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Stretta sulle aggressioni a Napoli: le telecamere degli ospedali saranno collegate con la Questura 

Asl e ospedali si doteranno gli ospedali di sistemi di videosorveglianza in collegamento 24 ore su 24 con le forze dell’Ordine in modo da trasmettere immagini delle prime linee maggiormente a rischio. I manager si sono a tal fine impegnati ad adeguare i sistemi di sicurezza potendo contare anche sul sostegno delle forze dell’ordine. A carico delle azienda sanitarie sarà invece la formazione del personale medico più a contatto con l’utenza e quindi più esposto al rischio di aggressioni 

10 OTT - Aggressioni in corsia: si è svolto come programmato mercoledì 9 ottobre il tavolo chiesto dai sindacati in prefettura a Napoli per discutere dei provvedimenti urgenti da assumere per contrastare il fenomeno dalla violenza ai danni di medici e operatori delle prime linee sanitarie. Un problema riaffrontato il giorno dopo, (ieri) sempre dal delegato di governo che ha convocato la Regione, le forze dell’Ordine e i direttori generali di Asl e ospedali nell’ambito della riunione del Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica dedicata ai ripetuti episodi di violenza ai danni di medici e infermieri negli ospedali. 
 
Presenti oltre al questore Giuliano e ai comandanti provinciali dei carabinieri La Gala e della Guardia di finanza Failla i direttori generali della Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva e del Santobono Pausilipon Anna Maria Minicucci e i delegati dei direttori generali del Cardarelli e dell’azienda dei colli.   
 
I medici hanno chiesto misure organizzative e strutturali per contrastare e proteggere gli operatori, dall’utilizzo di percorsi diagnostico terapeutici definiti, alla presenza di un numero adeguato di personale ai flussi di utenza da trattare, per finire con l’adozione di misure strutturali passive che evitino, ad esempio, il contatto diretto tra utenti e operatori nella fase del triage e l’uso di vetri e suppellettili pericolosi in caso di aggressione. Infine la richiesta è stata quella di potenziare le attività territoriali per ridurre l’afflusso dei codici bianchi in ospedale. 
 
La riunione
Il fenomeno - si è detto nella riunione - non è solo peculiare degli ospedali di Napoli tanto che sono in discussione in Parlamento misure legislative ad hoc ma rappresenta un problema diffuso anche nelle altre città con numeri con numeri abbastanza costanti nel tempo (87 episodi a Napoli e provincia dall’inizio dell’anno).
 
Si è convenuto però della necessità del potenziamento degli standard di sicurezza degli ospedali. Le aziende sanitarie si sono impegnate a ottimizzare i modelli organizzativi e usufruiranno, per la sicurezza, della consulenza tecnica delle forze di Polizia.
 
La prima novità è che le forze dell’ordine intensificheranno la vigilanza mobile attorno agli ospedali con frequenti passaggi e soste nelle aree prospicienti mentre si pensa alla necessità di un adeguamento tecnologico dei sistemi di videosorveglianza esistenti mediante collegamenti diretti con le sale operative delle forze dell’ordine da rendere attive 24 ore su 24 preferibilmente con l’invio delle immagini degli ambienti a rischio.
 
Una delle misure prese in considerazione (e sottoposto al successivo tavolo in regione con i manager di Asl e ospedali) prevede la dotazione agli ospedali di sistemi di videosorveglianza in collegamento 24 ore su 24 con le forze dell’Ordine in modo da trasmettere immagini delle prime linee maggiormente a rischio. I manager si sono a tal fine impegnati ad adeguare i sistemi di sicurezza potendo contare anche sul sostegno delle forze dell’ordine. A carico delle azienda sanitarie sarà invece la formazione del personale medico più a contatto con l’utenza e quindi più esposto al rischio di aggressioni. 
 
 
“Un incontro concreto e costruttivo quello che si è svolto in  Prefettura per rispondere alle emergenze della sanità. Il tema delle aggressioni al personale medico e sanitario nei presidi ospedalieri ha raggiunto, nella nostra città, livelli critici che necessitano di una attenta valutazione e fruttuosa collaborazione”. E' quanto afferma Melicia Comberiati, segretaria della Cisl di Napoli.
 
“Dotazioni organiche dei Pronto soccorso da rivedere  qualitativamente e quantitativamente, il miglioramento dei livelli di accoglienza e dei percorsi di accesso dell’utenza, la differenziazione dei percorsi dei vari codici di urgenza curando in particolare il rapporto medico paziente incidendo anche con suzioni organizzative adeguate sui tempi di attesa dei codici a bassa urgenza - commenta Antonio de Falco segretario regionale campano della Cimo - sono rischiaste che avanziamo da anni ai vertici delle Asl e degli ospedali a ischio a Napoli e in Campana e anche ai tavoli nazionali. Ora sempre che i tempi siano diventati maturi ma come sindacato della dirigenza medica chiediamo che l’attuale fase di più attento ascolto, inaugurata da Ministro e Regione dia spazio e voce non solo ai sindacati confederali indicati come parti sociali ma anche. Soprattutto ai sindacati della dirigenza medica che rappresentano la stragrande maggioranza dei dottori aggrediti. Questo aspetto - conclude De Falco - incrocia anche i temi della programmazione sanitaria cogenti come la riorganizzazione del territorio ed è impensabile non coinvolgerci nel tavolo permanente di crisi su questo tema che è stato ipotizzato che sarà istituito in Regione e presso le Asl e ospedali”. 
 
Il Consiglio regionale
Intanto sul tema delle aggressioni in corsia è stata approvata all’unanimità in Consiglio regionale la mozione della capogruppo regionale del Movimento 5 stelle Valeria Ciarambino. Anche qui è stata ribadita la richiesta, alla giunta regionale e ai direttori generali, di istituire una Unità di crisi che coordinerà le iniziative dei manager per contrastare violenze a danno di medici e infermieri.  
 
“Con l’approvazione unanime della questione urgente che abbiamo voluto portare  nell’aula del Consiglio - spiega la capogruppo pentastellata - abbiamo inteso dare il nostro contributo alle violenze, che si verificano con sempre maggiore frequenza, nelle corsie e nei pronto soccorso dei nostri ospedali. Da troppo tempo assistiamo inermi a una vera e propria mattanza a danno di medici, infermieri e operatori a ogni livello della sanità regionale, di fronte alla quale non possiamo più restare indifferenti. Nell’ultimo anni si contano 87 aggressioni. Chi è impegnato ogni giorno nel salvare vite umane, non può più andare al lavoro sapendo di rischiare la sua. Per questo abbiamo impegnato la giunta regionale a mettere in campo una serie di provvedimenti che avrebbero già dovuto adottare i direttori generali, in quanto questi ultimi, datori di lavoro a tutti gli effetti e dunque primi responsabili della sicurezza dei lavoratori”.  
 
Il programma di gestione del rischio che tutti i patiti presenti in Consiglio hanno approvato, potrà essere realizzato utilizzando i fondi che hanno a loro disposizione. Previste nella mozione misure come la formazione degli operatori nel riconoscere e gestire comportamenti aggressivi, la definizione di regole di comportamento nell’ottica di prevenire e contrastare l’insorgere di condotte violente, soprattutto nei momenti di maggior rischio come i trasferimenti, la comunicazione della diagnosi, le situazioni di emergenza.
 
Bisognerà garantire il funzionamento di telecamere e dispositivi di sicurezza, provvedere a dotare i locali con sistemi di identificazione di chiunque entri negli ospedali e sistemi sicuri di chiusura delle porte di accesso ed evitare che gli operatori si trovino a lavorare da soli in alcune aree di emergenza, particolarmente di notte. Il tutto in attesa dell’approvazione definitiva del disegno di legge in materia di contrasto a ogni forma di violenza nei pronto soccorso e in ospedale approvato all’unanimità al Senato e ora atteso al vaglio della Camera.
 
 
Le guardie giurate
A   far sentire la propria voce sono anche le guardie particolari giurate a loro volta spesso vittime di aggressioni e di pericolosi tentativi di facinorosi di impossessarsi delle armi in dotazione. “Il Decreto legge 8 aprile 2008, n. 59 articolo 4 – avverte Giuseppe Alviti leader associazione guardie particolari giurate - conferisce alle Guardie il risolo di incaricati di pubblico servizio e le attività di vigilanza e custodia di beni mobili o immobili per la legittima autotutela dei diritti patrimoniali ad essi inerenti ma non implica l’esercizio di pubbliche funzioni o lo svolgimento di attività che disposizioni di legge o di regolamento riservano agli organi di polizia. Ebbene - sostiene Alviti - se a questo gli affiancherà la qualifica di ausiliare di pubblica sicurezza con relativi poteri autoritativi e certificativi vedremo senz'altro risolversi il problema delle aggressioni. Purtroppo sembra che la soluzione più semplice non voglia essere presa in considerazione e i passaggi più frequenti di volanti delle forze dell'ordine o similari sono semplicemente palliativi. Tutte le soluzioni proposte sono un passo avanti ma non la soluzione e il fatto che le direzioni ospedaliere cureranno la preparazione e formazione del personale interno più interessato ai contatti con l’utenza a nostro avviso non risolverà il problema e se ne tornerà a parlare al prossimo caso”. 
 
Un dibattito dunque ancora fitto e in fase di evoluzione in attesa della nuova norma passata al vaglio del senato che inasprisce le pene per gli aggressori e i protagonisti di atti di violenza in rosa. Un dibattito fitto che in Campania si sviluppa alla vigilia dell’incontro programmato domani venerdì 11 ottobre, alle 11, nella sala Biblioteca del Ministero della Salute, in Lungotevere Ripa 1, del "Tavolo permanente di lavoro sulla sicurezza degli operatori sanitari e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tali operatori".
 
Un incontro a porte chiuse al cui termine il ministro potrebbe rilasciare delle dichiarazioni per tracciare il punto su uno dei nervi scoperti nel governo della Salute degli ultimi anni. 
 
Ettore Mautone

10 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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