Bonus covid. Anpo, Fassid e Nursing Up contro l’Aou Padova: “Poco più di un caffè al giorno”
“Non abbiamo chiesto ringraziamenti o ‘premi’, e non vogliamo essere chiamati ‘eroi’. L’unica cosa che vogliamo è di non continuare a subire una continua fuga dall’ospedale per una bieca politica sanitaria che non valorizza gli operatori ospedalieri e i centri Hub come il nostro”, dichiarano i tre sindacati
di Endrius Salvalaggio
22 OTT - Non si placano in Veneto le polemiche sul premio Covid per il personale dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Conti alla mano, secondo i sindacati il premio (che nasce da una normativa nazionale, D.L. 17/3/2020, con lo scopo di ristorare il personale più esposto al rischio biologico oltre che al disagio lavorativo) che riconosce un arco temporale di 100 giorni lavorativi, si aggirerebbe per taluni medici ad un caffè al giorno, e solo per i più fortunati, di arriverebbe ad il prezzo di una pizza.
Si legge in una nota ANPO-Fassid aziendale che per 100 gg di emergenza, i dirigenti di:
3° fascia sono premiati con un massimo di 4 euro lordi al giorno, ovvero 63 centesimi lordi all’ora, pari quindi a 40 centesimi netti. Praticamente un caffè alle macchinette distributrici.
2° fascia il premio Covid ammonta ad 8 euro lordi al giorno, corrispondenti ad 1,26 euro l’ora, pari quindi a 72 centesimi di euro, se puliti dalle tasse. Praticamente un caffè al bar dell’Ospedale – università.
1° fascia il premio Covid ammonta a 16 euro al giorno, corrispondenti a 2.5 euro lordi all’ora, ossia ad 1,4 euro netti. Il corrispondente di un cappuccino.
“La quota che ci spetterebbe – illustra
Giampiero Avruscio, Presidente ANPO Azienda Ospedale – Università di Padova – si aggira senz’altro ad una miseria. Ma le origini dei nostri mali hanno vecchie radici. Lo abbiamo detto, lo abbiamo scritto e ancora lo ribadiamo: l’Azienda Ospedaliera di Padova è un Hub di eccellenza che all’interno del SSR presenta i più elevati livelli di complessità clinica, che a loro volta richiedono un altissimo livello di specializzazione del personale medico e di tutto il restante personale sanitario. A fronte di questo, tutti i dipendenti possono contare su fondi contrattuali che, in particolare, per le varie aree sono ai livelli più bassi, se non addirittura al livello più basso di tutte le aziende sanitarie venete. Ancora una volta e per questo motivo il salario accessorio penalizza i dirigenti medici e sanitari”.
La mancata equiparazione dei fondi contrattuali che finanziano il trattamento accessorio e che per la dirigenza risulta essere fra i più bassi del Veneto, sta producendo un disagio crescente fra i lavoratori, così grave che per i sindacati il disinteresse manifestato dalle istituzioni a risolvere questo annoso problema, è causa di una migrazione del personale medico verso altre Ulss.
“Il governo ha deciso di premiare il personale ospedaliero – dice
Emilio Pagiaro, segretario Fassid Azienda Ospedale Università di Padova – che si è impegnato nella pandemia “COVID-19” per il periodo febbraio – maggio 2020, demandando alle rispettive regioni la contrattazione. L’azienda Ospedaliera di Padova ha premiato su base oraria e per fasce, facendo percepire chi un caffè alle macchinette e chi un cappuccino al bar, ma mai oltre al valore di una pizza. Una elargizione che nei suoi miseri contenuti svilisce la professionalità e l’impegno di professionisti che lavorano in un Hub fiore all’occhiello nel Veneto. I dirigenti medici e sanitari di questa azienda a fronte del loro impegno e dei loro sforzi continuano così a subire un indegno trattamento ed una discriminazione sul piano economico in quanto hanno uno stipendio non equiparato a quello dei colleghi delle altre Aziende Sanitarie nel Veneto e che, nel tempo, ha anche creato un grave nocumento pensionistico”.
Dopo la protesta dei dirigenti medici e sanitari, non le manda a dire il comparto degli infermieri tramite il rappresentante aziendale
Franco Novielli del sindacato indipendente Nursing Up.
“Il sindacato Nursing Up Azienda Ospedale-Università di Padova non aveva firmato il primo accordo aziendale perché venivano esclusi dai progetti di supporto ai reparti Covid circa i 3/5 dei sanitari dell’azienda. A questo siamo ancora a ribadire che se sanitari che hanno lavorato nei reparti Covid, oppure a stretto contatto, sono inclusi nei progetti di supporto, noi chiediamo che al premio Covid siano inclusi tutti i sanitari, perché tutti hanno contribuito all’attività ospedaliera che ricordiamo nel periodo di emergenza è diminuita solo del 10%”.
Le tre sigle sindacali: Anpo, Fassid e Nursing UP, chiedono all’Azienda Ospedaliera e alla Regione di farsi interprete del malessere e del disagio che attanaglia il personale ospedaliero nei vari ruoli.
“Non abbiamo chiesto ringraziamenti o “premi” per il lavoro che sempre abbiamo svolto e che continueremo a svolgere anche quando si spera saremo fuori da questa emergenza, e non vogliamo essere chiamati “eroi” per l’impegno profuso quotidianamente a fianco dei nostri pazienti o per salvare le loro vite. L’unica cosa che vogliamo è di non continuare a subire una continua fuga dall’ospedale per una bieca politica sanitaria che non valorizza gli operatori ospedalieri e i centri Hub come il nostro, dove la complessità clinica è elevata come lo è altrettanto il rischio clinico. Non vogliamo “fiori”, ma opere concrete tese a valorizzare il nostro quotidiano impegno ospedaliero, sempre che la salute in questo Paese sia considerata un valore!”. Dichiarano Anpo, Fassid e Nursing UP.
Endrius Salvalaggio
22 ottobre 2020
© Riproduzione riservata
Altri articoli in QS Veneto