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Coronavirus. Zaia: “Niente panico. Siamo in emergenza ma non serve il coprifuoco”

Il governatore incontra i rappresentanti del mondo produttivo e delle istituzioni regionali e spiega di avere chiesto al Governo “provvedimenti diretti, che non possono limitarsi agli aspetti fiscali o solo alle ‘zone rosse’”. Questo per “evitare che l’emergenza sanitaria si traduca in emergenza economica”. Quanto alla scelta di non chiudere bar e centri commerciali, ma di contenere invece gli accessi alle chiese derivano dal fatto che”i loro frequentatori abituali sono le persone più anziane, proprio quelle più vulnerabili rispetto al Covid-19”.


25 FEB - “Al governo abbiamo chiesto provvedimenti diretti, che non possono limitarsi agli aspetti fiscali o solo alle ‘zone rosse’. Siamo una Regione che produce oltre 165 mld del Pil italiano e rischiamo di essere una delle aree più colpite dall’emergenza coronavirus In particolare il sistema turistico rischia di pagare un conto salatissimo. Aiutateci a mettere a fuoco le esigenze prioritarie per rappresentare al meglio le nostre proposte al Governo in stretto coordinamento con le altre Regioni”. Lo afferma, in una nota, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che oggi ha incontrato i rappresentanti del mondo produttivo e delle istituzioni del Veneto insieme a tutti gli assessori della Giunta nel centro operativo della Protezione Civile di Marghera, e confermato il massimo impegno della Regione a gestire in maniera unitaria e coordinata, anche con l’ausilio di tutti i mondi dell’economia e del sociale, l’attuale fase di emergenza invitando tutti a seguire lo ‘spirito di squadra’ e ad applicare ‘buon senso’.

“Nelle prossime ore ci confronteremo in videoconferenza con i ministri competenti – ha annunciato – e ci faremo parte attiva nel sollecitare direttive chiare e condivise e nel rappresentare le richieste della società veneta e in particolare dei settori più colpiti, al fine di evitare che l’emergenza sanitaria si traduca in emergenza economica”.

Quasi 4 mila tamponi già effettuati, con priorità per gli operatori sanitari e i pazienti dell’ospedale di Schiavonia e di quelli di Venezia e di Dolo, una rete di presidi di emergenze nelle tende riscaldate della protezione civile nei presidi hub delle nove Ulss per garantire un triage separato e 900 posti letto aggiuntivi qualora si verificasse un maggior afflusso di pazienti ai servizi di Pronto Soccorso, un ospedale svuotato e sanificato (Schiavonia) per fronteggiare eventuale picco di ricoveri, piena funzionalità in tutte le Ulss di reparti di terapia intensiva e messa a disposizione dei letti liberi in tutte le rianimazioni del Veneto, garantendo nel contempo il proseguo dell’attività trapianti: queste le principali misure adottate dalla Regione per prevenire e gestire focolai e contagi del virus cinese, seguendo le linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità, dell’Istituto Superiore di Sanità e del Governo.

Misure alle quali, spiega la nota, la Regione sta dando seguito, sul fronte sanitario, con l’acquisto di presidi sanitari come disinfettanti e mascherine ricorrendo a brokers d’Oltreoceano (la Cina, principale produttore, ha dato fondo alle scorte), potenziando con una quindicina di ulteriore operatori il Numero verde attivato due giorni fa (solo ieri 4200 telefonate ricevute) e coinvolgendo i medici di medicina generale attraverso il triage telefonico nel primo screening dei potenziali pazienti. 

“Ricordo che quelli registrati in Veneto sono tutti contagi secondari, individuati soltanto grazie ai medici perché molti ricoverati presentano sintomi del tutto identici a quelli di una normale influenza di stagione e non corrispondono al quadro epidemiologico fissato dalle autorità nazionali e internazionali – ha puntualizzato il governatore – Siamo in presenza di un virus che in 9 casi su 10 risulta asintomatico. Per cui mi aspetto che anche in Veneto i casi positivi ai test continueranno ad aumentare, perché siamo il Paese che sta controllando di più”.

“Ora si fa pressante la necessità di rivedere il meccanismo di ricorso ai test, effettuandoli soltanto  sulle persone che sono venute a contatto diretto con il virus o alle persone con gravi problemi respiratori conseguenti all’influenza (febbre superiore a 38°,dispnea, polmoniti, ecc)”, ha annunciato il presidente insieme all’assessore alla sanità e al sociale.

Quanto alle misure adottate il presidente della Regione e la Giunta si sono detti impegnati a valutare gli effetti dell’ordinanza adottata sabato d’intesa con il ministro della Salute e di concerto anche con le Regioni Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Piemonte. “Un’ordinanza precauzionale, sicuramente perfettibile, che non escludo di reiterare e magari modificare – ha annunciato il presidente – Il nostro obiettivo non è instaurare il coprifuoco e isolare 5 milioni di abitanti, ma abbattere i rischi di contagio evitando le grandi aggregazioni, sempre però pensando ad un ‘atterraggio morbido’ nei confronti della popolazione. Per questo non abbiamo voluto chiudere bar e ristoranti, né i centri commerciali, tantomeno i mercati rionali, indispensabili per l’approvvigionamento. Abbiamo, invece, predisposto misure contenitive per le chiese, pensando ai loro frequentatori abituali, che sono le persone più anziane, proprio quelle più vulnerabili rispetto al Covid-19”.

“Abbiamo adottato tutte le misure necessarie per affrontare una situazione di emergenza sanitaria che sta avendo pesanti ripercussioni sulla vita sociale e sull’economia del Veneto - ha ricordato il presidente – e la diffusione del panico non aiuta. Invito i sindaci e quanti sono chiamati ad applicare l’ordinanza presente e quelle che verranno ad utilizzare il buon senso, da buon padre di famiglia. E ringrazio tutti i lavoratori, in particolare i 54 mila ‘angeli con il camice’, che non si stanno risparmiando in questa fase di criticità”.

25 febbraio 2020
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