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Il radiologo è prima di tutto un medico

di Gabriele Gasparini
22 MAG - Gentile Direttore,
pensare che la Medicina sia “Medicocentrica” e che tutto ruoti attorno al Medico significa avere una mente ancora legata alla figura dello stregone che con improbabili rituali cerca di far “guarire” il malcapitato malato. Il Medico che opera alla luce del pensiero scientifico, della Medicina dell'evidenza, sa bene che non è così, sa bene che umilmente deve introdurre sostanze che in fin dei conti non conosce (o conosce solo in parte) in un corpo che conosce ancora meno (anche se un po' di più di qualche lustro fa). Sa di doversi applicare per migliorare continuamente le conoscenze scientifiche sapendo che queste muteranno nel corso della sua vita professionale molteplici volte.
 
Sa che l'automatismo in Medicina non è presente (come nelle aule giudiziarie) e che ogni malato fa storia a se nella sua interezza e nelle sue particolarità, spesso molteplici.
 
Sa che protocolli e linee guida per quanto ben fatti siano hanno il difetto di essere temporanei e giustamente soggetti a cambiamenti anche repentini e che a volte sono nati più per risparmiare che per curare. Sa che ogni Paziente deve essere curato nel miglior modo possibile, sempre. Sa anche che oggi da solo con le proprie mani e la propria conoscenza non può fare molto, necessita di far parte di una realtà multiprofessionale. Sa anche che la responsabilità di quel che può succedere è sua.
 
Il Radiologo è un Medico Chirurgo Specialista, lo dico perché alcune persone (e alcuni giornalisti) non lo ricordano. Quindi prima è un Medico e poi un Radiologo. Ha in sé la necessità della conoscenza clinica per svolgere la sua professione. Se non è così non è un Radiologo.
 
Se le immagini che utilizza, quale che sia la fonte energetica da cui originano, non sono legate ad un ragionamento clinico e terapeutico perdono immensamente di valore, non sono più una estensione della visita medica con l'utilizzo di sensi tecnologici, sono immagini. Sono prive di un ragionamento clinico che deve avvenire durante la loro acquisizione (gli esami standard sono solo un pallido inizio del processo di imaging) e durante il loro utilizzo (sempre più anche terapeutico).
 
La loro interpretazione è squisitamente diagnostica e si basa esclusivamente sulla presenza di una preparazione clinica che solo una Laurea in Medicina e Chirurgia può dare. Un Radiologo sa anche che la propria specializzazione è nata dalla tecnica ed esiste grazie alla tecnica. Sa che la sua specializzazione esiste ed è indispensabile per lavorare (come la specializzazione in Anestesia e Rianimazione) per la pericolosità delle forme di energia utilizzate. Sa che l'evoluzione scientifica e tecnologica sono costantemente soggette a cambiamenti che influenzano la realtà clinica e terapeutica.
 
Cambiamenti che anche chi fa della Radiologia il proprio lavoro (h 24 e 7 su 7) fatica a seguire (figurati gli altri). Cambiamenti che portano a sempre più formidabili risultati ampliando la complessità a tal punto che anche la Radiologia stessa inizia a suddividersi  in ulteriori sub-specialità (Radiologia Interventistica, Senologia, Neuroradiologia).
 
Pensare di confinare i Radiologi dietro a un monitor a descrivere immagini può essere un'idea che accarezza alcune menti per puri interessi economici. Idea che non tiene conto della qualità ed è slegata agli interessi e alle sorti del SSN/SSR, uno dei più economici e con i migliori risultati.
 
Non capire quanto si perde nell'acquisire immagini (soprattutto con le metodiche panesploranti) solo con acquisizioni standard, è solo un problema legato alla scarsa conoscenza della materia.
 
Laureare (giustamente) nuove figure professionali con l'idea di sostituire in alcuni compiti i Radiologi, più “costosi”, in modo da risparmiare rinunciando, almeno in parte, ad una interpretazione clinica delle immagini, deriva da un ragionamento ingenuo che appiattisce la Radiologia. Queste figure professionali debbono essere utilizzate per le loro capacità e per il prezioso contributo che possono portare, sono nate per accompagnare l'enorme evoluzione scientifica della Radiologia, attuale e futura.
 
Affrontare discussioni che dovrebbero portare a cambiamenti nei ruoli professionali senza pensare al futuro (anche più prossimo) è poco utile e miope.
Non pensare di ridurre il numero (esagerato) degli esami radiologici richiesti creando modalità che aiutino a non eseguire esami clinicamente non utili è dannoso.
 
L'avvento dell'intelligenza artificiale nei prossimi anni sconvolgerà il mondo del lavoro, siamo all'inizio di una rivoluzione. L'I.A. sostituirà in modo ineccepibile tutto ciò che è legato a regole precise, a procedure. Facile immaginare RM o TC a comando vocale che seguono le indicazioni del clinico e che con l'aiuto di un addetto (anche non umano) posizionano l'utente nell'apparecchiatura diagnostica/terapeutica.
Se vogliamo standardizzare e pensare che anche gli uomini siano analoghi ai robot, continuiamo su questa strada.
 
Se vogliamo continuare a sfruttare il progresso tecnologico per l'umanità (e non solo per il business) arrestiamo questa corsa al ribasso che crea ulteriori costi ed inutili divisioni.
 
Gabriele Gasparini
Neuroradiologo, Mestre

22 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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