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Inquinamento da gas serra e cambiamento climatico Tribunale Internazionale per Diritto del Mare emette la prima advisory opinion


Il commnto dei legali Consulcesi: “Pronuncia storica che sottolinea la responsabilità degli Stati nel contrastare l’inquinamento dell’aria, riconosciuta, insieme al cambiamento climatico, una reale minaccia per i diritti umani”.

24 MAG -

Una “pronuncia storica del Tribunale Internazionale per il Diritto del Mare che dà una ulteriore conferma al corpus di evidenze giuridiche e scientifiche che mette al centro la responsabilità degli Stati di contrastare l’inquinamento”, commentano i legali di Consulcesi, network impegnato nella difesa del diritto alla salute e ad un ambiente salubre attraverso l’azione collettiva Aria Pulita.

Il primo “advisory opinion” (parere consultivo) arrivato dall’organo indipendente dell’Onu in materia di clima, costituisce “un precedente legale importante”, spiega Bruno Borin, rappresentante del team legale Consulcesi.

“Il Tribunale per il Diritto del Mare riconosce, come già fatto da altri organi internazionali che il cambiamento climatico e le sue cause rappresentano una minaccia per i diritti umani, in quanto compromettono la salubrità dell’ambiente in cui viviamo e il nostro diritto alla salute”.

Il caso

Il parere consultivo dell'ITLOS - International Tribunal for the Law of the Sea arriva in risposta alle domande avanzate da un gruppo di piccoli Stati insulari sugli obblighi dei governi di proteggere l'ambiente marino dal cambiamento climatico, a partire dall’inquinamento causato dai gas serra.

Secondo quanto denuncia la Commissione degli Stati Insulari Minori sul Cambiamento Climatico (COSIS) che era stata incaricata di effettuare le verifiche tecnico-scientifiche nelle località oggetto del parerei Paesi insulari sono minacciati dall’innalzamento del livello del mare e dagli altri effetti del cambiamento climatico, di cui l’inquinamento atmosferico da gas serra è una delle cause.

Questi Stati più piccoli, contribuiscono solo per circa l’1% alla crisi climatica, ma ne subiscono gli effetti più gravi. Pertanto, conclude il COSIS in rappresentanza di questi, è necessario che i Paesi più ricchi e quelli con alti livelli di inquinamento si assumano la responsabilità per il loro contributo storico e continuativo al cambiamento climatico.

Al Tribunale è stato chiesto di esprimere il proprio parere considerando in particolare tre quesiti: le emissioni di gas serra si qualificano come inquinamento marino? Quali sono gli obblighi degli Stati al fine di prevenire e ridurre tale inquinamento? Quali sono invece gli obblighi per proteggere e preservare gli oceani dagli impatti del cambiamento climatico?

La pronuncia del Tribunale per il Diritto del Mare
Nella sua pronuncia Il Tribunale internazionale ha concluso che le emissioni di gas serra costituiscono una forma di inquinamento marino, e che quindi, gli Stati firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), hanno l’obbligo specifico di adottare tutte le misure necessarie per prevenire, ridurre e controllare l’inquinamento marino derivante dalle emissioni di gas serra di origine antropica” .

Per raggiungere questi obiettivi, i paesi devono quindi allineare le loro politiche climatiche e basarsi sulle conoscenze scientifiche più recenti. “Non solo – spiega ancora l’esperto di Consulcesi – il Tribunale ribadisce che in mancanza di dati certi gli Stati devono applicare il principio di precauzione previsto dal diritto internazionale”.

Nella sua pronuncia, il Tribunale sottolinea la necessità di inseguire gli obiettivi stabiliti nell'Accordo di Parigi, in particolare l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura globale entro +1,5°C nelle tempistiche definite.

Aggiungendo tuttavia, spiega Borin, “che anche se uno Stato rispetta gli impegni dell’Accordo, non significa automaticamente che abbia soddisfatto i suoi obblighi giuridici ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS). Questi ultimi sono infatti requisiti legali distinti, sebbene correlati, relativi alla crisi climatica”.

“Sebbene il parere consultivo non sia legalmente vincolante - conclude quindi Borin – come ipotizzano anche altri esperti, potrebbe e anzi dovrebbe, influenzare significativamente le future decisioni su questioni climatiche”.

Non solo, “la pronuncia conferma che la questione dell’inquinamento atmosferico non può essere più relegata al concetto di danno concreto al singolo, ma come sempre più analisi mostrano, ci sono una serie di conseguenze indirette, nel breve e nel lungo termine, che occorre considerare e prevenire”, ha concluso il legale di Consulcesi.



24 maggio 2024
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