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Anziana in salute vive in ospedale. Sinigaglia (Pd): “Costretta perché non ha più un alloggio”. La Regione precisa: “Abbiamo proposto diverse soluzioni, ma sono state rifiutate tutte”.

La vicenda a Piove di Sacco. L’assessore al Sociale Lanzarin spiega: “Si rifiuta di tornare nella sua abitazione in scadenti condizioni strutturali. Abbiamo proposto il servizio di assistenza domiciliare del Comune con eventuale sostegno economico, ma la famiglia non intende sostenere le spese di ristrutturazione, anche minima, dell’immobile”.


30 GEN - “Da 10 mesi un’anziana di ottantacinque anni è costretta a restare in ospedale, dove era stata ricoverata per un attacco cardiaco, poiché non dispone di un alloggio. È una situazione allucinante che deve trovare soluzione: da un lato, la famiglia sostiene di non poterla mantenere, mentre il Comune di Piove di Sacco spiega che l’anziana non ha i titoli per essere sostenuta integralmente. Chiedo pertanto alla Regione di intervenire per affrontare e risolvere questo caso che si protrae da troppo tempo”. A denunciarlo è stato ill consigliere regionale del Partito Democratico Claudio Sinigaglia che ha presentato alla Giunta “una interrogazione a risposta immediata, incentrata sulla lunga permanenza nel reparto di Geriatria dell’Ospedale di Piove di Sacco di una anziana ottantacinquenne, ricoverata lo scorso marzo, ma da mesi ormai completamente ristabilita.

“Dopo poche settimane – secondo le informazioni dell’esponente dei Democratici - i medici avevano dato il via libera per le dimissioni, ma, secondo quanto riportato dalla stampa, sembra che l’abitazione della donna sia stata occupata, mentre la figlia si è dichiarata indisponibile ad accoglierla. E così si trova condannata ad un ricovero permanente ingiustificato, pesante dal punto di vista morale e psicologico. Da quanto appreso, la fine di questo calvario appare tutt’altro che vicina: la famiglia sostiene di non riuscire a mantenere l’anziana, il cui ricovero però non può essere integralmente a carico del Comune. Nel frattempo, sono già pervenute ai familiari le ingiunzioni di pagamento, il cui importo è destinato a lievitare, mentre il Tribunale di Padova ha nominato un amministratore di sostegno che curi gli interessi della donna”.

“Nonostante questa situazione si protragga ormai da mesi – conclude Claudio Sinigaglia - non c’è stato alcun intervento da parte del sistema socio sanitario della Regione, e già questa è una grave mancanza: una persona che sta bene non può essere costretta a vivere in un luogo di cura. Pertanto, chiedo direttamente al Presidente Zaia di agire prima possibile per risolvere questo caso tanto doloroso quanto assurdo”.

Immediata la replica della Regione. “Il caso dell’anziana 85enne costretta a restare in ospedale a Piove di Sacco è ben noto alla Regione, che si è attivata, ha ricevuto i parenti, ha parlato col Comune e si è tenuta informata sugli sviluppi della vicenda. Ma le cose non stanno come dice il Consigliere, che poteva informarsi con una telefonata presso i miei uffici invece di nascondersi dietro un caso umano per mascherare la voglia di andare sui giornali”, afferma in una nota l’assessore ai servizio sociali della Regione Veneto, Manuela Lanzarin.

“Il caso è assai più complesso di come lo descrive Sinigaglia – spiega l’assessore – cominciamo col dire che la signora, dopo le cure in ospedale, ha riacquistato una completa lucidità e autonomia. Essa vive in una abitazione in scadenti condizioni strutturali nella quale rifiuta di rientrare dichiarando che non è idonea e richiedendo l’inserimento in una struttura residenziale. Le condizioni sanitarie della signora non appaiono (come sostengono gli uffici competenti della Ulss) tali da giustificare forme di assistenza sanitaria domiciliare”.

“Proseguiamo col dire che la famiglia non intende farsi carico della sua accoglienza sollecitandomi, nel corso di un incontro svoltosi a Palazzo Balbi e da loro richiesto, che la Regione sin occupi del mantenimento – aggiunge l’Assessore – pertanto è stata proposta alla famiglia e alla signora la possibilità di predisporre un progetto di assistenza non sanitaria, che prevede l’attivazione del servizio di assistenza domiciliare del Comune (pasti, supervisione, assistenza, ecc) con eventuale sostegno economico. Ma il rifiuto della signora a rientrare nella sua abitazione e la mancata disponibilità della famiglia a sostenere le spese di ristrutturazione, anche minima, dell’immobile, rendono impraticabile anche questa soluzione”.

“Se il consigliere Sinigaglia si fosse informato – conclude l’Assessore Lanzarin – avrebbe preso diretta conoscenza della questione e si sarebbe risparmiato una polemica che non sta in piedi”.

30 gennaio 2017
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