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Riparte la Commissione Centrale per le Professioni Sanitarie

di Giovanni Leoni
04 MAR - Gentile Direttore, 
in un passaggio del loro libro “La tua giustizia non è la mia” Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo concludono che è la giustizia che traccia i confini della nostra libertà e che indica il grado di civiltà di uno Stato. I magistrati si domandano se è più efficace educare o punire e se la macchina burocratica e amministrativa è essa stessa un ostacolo alla giustizia. Applicate alla classe medica queste considerazioni trovano il parallelismo nel Codice Deontologico come base etica di comportamento e nella Commissione Albo Medici ed Albo Odontoiatri le istituzioni disciplinari che amministrano la nostra particolare giustizia.
 
Se Colombo sottolinea in più punti la necessità della formazione del cittadino ad osservare spontaneamente la legge, Davigo si sofferma sulla necessità della certezza della pena come deterrenza per i soggetti senza “adeguati” ideali.
 
Così quando la cronaca mette in prima pagina i comportamenti scorretti di qualche collega, fin da ragazzo mi sono sempre riferito all’ Ordine dei Medici come simbolo di suprema autorità, come del resto moltissimi cittadini, naturalmente fino a prova adeguata e senza giudizi sommari.
 
A seguito di segnalazioni di istituzioni, colleghi, cittadini, di articoli di stampa o appresi direttamente dalla rete, gli Ordini aprono i provvedimenti disciplinari nei confronti dei loro iscritti, a tutela del cittadino e del corretto esercizio professionale.

Si inizia con l’ istruzione del procedimento da parte del presidente, a cui segue il primo colloquio con l’indagato con relativa relazione sui fatti contestati, si passa poi se necessario alla celebrazione vera e propria con l’ iscritto e tutti i commissari, almeno otto, per una decisione collegiale. Esaminati gli atti, a volte vengono convocati direttamente i segnalanti od altri soggetti utili a chiarire i caso e gli avvocati con specifiche competenze del settore che ogni ordine ha come consulenti.
 
Il giudizio finale può prevedere l’archiviazione, se non vengono riscontrati comportamenti in contrasto a uno o più dei 79 articoli del codice deontologico, o al contrario l’ applicazione di sanzioni commisurate alla gravità dei fatti riscontrati quali , in progressione, il richiamo, la censura, la sospensione per uno o più mesi dall’ esercizio della professione medica (quindi stipendio compreso), e la radiazione, cioè la cancellazione del colpevole dall’albo degli iscritti.
Da quel momento un laureato in medicina se continua ad esercitare diventa punibile per esercizio abusivo della professione medica.
 
Ogni procedimento coinvolge la segreteria degli ordini ed i vari componenti quindi per numerose ore di lavoro distribuite in più giornate fino alla conclusione di ogni singolo caso.
 
Possono essere gli stessi colleghi o gli avvocati di parte che chiedono il parere dell’Ordine su comportamenti potenzialmente censurabili. L’ Ordine si occupa solo di deontologia professionale ma il suo parere a volte viene allegato in fase di giudizio penale o civile.
 
Tutta questa attività, di alta responsabilità e qualifica, di specifica pertinenza, è deputata all’ ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri in veste di custode di un rapporto particolare, quello tra medico e paziente, e deve essere mantenuta riservata fino alla conclusione del procedimento.
 
Al parere della Commissione il “sanzionato” infatti può fare ricorso alla Commissione Centrale per le Professioni Sanitarie a Roma - CCPS (i cui lavori sono, come è noto, sono stati fermi per due anni, con circa 1200 provvedimenti pendenti, per dichiarata incostituzionalità della nomina di due suoi componenti).
 
È previsto inoltre il successivo ricorso in Corte di Cassazione se il parere della “CCPS“ non è accettato dal soggetto sanzionato. Fino a questa ultima sentenza il procedimento è sempre riservato per l’opinione pubblica.
 
Questo è il mio dodicesimo anno di frequenza alle riunioni della Commissione Albo Medici, circa una volta al mese di norma di sera dalle 20.30 alle 23.30, dato che di giorno si lavora, con 4-5 casi discussi per ogni convocazione, e visto che da quando sono presidente il mio ruolo prevede anche i colloqui e le istruttorie preliminari, capite bene il senso di frustrazione di avere degli ostacoli così decisivi nell’amministrazione della giustizia per quanto di competenza in particolare nei casi più gravi.

E’ già triste vedere passare le miserie della nostra professione, ma è ancora peggio vedere inficiati dai ricorsi dell’avvocato di turno, che fa il suo mestiere, i sofferti e meditati giudizi collegiali su comportamenti scorretti dei nostri colleghi, ben sapendo che la velocità della televisione e della stampa vorrebbe per ogni caso una giustizia veloce e mediatica da parte chi rappresenta le istituzioni di categoria.

Considero quindi di fondamentale importanza la comunicazione formale della FNOMCeO del 1 marzo 2017 del ripristino dei lavori della CCPS, tanto auspicata in questi ultimi tempi dalla Presidente Roberta Chersevani e dal Presidente Nazionale Giuseppe Renzo a difesa delle credibilità ed autorevolezza dei 106 Ordini d’Italia, che continuano a fare la loro parte come tutti gli altri organismi dedicati delle professioni sanitarie.
 
Considero altamente auspicabile che non sia la certezza della pena il motivo principale alla base di un corretto comportamento deontologico per il medico, sarebbe una considerazione troppo amara ed ingiusta per la stragrande maggioranza di tutti i colleghi che hanno naturali  comportamenti etici.
 
Peraltro la reale applicazione della prevista sanzione con il relativo deterrente è la risposta dovuta ai cittadini da chi rappresenta la nostra professione, tanto più in riferimento ai casi più gravi e de-qualificanti per tutta la categoria e gli esempi, anche recenti, purtroppo non mancano.
 
Dott. Giovanni Leoni
Il Presidente OMCeO Venezia


04 marzo 2017
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