Suicidi in carcere, 9 in Campania nel 2018. Il Garante: “Primato negativo”
I suicidi nella regione diventano 12 se si considerano i detenuti agli arresti domiciliari. Sulle 67 morti in totale registrate in Italia nell’ultimo anno è il valore più alto. Al totale bisogna aggiungere anche gli 8 decessi per malattie e i 5 morti di cui bisogna accertare ancora le cause o le eventuali negligenze assistenziali. Il carcere con il maggior numero di suicidi è quello di Poggioreale a Napoli (5 morti).
21 GEN - “Le carceri servono a limitare la libertà non a togliere la vita”. Così il garante campano dei diritti dei detenuti
Samuele Ciambriello ha commentato l'ultima morte, avvenuta nel carcere di Fuorni, di un detenuto malato, tossicodipendente e su una sedia a rotelle. Nel 2018 sono stati 9 i suicidi in carcere, 12 se si considerano i detenuti agli arresti domiciliari. Sulle 67 morti in totale registrate in Italia nell’ultimo anno è il valore più alto. Al totale bisogna aggiungere anche gli 8 decessi per malattie e i 5 morti di cui bisogna accertare ancora le cause o le eventuali negligenze assistenziali.
Il carcere con il maggior numero di suicidi è quello di Poggioreale a Napoli (5 morti), mentre uno ciascuno se ne contano a Carinola, Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere e Salerno (una donna)
Il garante snocciola poi cifre allarmanti rispetto all’affollamento degli istituti di pena. In una regione che conta in totale 7.660 detenuti, su una capienza massima di 6142 posti, con 380 donne e 1008 immigrati. Tra le cause principali dell'alto tasso di suicidi, continua Ciambriello vi sono "il degrado e il sovraffollamento, ma anche la mancanza di comunicazione, di ascolto e di figure sociali”.
E in base ai dati diffusi dall’amministrazione penitenziaria il carcere con il maggior numero di detenuti in Campania è Poggioreale che ospita 2-296 persone. Rispetto alla capienza di 1.638 risulta un sovraffollamento del 40,2%.
“Va rafforzato - continua il garante - il sistema di prevenzione dei suicidi varato dal Ministero nel 2016 e bisogna agire con una maggiore formazione specifica per la polizia penitenziaria e l'area educativa per prevenire ed intuire il disagio che poi porta al suicidio; ed è anche necessario il supporto di figure come gli psicologi e gli assistenti sociali, anche se la cronaca ha dimostrato, con i 140 suicidi sventati dalla polizia penitenziaria o dai compagni di cella negli ultimi due anni, che nel carcere la solidarietà c'è ed il carcere sa essere meno Caino della società esterna”.
Va migliorata, secondo il garante anche l'assistenza sanitaria “che in alcuni casi è disastrata e va rafforzata la presenza degli educatori nei reparti e nelle sezioni. Per questo chiedo a tutti, ognuno per la sua parte, di assumersi l'impegno di riflettere e intervenire. Per parte mia rafforzerò gli uffici del garante con esperienze di ascolto e sportelli informativi nelle carceri. Bisogna sconfiggere insieme l'indifferenza a questo stato di cose, coinvolgendo istituzioni e parti sociali”, ricordando infine che “il tema della prevenzione dei suicidi non può essere ristretto alla riflessione e alla responsabilità solo di chi si trova a gestire in carcere ma richiama alla responsabilità il mondo della cultura, dell'informazione e dell'amministrazione centrale e locale perché la perdita di giovani vite a un ritmo più che settimanale sia assunta nella sua drammaticità come tema di effettiva riflessione e di elaborazione di una diversa attenzione alle marginalità individuali e sociali che la nostra attuale organizzazione sociale produce. I principi di certezza della pena e della sua funzione rieducativa possono considerarsi davvero effettivi solo se per le pene detentive nelle carceri (ma lo stesso vale per le misure cautelari) sono garantite condizioni di dignità e umanità, principi costituzionali imprescindibili”.
Ettore Mautone
21 gennaio 2019
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