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Se lo sciopero diventa l’unico strumento per non diventare complici della distruzione del Ssn

di Ornella Mancin
03 MAR -

Gentile direttore,
i medici di famiglia della regione Veneto sono sul piede di guerra. Le tre sigle sindacali che li rappresentano hanno dichiarato lo stato di agitazione. Per la precisone lo stato di agitazione è stato dichiarato il 27 febbraio da i due sindacati minoritari attraverso una lettera resa pubblica e inviata da Liliana Lora ( segretaria regionale dello SMI) e Salvatore Cauchi (segretario regionale dello SNAMI) al Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, all’Assessore alla Sanità della Regione Veneto Manuela Lanzarin, alle prefetture delle provincie venete e alla commissione di garanzia per l’attuazione legge sullo sciopero servizi pubblici essenziali.

Solo successivamente (il 1° marzo) alla protesta ha aderito anche La Fimmg.

Lo stato di agitazione è l’anticamera di possibili scioperi: se la Regione non convocherà le sigle sindacali per un confronto e un possibile accordo scatteranno gli scioperi.

La misura appare ormai colma:

- La mancanza di medici di famiglia in regione sta costringendo molti a caricarsi di un sovrannumero di pazienti senza peraltro coprire completamente il fabbisogno, essendo di fatto sempre di più le aree prive di mmg.

- Molti mmg lavorano ancora da soli senza aiuto di personale di segreteria e infermieristico

- il carico burocratico che grava sulla medicina di famiglia sta soffocando la professione con conseguente abbandono anticipato di molti, stanchi di un lavoro diventato in massima parte amministrativo

- vi è una crescente spinta della sanità verso il privato in assenza di una risposta adeguata del pubblico (le lunghe liste d’attesa costringono i cittadini a rivolgersi al privato)

- vi è una assenza di attenzione verso i giovani medici: sia verso i corsisti costretti ancora in formazione a svolgere incarichi di mmg a regime pieno sottraendo tempo e risorse alla loro crescita professionale; sia verso i giovani colleghi della continuità assistenziale che hanno subito accorpamenti delle sedi, l’ampliamento del territorio da loro servito, l’aggiunta di incarichi per lo smaltimento dei codici bianchi, in assenza peraltro di una messa in sicurezza della sede di lavoro.

Ma su tutto rimane la mancata convocazione delle sigle sindacali a un tavolo per discutere il futuro della medicina territoriale: non è mai stato convocato il nuovo Comitato Regionale sede delle discussioni istituzionali; non è mai stata avviata la discussione degli Accordi Integrativi regionali; non è mai stato fatto partire il tavolo per l’efficientamento del servizio informatico che avrebbe lo scopo di far dialogare ospedale e territorio così da migliorare la presa in carico dei pazienti specie i più fragili.

Appare sempre più evidente che la Regione prende decisioni in autonomia senza minimante sentire la necessità di coinvolgere i professionisti della sanità (basti pensare ad esempio alle nuove indicazioni sulle priorità, i cosiddetti RAO, emessi senza una discussione preliminare). Se da una parte non vi è volontà politica di discutere con i rappresentati sindacali di categoria un piano di sviluppo della medicina del territorio, né di investirvi risorse, permane invece un comportamento impositivo e di controllo sull’attività del medico con atteggiamenti di tipo inquisitorio.

La misura appare ormai colma e alla fine tutte le principali sigle sindacali si sono decise a indire lo stato di agitazione.

Al momento non è chiaro se sarà possibile, come auspicabile, un percorso comune.

Per SMI e SNAMI appare evidente che in assenza di una risposta da parte della Regione non vi è altra strada che indire lo sciopero.

Diversa sembra essere la posizione della Fimmg che pur dichiarando lo stato di agitazione pare non essere intenzionata ad arrivare allo sciopero. In una intervista rilasciata dal segretario Regionale Scassola a un tg regionale, infatti, alla domanda se lo stato di agitazione comporterà lo sciopero dei medici di famiglia , il segretario afferma che la Fimmg” non ha mai scioperato”(??), perché “noi siamo un soggetto responsabile , non siamo solo un sindacato ma una attività politica civile di impegno e responsabilità” e che “quello che faremo non sarà mai contro la popolazione “.Non è chiaro quindi come intenda la Fimmg esprimere la propria posizione di contrasto alla Regione.

Del resto è arrivata pronta la replica dell’assessore alla sanità Lanzarin che appunto si appella “al senso di responsabilità e di servizio, perché a pagare non debbano essere i cittadini” e si dice disponibile a “un tavolo in cui condividere non solo le problematiche, ma anche le proposte per identificare ulteriori soluzioni concrete”.

Non è chiaro però perché a convocare questo tavolo in maniera propositiva non ci abbia pensato prima.

Personalmente credo che di fronte al rischio sempre più evidente di vedere scomparire il nostro SSN e le cure primarie che hanno permesso di garantire la salute di tutti i cittadini, lo sciopero, anche se può creare dei disagi ai pazienti, possa diventare l’unico strumento “etico” per evitare di renderci complici della devastazione della nostra sanità.

Ornella Mancin

Medico di medicina generale



03 marzo 2023
© Riproduzione riservata

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