metterà a disposizione di chiunque ne faccia richiesta la consulenza gratuita di medici specialisti della dipendenza da alcol, uno spazio che consentirà a chi normalmente non ha il coraggio di affrontare il problema, di porre domande agli specialisti e raccontare la propria storia, in maniera del tutto anonima.

“Per la prima volta in Italia le cinque Società Scientifiche più rilevanti di settore si uniscono per promuovere una sensibilizzazione a tutto campo sull’alcoldipendenza, una condizione che richiede la massima attenzione sociale e sanitaria. Gli enormi costi generati dall’alcol e oggi pagati dalla società, lo stigma sociale che etichetta l’alcoldipendente come “vizioso” e non come malato, impongono un impegno che, oltre che scientifico, è etico e rivolto a rendere centrale la persona e la sua necessità di aiuto – afferma Emanuele Scafato, Presidente della Società Italiana di Alcologia – Chi soffre in conseguenza di una personale ed errata interpretazione del bere, oggi spesso favorita dalle pressioni sociali e mediatiche e da logiche di promozione e commerciali prevalenti rispetto all’esigenza di più elevati livelli di tutela della salute, ha diritto all’accesso a un intervento capace di riabilitare e restituire la persona alla vita produttiva, agli affetti familiari, alla società. La sfida è sollecitare la creazione di una rete efficiente di competenze garante di migliori opportunità di prevenzione e di cura, da porgere al maggior numero possibile di alcoldipendenti che oggi non sono intercettati dal sistema o ad esso non si rivolgono”.

L’alcol si insinua gradualmente nella vita di chi diventa dipendente: non esiste un’età, un sesso, una condizione sociale che rende immuni al rischio di attraversare la sottile linea che separa il bere in maniera moderata dal bere incontrollato. Inizia un circolo vizioso dove vino, birra e superalcolici non sono mai abbastanza e portano la persona ad estraniarsi dal mondo circostante, dal lavoro e dagli affetti, che appaiono sempre più sfocati.

“L'assunzione smodata e cronica di alcol induce una vera e propria modificazione del cervello – spiega Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria - La dipendenza psicologica deriva dal fatto che l'alcol altera le aree cerebrali che mediano la gratificazione e i neuroni che elaborano gli stimoli piacevoli. A lungo andare, oltre a presentarsi sintomi cognitivi, come disturbi della memoria e dell'attenzione, l'alcol assunto a dosi elevate compromette altre funzioni dell’organismo. È responsabile di circa 60 differenti malattie e condizioni tra cui lesioni, disturbi mentali e comportamentali, disturbi gastrointestinali, tumori, malattie cardiovascolari, malattie polmonari, scheletriche e muscolari, disordini riproduttivi e danni prenatali, tra cui un aumento del rischio di nascite premature e basso peso alla nascita. Educare alla moderazione e alla prevenzione è un impegno sociale e culturale. Intervenire è possibile: oggi esistono percorsi integrati di cura che associano al percorso psicoterapeutico, trattamenti farmacologici innovativi”.

La sfera psichica risente in maniera profonda delle modifiche che avvengono a livello cerebrale, con manifestazioni che vanno dai disturbi dell’umore più gravi come il disturbo bipolare, alla depressione cronica, la distimia, creando quadri clinici che per gli esperti sono sempre più difficili da interpretare.  “Il 98% delle persone che assumono alcol a dosi elevate,  dunque praticamente tutti, manifestano sintomi di ordine depressivo, e sono molto numerosi anche i disturbi che rientrano nello spettro dell'ansia – afferma Massimo Clerici, Presidente della Società Scientifica di Psichiatria delle Dipendenze – Effettuare una diagnosi non è semplice poiché il quadro clinico del paziente è spesso complesso  e lo stesso alcoldipendente, sentendosi stigmatizzato perché spesso ritenuto 'artefice del suo destino', ammette con difficoltà di avere un problema e rimanda o non considera il consulto con lo specialista”.

Eppure l’alcoldipendenza è una malattia curabile prima ancora che degeneri in altre situazione più complesse come per esempio la poli-assunzione, ad esempio di droghe. Il principio che regola la dipendenza è infatti il medesimo. “Esiste una forte correlazione tra l'assunzione di alcol e quella di altre sostanze stupefacenti. Il meccanismo psicologico con cui si instaura la dipendenza, ovvero quello della gratificazione, è il medesimo per tutte le sostanze – spiega Icro Maremmani, Presidente della Società Italiana Tossicodipendenze - Il poliabuso è una realtà molto frequente: l'assunzione di alcol induce disinibizione e abbassamento della percezione del rischio, spianando così la strada verso l'uso di altre sostanze, dalla cocaina alla marjuana, all'eroina e così via; dall’altra parte i pazienti dipendenti dall'uso di droghe, nel momento in cui non riescono a reperire la sostanza d'abuso primaria, quasi sempre usano l'alcol come 'tampone'”.

“L'obiettivo di questa campagna - conclude Fausto D'Egidio, Presidente della Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze - è quello di generare consapevolezza non solo sul fatto che esiste una via di uscita dal problema, ma anche sull’impatto fortemente negativo che l’alcol ha sulla vita del dipendente e di chi gli vive accanto. L'alcolista non riesce a controllare il consumo di alcol e non può fare a meno di bere. Chi soffre di dipendenza da alcol perde progressivamente la capacità di relazionarsi, lavorare ed agire, con evidenti gravi conseguenze personali, familiari e sociali. Bisogna far capire alle persone che è importante rivolgersi ad uno specialista, giocare d’anticipo è fondamentale per evitare complicazioni legate ad altre patologie direttamente o indirettamente correlate all'abuso di alcol”.
 

11 febbraio 2014
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