Maculopatia. Impiantato micro telescopio intraoculare per il recupero della vista
Per la prima volta in Abruzzo al Policlinico di Chieti è stato utilizzato un mini telescopio intraoculare con il quale è possibile aumentare di 2.7 volte l’ingrandimento delle immagini, consentendo di poter sfruttare al massimo le poche aree visive funzionanti e non ancora distrutte dalla malattia. Grazie alla nuova tecnologia è possibile restituire, almeno in parte, la vista alle persone affette da grave maculopatia
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Nuove chance di cura per le persone affette da grave maculopatia secca, causa più diffusa di ipovisione e cecità nel mondo. Al Policlinico di Chieti è stata impiantata una lente telescopica nell’occhio di pazienti con maculopatia molto avanzata, destinati appunto alla cecità centrale.
Tre gli interventi effettuati dall’equipe guidata da Rodolfo Mastropasqua, rientrato in Italia dopo aver lavorato per molti anni al Moorfields Eye Hospital di Londra e ora professore ordinario all’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, nonché direttore del Centro retina e maculopatie e riabilitazione visiva chirurgica del policlinico universitario di Chieti
Grazie al telescopio intraoculare, mini telescopio di nuovissima generazione che si impianta all’interno dell’occhio, è possibile aumentare di 2.7 volte l’ingrandimento delle immagini consentendo di poter sfruttare al massimo le poche aree visive funzionanti e non ancora distrutte dalla malattia.
La maculopatia è una malattia che colpisce la zona centrale della retina ed i pazienti hanno un buco nero al centro del loro campo visivo e sono fortemente limitati a svolgere le loro basilari attività quotidiane, in particolare da vicino, come leggere, guardare il computer o il telefonino. È una malattia sociale perché può comparire già dopo i 50-55 anni, colpisce il 2% della popolazione, più di un milione di persone in Italia con una incidenza di circa 70 mila nuovi casi ogni anno. La forma più frequente è la maculopatia legata alla età, aumenta infatti con l’età e dopo i 70 anni colpisce il 12% della popolazione
I primi sintomi sono caratterizza da una visione distorta delle immagini, poi con il progredire della malattia, vi è un peggioramento progressivo fino alla scomparsa della visione centrale.
Questa grave malattia, nel 20% dei casi è dovuta alla presenza di piccoli vasi, che nella macula sana non devono esserci, si definisce umida, e si può curare con le punture intraoculari che distruggono i neovasi, antiVEGF. Nello 80% dei pazienti, però la forma è secca, cioè la retina si atrofizza e non esiste alcuna terapia. Questi pazienti hanno adesso la possibilità di poter migliorare la visione per vicino, cosa che potrebbe cambiare la loro qualità di vita.
“Gli interventi effettuati con il Femtolaser, un bisturi luce robotizzato, hanno avuto pieno successo – ha spiegato Mastropasqua – questi risultati non sarebbero ottenibile senza la collaborazione di un equipe altamente qualificata composta da oculisti, ortottisti, riabilitatori visivi ed infermieri. La lente telescopica viene inserita al posto del cristallino, in anestesia locale. Questi pazienti – prosegue –saranno sottoposti subito a riabilitazione visiva, presso il nostro centro nazionale di Ipovisione e riabilitazione visiva, per insegnarli a sfruttare al massimo la nuova lente telescopica inserita al fine di migliorare la loro visione centrale ed aiutarli nella quotidianità, per cercare di consentire una autonomia nei movimenti e nella visione per vicino, lettura, smartphon, computer”.
Un passo avanti per migliorare la qualità della vita di questi pazienti spesso in stato di depressione
13 luglio 2022
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