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Tagli all’ospedale di Padova, i sindacati in rivolta

La denuncia: “Quando c’è un cambiamento aziendale che investe i dipendenti, è molto grave che le OO.SS. non siano state nemmeno convocate per un confronto. E’ altrettanto grave che in un siffatto ospedale, riconosciuto anche a livello internazionale, che dovrebbe fare educazione alimentare, venga proposto un servizio di ristorazione scadente ai lavoratori, oltre che avere dimezzato la quantità di cibo del 50%”

di Endrius Salvalaggio
19 LUG - L’Azienda Ospedaliera di Padova conta eccellenze come la Trapiantologia, la Pediatria, la Cardiologia, la Neurologia, la Cardiochirurgia, la Chirurgia Toracica e la Oncoematologia Pediatrica. Ha una nutrita squadra di medici ricercatori e conta di una ottantina di reparti per un totale di circa 6000 dipendenti di cui: circa 1000 medici, 2500 infermieri, oltre ad altro personale tecnico/amministrativo. Stiamo parlando di un Hub a livello nazionale, ad alta specializzazione ed in stretto collegamento con la Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova.
 
“In un Hub di questo livello, riconosciuto a livello internazionale, con specialità importantissime – esordisce Alessandra Stivali della Cgil – i vertici aziendali non ci ha nemmeno comunicato che l’Azienda Ospedaliera di Padova ha ridotto alla Serenissima Ristorazione il buono pasto da 9 euro a 5,50 euro. Questa riduzione di circa 3,5 euro ha comportato un inevitabile decadimento nella qualità nel servizio mensa per tutti i dipendenti dell’Azienda Ospedaliera. Non stiamo parlando di ticket restaurant, perché in un Hub non si mangia ad orari fissi, non stiamo nemmeno parlando di una doglianza per poco personale di nicchia, ma stiamo parlando di un servizio di ristorazione rivolto al personale dipendente che dopo ore e ore di lavoro ha il diritto di trovare un pasto commestibile”.
 
Oltre a questo problema legato ai tagli, a lasciare perplesse le sigle Cgil Cisl e Uil è il modo in cui si sono mossi i vertici aziendali; “Quando c’è un cambiamento aziendale che investe i dipendenti, è molto grave che le OO.SS. non siano state nemmeno convocate per un confronto. E’ altrettanto grave che in un siffatto ospedale, riconosciuto anche a livello internazionale, che dovrebbe fare educazione alimentare, venga proposto un servizio di ristorazione scadente ai lavoratori, oltre che avere dimezzato la quantità di cibo del 50%. Oltre a questo taglio, l’Azienda ha ben pensato di risparmiare danari riducendo anche sulla quantità di acqua delle persone ricoverate”.
 
A dircelo è Achille Pagliaro della Cisl. La forbice dei tagli non finisce qui, per l’Azienda Ospedaliera di Padova: sono stati tagliati anche i cambi delle lenzuola per le persone ricoverate nonché il lavaggio dei camici per il personale sanitario.  “Altro grave problema legato alla mannaia dei tagli – continua Luigi Spada della Uil – è il servizio della lavanderia! Mancano i camici puliti fra il personale ospedaliero e mancano le lenzuola di ricambio fra i reparti. Se in un reparto fino a qualche settimana fa arrivavano circa 200 lenzuola al giorno, da qualche giorno ne stanno arrivano meno della metà. Adesso chi è addetto ai cambi delle lenzuola deve stimare se le lenzuola in dotazione bastano fino a fine giornata oppure farseli prestare da un altro reparto. Siamo arrivati al paradosso!”. Il 27.06 scorso, l’Azienda Ospedaliera di Padova ha anche ricevuto in diverse strutture la certificazione ISO 9001:2015, rilasciata da Certiquality a seguito delle risultanze dell'audit effettuato a fine maggio sui processi assistenziali, come da elenco.
 
“Il Personale ospedaliero è già in carenza cronica e poco valorizzato, sovraccaricato da un peso assistenziale sempre maggiore e da ore effettuate oltre il dovuto, con ferie accumulate e non usufruite per colmare le lacune di una carenza organica, che non bastano ad evitare chiusure di reparti e riduzione delle attività mediche e chirurgiche di questi giorni estivi...ormai da anni nei nostri confronti si sta attuando la Politica del "contadino e del musso", ovvero del contadino (il governo) che vuole abituare il proprio musso (noi dipendenti ospedalieri) a lavorare senza mangiare  fino a quando poi, proprio sul più bello in cui sembrava aver raggiunto i migliori risultati, non lo trova morto. È quello che si sta verificando con la fuga dei medici dagli ospedali e con i concorsi che vanno deserti perché i giovani specialisti preferiscono scegliere altre strade sicuramente più gratificanti. E tutto questo non riguarda i medici e il personale ospedaliero, ma la salute dei cittadini che, nonostante tutti gli investimenti sanitari operati nel territorio, affollano i nostri pronti soccorso e le nostre corsie per cercare una risposta adeguata al loro problema di Salute. Ora, con i recenti tagli su cibo e acqua va in scena un altro film: “Pane Amore e fantasia". Conclude il Dr Giampiero Avruscio, Presidente dell'Associazione nazionale primari ospedalieri (Anpo) di Padova.
 
Endrius Salvalaggio

19 luglio 2019
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