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Campania. “Sanità sempre più precaria”. L'allarme dei sindacati medici. De Luca replica: “In due mesi quanto non è stato fatto in quattro anni”

La questione è stata sollevata da Cisl Medici, la Cimo, l’Anpo, l’Aaroi, la Fesmed e il Fassid. “Servono l'immediata nomina del commissario e norme certe per tutti i nodi del settore. Senza contare il processo di stabilizzazione dei precari in camice bianco, che reggono le sorti del 118, ancora in alto mare”. Il governatore sottolinea: “Anche l'attenzione all'offerta sanitaria del territorio procede con celerità”. 

07 OTT - Sanità campana da stabilizzare: sindacati medici in campo. Dito puntato su tutti i nodi di un sistema salute “precario”. A cominciare dalla nomina del commissario ad acta per la sanità (di competenza ministeriale) che a distanza di quattro mesi dall’insediamento della nuova giunta ancora non viene indicato dal ministero della Salute e dalla presidenza del Consiglio, per finire ai vertici di Asl e ospedali che sono da quasi un affidati ad incarichi provvisori di commissari in attesa che giungano i direttori generali nei pieni poteri. Senza contare il processo di stabilizzazione dei precari in camice bianco, che reggono le sorti del 118, ancora in alto mare. E poi lo sblocco del turn-over per garantire l’attività assistenziale in corsia, affidata al pari dei processi di stabilizzazione a un fai-da-te delle singole aziende sanitarie che presta il fianco a forzature normative, inadempienze e in alcuni casi arbìtri che potrebbero creare “altri esodati del pubblico impiego”. Il grido di allarme è della Cisl Medici, la Cimo, l’Anpo, l’Aaroi, la Fesmed e il Fassid uniti in un fronte comune intersindacale per denunciare “tutti i nodi della sanità campana frenata da ritardi nazionali , regionali e in capo alle singole aziende sanitarie”.
De Luca: “stimo lavorando"
La replica del governatore De Luca non si fa attendere: “Gli impegni assunti si traducono in realtà. Solo a fine luglio ho dato un forte impulso agli uffici della struttura commissariale di procedere senza indugi ad attivare le procedure dirette alla stabilizzazione dei precari e già sono operativi atti amministrativi delle aziende sanitarie che hanno proceduto nella direzione auspicata. Le prime le due aziende salernitane, il Ruggi e l'Asl di Salerno, hanno pubblicato le delibere di stabilizzazione per 80 precari, tra dirigenti sanitari e personale di comparto, che vedono finalmente realizzato il loro sacrosanto diritto ad essere inquadrati a tempo indeterminato”. “In poco più di due mesi – aggiunge il governatore in un a nota - si è realizzato quanto la norma di settore consente di attuare nell'arco di un quadriennio, ovvero sino al dicembre 2018. Ma registro anche che l'attenzione all'offerta sanitaria del territorio procede con altrettanta celerità. L'esempio è offerto dall'aver scongiurato la paventata chiusura del centro Juventus di Vibonati, che avrebbe privato un vasto territorio delle prestazioni di riabilitazione e dal potenziamento delle funzioni del presidio di Agropoli dove è già operativo un punto prelievo e si sta attivando un servizio di radiologia" conclude il presidente De Luca.

Il commissario s’ha da fare subito
Ma la presa di posizione dei sindacati è soprattutto mirato all’asse nazionale del governod ella salute “Quando il premier Renzi parla di questione meridionale - avverte Antonio de Falco – segretario regionale della Cimo – dovrebbe focalizzare l’attenzione anche sul fatto che ritardare la nomina di un commissario in una regione in Piano di rientro significa paralizzare ogni attività alimentando il ritardo della Campania in ordine alle attività di programmazione su un nervo scoperto come quello della salute pubblica. Siamo preoccupati – aggiunge De Falco - del permanere di commissari ai vertici delle aziende sanitarie che impedisce di programmare a lungo termine le attività”. E ancora: “Le circolari non bastano, bisogna disciplinare per decreto commissariale le procedure di stabilizzazione dei medici precari scattate all’indomani delle indicazioni di De Luca onde evitare che vi siano interpretazioni normative non omogenee. Le stabilizzazioni infatti seguono in ogni azienda una procedura diversa”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Vittorio Russo, leader dell’Anpo (Primari ospedalieri) che stigmatizza il fatto che molte divisioni ospedaliere sono rette da anni ormai da facenti funzioni senza che vi sia una prospettiva per dare certezze alle prerogative contrattuali e alle procedure concorsuali. In prima fila anche Peppe Galano, segretario regionale dell’Aaroi (Anestesisti e rianimatori ospedalieri) a denunciare “la grave situazione dei medici del 118 che rispondono ad almeno quattro profili contrattuali diversi con una buona fetta di giovani dottori, ormai cinquantenni, che ancora sono inquadrati con rinnovi di contratti a scadenza annuale”.

Serve una guida certa
La Sanità campana da troppi mesi, secondo i sindacati, non ha una guida certa. Atti aziendali di Asl e aziende ospedaliere ancora al palo, riprogrammazione del Piano ospedaliero ferma, piante organiche di aziende sanitarie da definire, tetti di spesa esauriti, stabilizzazione dei precari affidata a procedure disomogenee i principali nodi indicati dall’intersindacale.

“Ogni azienda è un’isola indipendente – aggiunge De Falco - e in nome dell’emergenza non si applicano con rigore norme che vanno da quelle che regolano i contratti a quelle che disciplinano il reclutamento del personale per la mobilità, fino ai concorsi e alle procedure per la stabilizzazione. Un esempio? La Asl di Salerno, che pure sta procedendo alle stabilizzazioni, ha affidato all’autocertificazione dei diretti interessati la verifica dei requisiti del personale precario. La stabilizzazione, secondo le linee guida della Conferenza Stato-Regioni, dovrebbe essere attuata su scala regionale e non aziendale”.

“E intanto nessuno conosce la reale consistenza della platea dei precari nelle varie Asl in quanto l’ultimo monitoraggio effettuato dagli uffici regionali – aggiunge ancora Roberto D’Angelo della Cisl medici - risale al 2012 ed è completamente superato da quanto è accaduto negli ultimi tre anni. La nomina del commissario non è più rimandabile, non comprendiamo a quale logica risponda la dilazione che premier e ministeri portano avanti se non la perpetuazione di vecchie logiche spartitorie di una politica vecchia che il governo dice di voler rottamare e gettare alle spalle. Solo l’intervento del ministero, per quanto di competenza riguardo alla nomina di un commissario, e della Regione, per quel che concerne le attività di programmazione e controllo, possono far uscire la regione dalle sabbie mobili nelle quali siamo precipitati. Questo immobilismo non fa bene a nessuno perché nessuno prende responsabilità non sapendo se il proprio ruolo avrà un futuro”.

Organi tecnici dell’assessorato e dell’Arsan acefali
“Mancano linee guide univoche in grado di tracciare un percorso – aggiunge ancora Russo - ci limitiamo ai gradi annunci a livello nazionale e regionale ma poi tutto resta sostanzialmente fermo. Oggi la nomina del commissario ad acta non coincide più con il presidente della giunta, abbiamo un vuoto grave nel governo delle attività. E intanto l’Arsan (l’organo tecnico dell’assessorato alla Sanità) è stato azzerato dall’attuale vertice in autotutela dopo il pronunciamento dell’avvocatura sulle nomine effettuate a ridosso delle elezioni. Né sono coperti i ruoli tecnici funzionali dell’assessorato stesso. Tutte le funzioni chiave, comprese quelle dei sub commissari sono sub-judice. Mi dite in queste condizioni come si fa ad andare avanti? L’Età media del medico ospedaliero oggi supera i 50 anni e anche i primari sono precari. Alcune procedure previste dai contratti restano nel limbo. Tutti i presupposti della programmazione dei prossimi quattro o cinque anni mancano o sono carenti. Un sistema destinato a crollare con il pensionamento dei 50 di oggi”. L’intersindacale snocciola dati e numeri per ribadire come la Campania sconti una grave carenza di personale medico stabilizzato ma non sul fronte delle consulenze.

Personale, Istat: in Campania pochi medici molte consulenze
Fari puntati sui dati Istat del costo procapite del personale sanitario (medici infermieri e ausiliari) che se in Emilia Romagna, per 4 mln di abitanti, ammonta a 685 euro in Campania è di 490,19, il più basso d’Italia a fronte di una spesa media di media 590, 52. Inverso il rapporto per consulenze e collaborazioni interinali: qui la media nazionale è 19,76 mentre in Campania sale a 31,64, la più alta d’Italia a fronte di 17 euro in Lombardia, 16 in Piemonte, 19 in Puglia.

“Per cambiare – dice ancora De Falco – bisogna fare cose diverse”. “Vogliamo normalità e ordinarietà – aggiunge Galano - abbiamo bisogno della normalità. Se prima con l’emergenza del piano di rientro ogni arbitrio è stato permesso è ora che il governo centrali appoggi il piglio riformatore del nuovo governatore de Luca consentendo alla Regione di svolgere il ruolo di programmazione e controllo che le è proprio. La nuova giunta regionale ha dato una spinta notevole alla stabilizzazione dei precari ma assistiamo a un preoccupante fai-da-te delle singole aziende sanitarie. Noi vogliamo un’attenzione diversa. Finora c’è stato il mancato ascolto laddove, invece, aspettiamo dal nuovo governatore un ascolto continuo e monitorato. Siamo i legittimi rappresentanti dei lavoratori e della dirigenza medica. Cominciamo con la stabilizzazione del personale del 118 che rappresenta la punta della sofferenza del sistema sanitario campano e diamo un segno di cambiamento svoltando sul rapporto tra ospedali e Università sul fronte della formazione degli specializzandi come su quello della risposta assistenziale”.

Infine il nodo della mobilità interregionale: qui i di sindacati sono per procedere come per diritto e per legge, alla mobilità che ha la precedenza sugli altri contratti “ ma che non deve coprire tutte le carenze così come la stabilizzazione dei precari non deve coprire tutti i posti in pianta organica”.

Più dialogo, basta contenzioso
Michele D’Orazio del Fassid auspica un risparmio anche nella carta bollata che negli ultimi lustri è stato l’unica interlocuzione tra medici e istituzioni”. E sui tetti di spesa: “Come si fa a risparmiare sulle prestazioni in convenzione se le strutture pubbliche sono senza mezzi e personale e non c’è alcuna stima del fabbisogno?

A concludere è Renato Ventriglia della Fesmed, sindacato che raccoglie medici chirurghi dell’Acoi e ginecologi dell’Aogoi. “Le risorse sono poche – dice - perché con i tagli lineari si aggravano i problemi e non li si affronta realmente. Un solo esempio: la Radioterapia dell’Ascalesi, diretta da Giustino Silvestro, usa macchinari moderni, simili a quelli del Pascale, ma manca il personale. E’ stato chiesto e autorizzato l’ingresso di due tecnici e due medici per consentire un funzionamento sulle 12 ore. Ma da due anni la procedura è ferma. E intanto abbiamo al pettine il nodo dei tetti di spesa esauriti nel settore convenzionato”.

Ettore Mautone
 


07 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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