Gentile Direttore,
l’autorizzazione e l’accreditamento istituzionale hanno sempre rappresentato un punto di riferimento importante per la qualità dei servizi. Periodicamente questi appuntamenti permettevano infatti, a manager sanitari ed operatori, di confrontarsi con requisiti e standard specifici e di ragionare sul proprio funzionamento, facendo il punto sulla situazione, e riflettendo sulle azioni correttive da mettere in atto.
Con il tempo tuttavia si ha la sensazione che questo appuntamento sia andato svuotandosi di effettivi contenuti, mentre sono emerse con chiarezza una serie di fragilità.
In primo luogo è diventato una analisi non di come i servizi sono effettivamente in grado di operare, ma soprattutto dei documenti che definiscono come dovrebbe essere questo operare. Quello che in gran parte di fatto viene richiesto è la produzione di tutta una serie di documenti, quali protocolli operativi, carte dei servizi, organigrammi, che rappresentano la traduzione di norme ed indicazioni spesso tuttavia non attuabili, soprattutto perché la programmazione e soprattutto la messa a disposizione di risorse da parte della Regione, non le rende più possibili.
Giusto per esemplificare, le indicazioni di autorizzazione ed accreditamento in Veneto (DGR 1616/2008) indicano la necessità autorizzativa di Centri di Salute Mentale aperti per 6 giorni la settimana per un totale di 66 ore di effettiva operatività, resa possibile grazie alla presenza in loco delle professionalità indicate. Di fatto nessuno dei CSM in Veneto risponde a questi requisiti, ed oltre 2/3 sono aperti per meno giorni e meno ore. Sempre la stessa DGR indica la presenza, quali requisiti strutturali, di standard di personale nei DSM che sono ampiamente disattesi. Le stesse Carte dei Servizi prodotte dai Dipartimenti di Salute Mentale garantiscono al cittadino prestazioni che di fatto gli stessi dati raccolti dai servizi mostrano che non sono assicurate.
Accreditamento ed autorizzazione finiscono così per raccontare una realtà che non è quella in cui i servizi effettivamente operano.
Talvolta poi nemmeno questo avviene. I rimandi e le limitazioni poste dal Covid hanno permesso di inaugurare in talune Aulss del Veneto forme di Autorizzazione ed Accreditamento “guidato”, dove non tutti i servizi vengono valutati, ma solo alcuni, preventivamente indicati per la visita dei valutatori, sdoganando di fatto da ogni controllo anche formale la condizione degli altri.
D’altra parte nei rendo conto non sarebbero semplici altre soluzioni. Le situazioni problematiche della Psichiatria dipendono solo in parte da scelte locali, sulle quali la Regione ha peraltro dato il proprio assenso o il proprio silenzio, permettendo in Veneto - come dimostrano i dati faticosamente ottenuti - la creazione di 9 psichiatrie diverse per personale, prestazioni e modelli di salute mentale.
In gran parte i problemi esistenti dipendono invece da un percorso che si è snodato negli anni a livello Regionale, che ha visto l’impoverimento delle risorse specie sul territorio, lo sviluppo della residenzialità e semiresidenzialità specie privata, il ruolo importante delle cliniche private, il privilegio di interventi riabilitativi, fatta fra l'altro di modelli ormai obsoleti, rispetto a una logica di terapia tempestiva, in grado di fornire anche validi interventi precoci.
Il tutto ha reso alla fine problematica la adesione ai requisiti e standard di autorizzazione ed accreditamento, richiesti a suo tempo dalla Regione stessa, e con il rischio conseguente di trovarsi di fronte a servizi che semplicemente non rispondono a quanto indicato, che andrebbero adeguati o chiusi.
Alla fine questi possono sopravvivere, anche appoggiandosi su valutazioni più virtuali che reali, e magari indicando prescrizioni di adeguamento che poi al controllo successivo lasceranno il posto ad altre prescrizioni di adeguamento, in un percorso infinito.
Al fondo emerge la contraddizione più evidente, quella per cui è la Regione in fine dei conti, con i propri valutatori, a valutare da sola sé stessa, dal momento che l’oggetto formale, le Aulss, sono ampiamente condizionate nelle loro scelte da quanto viene indicato e messo a disposizione dalla Regione stessa.
Quella che sarebbe un importante momento di crescita per i servizi, rischia così di essere solo un atto formale con cui la Regione, a fronte delle evidenti difficoltà in cui versano i servizi, può alla fine autodichiarare ufficialmente in maniera tranquillizzante che va tutto bene.
Andrea Angelozzi