I traumi dentali e orofacciali rappresentano eventi traumatici di grande impatto e riguardano adulti ma soprattutto bambini ed adolescenti.
“Secondo i dati riportati dalla Società italiana di pediatria preventiva e sociale nei Paesi industrializzati – fa sapere l’Università di Verona - un soggetto su cinque, negli anni del percorso scolastico, ha avuto una lesione traumatica di questo tipo. I dati sulla frequenza di traumi dento-alveolari nella fascia di età tra gli 1 e i 21 anni è la più colpita, con picchi maggiori di trauma dentale del 30 per cento per la fascia di età 1-3 anni, 20 per cento nella fascia 8 - 11 anni e 15 per cento nella fascia 16 - 21 anni”.
La considerazione che fa l’università veronese è che se si considera sempre di più il coinvolgimento dei bambini in attività agonistiche, adolescenti ad uso di veicoli motorizzati, ecc., il numero dei traumi dentali e orofacciali saranno destinati ad aumentare. Un problema, quindi, di salute pubblica che va affrontato con urgenza attraverso interventi di prevenzione e campagne di sensibilizzazione e informazione come sta proponendo l’Università di Verona.
“Prevenire la traumatologia della prima infanzia – spiega Nicoletta Zerman, presidente della Sitd – significa non solo tutelare la salute del cavo orale ma anche il benessere globale di bambini e adolescenti. Per questo il nostro ateneo è in prima linea nella promozione di interventi attraverso una campagna informativa e di sensibilizzazione, con le attività di formazione e ricerca dedicate a questo importante campo della salute pubblica”.
Le cause che provocano questi tipi di traumi, sono principalmente due. Il primo, riguarda l’ambiente domestico che ci circonda o che frequentiamo. Ad esempio se in presenza di scale, pavimento bagnato, spigoli appuntiti, l’ambiente scolastico o sportivo causato da urti, gomitate e cadute e durante il tempo libero, in occasione di passeggiate in bicicletta, nei boschi, sulla spiaggia, per l’uso di pattini a rotelle, skateboard e monopattini, ecc.
Il secondo motivo di trauma, in questo caso esclusivo ai bambini, è legato ai maltrattamenti. “Un dramma - spiega Zerman - sempre difficile da riconoscere e comprendere, specialmente quando i soggetti sono molto piccoli e non hanno la possibilità di esprimersi. Nei casi dubbi il maltrattamento va considerato a passaggi progressivi. Il primo sospetto deve nascere quando tutto l’insieme del caso è non chiaro e se ci sono determinati parametri, codificati, che fanno nascere il dubbio”.
Prevenire questi traumi per la presidente della Sitd, significa fornire maggiori informazioni a tutti coloro che hanno la possibilità di intervenire, cercando anche la collaborazione nelle figure di riferimento che ruotano attorno ai bambini e adolescenti per individuare prevenire segnali di possibile disagio.
Endrius Salvalaggio