Carenza personale. Fp Cgil e Cgil Medici Treviso: “La misura è colma, pronti a mobilitazioni”
Nella provincia mancherebbero almeno 300 medici “solo per rimanere in ambito ospedaliero”. I responsabili sindacali Ivan Bernini e Tiberto Monari spiegano che più volte, anche attraverso l'Omceo, è stato lanciato l'allarme alla Regione e alle Direzioni. “Spesso è rimasto inascoltato o è arrivata soltanto la classica pacca sulla spalla della serie ‘portate pazienza’. Ma la pazienza è ormai al limite”.
22 FEB - Chiedono di esprimere il loro punto di vista rispetto alla situazione che attiene al personale medico nell’Ulss Trevigiana senza essere “tacciati di disfattismo o allarmismo”, il segretario generale della FP Cgil di Treviso,
Ivan Bernini, e il responsabile della Cgil Medici di Treviso
, Tiberio Monari. “L’emergenza – spiegano - non nasce oggi. Nella nostra provincia mancano almeno 300 medici solo per rimanere in ambito ospedaliero. Anestesisti, psichiatri, ortopedici, ginecologi solo per fare alcuni esempi”.
A niente sono serviti gli allarmi dei medici. “Più volte – spiegano infatti Bernini e Monari - sia i sindacati che lo stesso Ordine dei Medici hanno provato a rappresentare i problemi nei confronti della Regione e delle Direzioni. Spesso sono rimasti o inascoltati o è arrivata soltanto la classica pacca sulla spalla della serie ‘portate pazienza’. Ma la pazienza è ormai al limite e aumenta la frustrazione, oltre che lo stress, correlato a ritmi non sostenibili e a responsabilità crescenti”.
“Il personale medico non vede rinnovato il contratto da oltre 10 anni – evidenzia Monari – viene spostato da un ospedale all’altro per coprire prestazioni e interventi, con la scusa che siamo considerati tutti dirigenti facciamo un monte orario superiore alle 38 settimanali senza che vi sia riconoscimento, turni e reperibilità che si accumulano dopo aver svolto il normale orario di lavoro. Non vogliamo allarmare nessuno, ma non siamo più disponibili a tacere, lo facciamo per il nostro lavoro e per la qualità delle cure che rivolgiamo ai cittadini. In poche parole: anche chi attraverso il proprio lavoro garantisce un diritto, quello a essere curato e assistito, ha dei diritti”.
“Se andiamo a vedere le condizioni nel loro insieme, e guardiamo anche alle retribuzioni di questi lavoratori, ci accorgeremo che non è sorprendente il fatto che manchino medici nel territorio”, incalzano i sindacalisti. “Molti se ne sono andati a causa dei blocchi delle assunzioni, altri se ne rimangono all’estero visto il riconoscimento sociale, oltre che professionale, e la valorizzazione economica. Non c’è dubbio che le dinamiche che hanno portato a questa situazione sono tante e diverse. Ma alcune potevano essere affrontate da tempo, dall’imbuto sulle specializzazioni al basso tasso di borse di studio”.
“Ciò non toglie – concludono Monari e Bernini –, che, se non si riconoscono e valorizzano anche economicamente questi professionisti, che tra formazione e specializzazioni hanno investito almeno 11 anni della loro vita di studio, l’emergenza non cesserà. Come non cesserà a colpi di Tweet o a post su Facebook come qualche Presidente di Regione è solito fare. Le parole e le pacche sulle spalle non bastano più, la misura è colma, oltre a rinnovare la solidarietà a quei colleghi che a fronte delle critiche sono stati redarguiti, siamo pronti a partire tutti insieme con forme di mobilitazione locale”.
22 febbraio 2019
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