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Per salvare il sistema sanitario della Campania serve impennata di buon senso e di creatività

05 AGO - Gentile Direttore,
in Campania il combinato disposto dell’addio, per almeno due anni, ai criteri di revisione del riparto del Fondo sanitario nazionale (non ratificato ad aprile scorso dalle Regioni benché previsto dal Patto per la salute di un anno fa e dalla legge di Stabilità di fine 2014 ) e la scure della manovra sulla sanità si traducono, per le casse della Regione, in un taglio netto di circa 400 milioni. Per una Regione commissariata dal 2009 e con gravi difficoltà ad assicurare i livelli essenziali di assistenza significa togliere l’ossigeno proprio nel momento in cui le cure rianimatorie stavano dando i frutti sperati.

Sul fronte delle cure specialistiche e diagnostiche la situazione diventa preoccupante.
La lettera aperta di Bruno Accarino, segretario regionale del sindacato dei Radiologi, al governatore della Regione Campania non lascia adito a dubbi di corporativismo. Le reazioni di alcuni autorevoli colleghi a quella disamina la dice lunga sul fatto che l’unità tra i medici non si raggiungerà mai, perché troppi Colleghi sono convinti di dover vincere una personale gara per dimostrare alla politica di essere i più bravi.

Quel che è certo è che tutto oggi, dai nostri dibattiti alle notizie di cui è piena la prima pagina di Quotidiano Sanità Campania, indica che è giunta l'ora che la politica dimostri di saper indirizzare verso acque meno tempestose la nave del Sistema sanitario regionale, con un'impennata di buon senso e di creatività.

E fino ad oggi quando mai si è visto nel nostro Paese (ed ancor più nella nostra regione) che i responsabili delle Istituzioni manifestassero creatività nel trovare soluzione ai problemi economici della Sanità? L’unico sussulto di innovazione l’hanno dimostrato nel mascherare da “tagli agli sprechi” vere e proprie riduzioni dei servizi: per  non essere da meno dell’ospedale di Crema (che tolse le bottigliette d’acqua dai pasti dei degenti) del Lazio che diminuì di 20 unità i posti per l’assistenza intensiva neonatale provocando la morte di 40-50 prematuri in più l’anno, i manager del Santobono-Pausillipon-Annunziata e l’allora ”commissario” dell’ASL Na1 Scoppa spostarono arbitrariamente (contro ogni legge sulla mobilità) una parte del personale medico dall’Annunziata, uno dei pochi presidi che poteva offrire assistenza alle mamme a rischio della parte est dell'area metropolitana di Napoli. In questi anni la riduzione brutale del numero dei Pronto Soccorso a disposizione dell’utenza cittadina ha messo letteralmente in ginocchio il già asfittico 118. Nessuno si è mai preoccupato in questi anni (tranne in tempi recenti il presidente dell’Ordine di Napoli Silvestro Scotti) delle condizioni di lavoro del personale medico.

Oltre al commissariamento all’azienda ospedaliera di Caserta il tessuto sanitario campano vede irregolarità e stranezze anche nella gestione di altre Asl. A Napoli 3 Sud, ad esempio, l’ex manager D’Amora autorizzò protocolli sperimentali di gestione, con aggravio di spesa ed ombre per conflitto d’interessi mai del tutto fugati per non parlare della gestione economico-finanziaria dell'Azienda, con particolare riferimento agli ospedali Riuniti “Area penisola Sorrentina”. La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali dispose nei mesi scorsi l'acquisizione di atti e documenti riguardanti il conferimento degli incarichi di direttore dell'Unità di rianimazione (atto di nomina, durata degli incarichi, eventuali proroghe), gli emolumenti corrisposti alle diverse Unità operative e, infine, gli oneri fatturati per la costruzione della nuova sala operatoria e gli estremi di spese per la realizzazione di un nuovo reparto di rianimazione, finiti sotto esame degli ufficiali della Guardia di Finanza.

E che dire del Pascale: qui invocando la peculiarità degli Istituti scientifici, per anni sono stati di fatto ignorati i limiti imposti dal blocco delle mobilità che condanna all'esilio tanti Medici. Colpe interne e colpe esterne nel declino della sanità campana che solo una cura rivolta a entrambe può sanare. Non se ne può più delle furbizie delle regioni del Nord nel vanificare ogni tentativo di riforma dei criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale, ingiusti e perniciosi.

Già nel 2011 l’Agenas (allora diretta da quel Balduzzi che poi divenne ministro della sanità) in un suo studio sosteneva che non è necessario né sufficiente operare tagli per garantire un corretto equilibrio economico, ma per un serio ed efficace piano di rientro dal deficit occorre riformulare i servizi secondo una logica di appropriatezza, quella cui correttamente si riferivano i colleghi Matarazzo e Volpe su Quotidiano Sanità. Per tale obiettivo, occorre acquisire dati informativi tempestivi, attendibili e completi, il che non è accaduto fino ad oggi in Campania. Perché ai nostri funzionari è interessato solo chiuderli, i Pronto Soccorso, inventandosi soluzioni precarie come il reparto di Osservazione con il quale nascondere le barelle in eccesso.

Alla fine la spesa sanitaria in Campania è diminuita, ma solo per le prestazioni che assicurano assistenza alla cittadinanza e lavoro agli operatori del settore, senza intaccare realmente ciò che ha consentito ad un sistema corrotto ed inefficiente di sopravvivere. Fino ad ieri la Regione ha taciuto, senza curarsi del fatto che il Decreto Balduzzi all’art.4 demandasse proprio alla Regioni l’“individuazione di criteri e di sistemi di valutazione e verifica dell’attività dei direttori generali” con specifico “riferimento all’efficienza, all’efficacia, alla sicurezza, all’ottimizzazione dei servizi sanitari e al rispetto degli equilibri economico-finanziari”. Nulla ha fatto la precedente Giunta se non consentire ai manager arbìtri e tagli.

Ora l'on. De Luca, dopo aver avviato una serie di controlli anche a seguito dell'indagine della magistratura sull'Asl Napoli 2 Nord, proclama con forza di voler andare oltre la logica dei tagli cui continua ad essere improntata la politica nazionale e nomina "alla luce del sole" un medico, Enrico Coscioni, quale suo consigliere per la sanità. Ma dovrà fare i conti con i nuovi tagli alla sanità campana. Basterà De Luca per dare inizio ad una "nuova creatività"?

Roberto D'Angelo
coordinatore Cisl Medici Area metropolitana di Napoli


05 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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