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Covid. Leoni (Cimo Fesmed): “Da Regione vogliamo non solo ringraziamenti, ma fatti concreti”

Il sindacato chiede che le aziende riconoscano la retribuzione di risultato a tutti i medici, indipendentemente che gli obiettivi fissati siano stati raggiuti o no. “Con lo stravolgimento che ha portato la pandemia ci sarà sicuramente chi non ha potuto portare a termine ciò che gli era stato assegnato”, spiega il segretario Giovanni Leoni. Per il sindacato sono necessari anche ristori per i medici che hanno subito un danno economico dalla sospensione dell’attività intramoenia.

di Endrius Salvalaggio
19 MAR - In queste settimane negli ospedali veneti si stanno tirando le somme sugli obiettivi concordati l’anno precedente e raggiunti, anche nelle unità operative. Ma Cimo Fesmed Veneto chiede che si tenga conto dello stravolgimento causato dalla pandemia alle attività e, per questo, propone che venga riconosciuto a tutti i medici la retribuzione di risultato, indipendentemente dal fatto che gli obiettivi siano stati centrati tutti o solo in parte.
 
“La verifica del raggiungimento degli obiettivi si fa, generalmente, nei primi mesi dell’anno successivo – spiega il segretario Cimo Fesmed Veneto, Giovanni Leoni -  a quello appena concluso. Con lo stravolgimento che ha portato la pandemia ci sarà sicuramente chi non ha potuto portare a termine ciò che gli era stato assegnato. Basti pensare a quel reparto che, a causa dell’emergenza sanitaria, è stato trasformato in reparto Covid, oppure a quello che ha dovuto addirittura ridurre le prestazioni a causa del blocco, come ad esempio la riduzione delle attività di laboratorio e ancora, a quel reparto che ha dovuto sospendere le erogazioni di servizi considerati non urgenti. A questo punto, Cimo Veneto propone alle Aziende sanitarie/Regione che, di default, si diano a tutti il raggiungimento degli obiettivi al 100 %”.

Il segretario Leoni si aspetta che questo principio sia adottato già nei prossimi giorni dalla Regione Veneto attraverso un atto di indirizzo alla aziende sanitarie.

Un’altra questione che il sindacato dei dirigenti medici solleva risultata il ristoro per tutti quei medici che, a causa dell’emergenza sanitaria, si sono visti sospendere attività di intramoenia, “per cui – specifica Leoni – tutti quelli che non hanno potuto fare libera professione hanno subito un danno economico e taluni hanno rischiato talvolta di più, perché sono stati impiegati direttamente per le cure dei malati Covid. Proponiamo che a queste persone venga stabilita una quota di mancato guadagno, in sede decentrata, e che venga prelevata dal fondo di perequazione”.  

“Dalla politica vorremo più attenzione – conclude il segretario Cimo Veneto – nei confronti di tutto il personale dipendente che, a mio avviso, sta dando molto sia nelle cure ai malati Covid, sia sul fronte del carico di lavoro, considerato che per molti l’orario di lavoro è diventato di sette giorni su sette; ma, non per ultimo, per tutti quei medici ospedalieri che oltre alla loro attività originaria, si stanno adoperando anche sul fronte delle vaccinazioni, come quelle ai pazienti diabetici, oncologici e molti altri ancora. Questi medici ed infermieri fanno il loro lavoro ordinario e, oltre a questo, anche la campagna vaccinale, quindi non ci sembra giusto ignorare la loro attività aggiuntiva. Noi come sindacato, affermiamo come tutte le attività aggiuntive non debbano essere imposte, bensì prima contrattate e poi riconosciute  quale attività extra. Quindi non solo ringraziamenti ma fatti concreti con chi si prepara a reggere questa nuova ondata Covid” .

Endrius Salvalaggio

19 marzo 2021
© Riproduzione riservata

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