La sanità campana e le ragioni della crisi
16 GIU -
Gentile Direttore,
i recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto la Sanità Campana, da ultimo l’episodio delle formiche che invadono “un letto dell’ospedale San Paolo” di Napoli, alimentano paure e sfiducia nel nostro Servizio Sanitario Nazionale da parte di cittadini, letteralmente “vessati” da una cronaca e da una pressione mediatica che lascia intendere una sanità in default.
Al di là del caso di cronaca, rimane la realtà di una sanità pubblica che viaggia nel nostro paese a doppia o tripla velocità. Il riparto del fondo sanitario nazionale del 2017 con 109.218.471.696 più gli accantonamenti, le risorse vincolate agli obbiettivi di piano e le risorse finalizzate ripartite in fase successiva, portano ad un valore complessivo di meno di 113 miliardi di euro, di cui destinati alla regione Campania solo 10.254.024.529 (dati documento conferenza stato-regioni 2017).
È chiaro che una buona sanità richiede anche un riparto dei fondi adeguato alle esigenze di una regione che vive uno stato di sofferenza da oltre 10 anni. Del resto il blocco del turn over, i tagli dei posti letti e gli appalti di beni e servizi, non sempre trasparenti, hanno rappresentato “una cronaca di una morte annunciata”.
L’invecchiamento della popolazione in generale, insieme ad una aspettativa di vita che vede la regione Campania tra le ultime posizioni nei paesi dell’Unione Europea (dati ISTAT 2017), complice anche la particolare realtà territoriale della provincia di Napoli e Caserta collocate nella cosi detta “Terra dei fuochi”, rendono questa regione particolarmente vulnerabile ad ogni genere di “stress”.
Di fatto, negli anni passati esigenze di bilancio, alias scarsità di finanziamento, hanno portato a chiudere ospedali dotati di pronto soccorso cosi come strutture ambulatoriali, alimentando un allungamento delle liste di attese e la necessità di spesa “out of pocket”, anche se non paragonabile a quella effettuata a “diversa latitudine” dove i livelli di occupazione e di reddito sono sicuramente più alti di quelli delle regioni del sud.
Certo il caso esiste, ma non rende giustizia ad una sanità che anche in Regione Campania, come nel resto del paese, è fatta di uomini e donne determinati, che continuano ad operare, nonostante una opinione pubblica ostile, con mezzi e risorse insufficienti, sempre penalizzati ma poche volte ascoltati, con interlocutori politici che considerano la sanità in generale, e quella pubblica in particolare, solo un “peso” ed un costo di cui si ragiona in termini puramente economicistici e non certo con il senso civico di “Welfare” che ha contraddistinto il nostro sistema sanitario come uno dei migliori al mondo.
Se la sostenibilità del SSN non vede in prospettiva certezze di “lunga vita”, strumentalizzazione mediatica e clima di sfiducia non aiutano tutti quegli operatori della sanità che ogni giorno continuano a credere nella loro missione di cura ed a garantire, in condizioni sempre più difficili, la esigibilità di un diritto costituzionale che è, o dovrebbe essere, unico ed eguale per tutti i cittadini del Paese.
Maurizio Cappiello
Consigliere Nazionale Anaao Assomed
16 giugno 2017
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