Vaccinare subito i Medici di medicina generale
01 FEB -
Gentile Direttore,
in queste settimane è stato approntato e dovrebbe entrare nel vivo il piano di vaccinazione nazionale contro il covid; il condizionale è d’obbligo visti i ritardi nelle consegne delle dosi da parte delle aziende farmaceutiche. Ci sono però almeno 2 questioni sostanziali che andrebbero discusse preventivamente al fine di facilitare lo svolgimento della campagna.
Punto 1. Fino adesso sono state somministrate le dosi riservate ai residenti in strutture di lungodegenza e al personale sanitario. dal punto di vista logistico si tratta della fase più semplice: uno o più team di professionisti effettuano vaccinazioni in maniera centralizzata (RSA, centri vaccinali, ospedali, ecc). Le successive fasi saranno più complesse perchè dovranno raggiungere la popolazione che è perlopiù impossibilitata ad uscire di casa.
Da sempre la figura che per eccellenza, in maniera programmata o in urgenza, entra nella casa del malato, molto spesso non autosufficiente, è il medico di medicina generale. senza dubbio quest’ultimo rappresenta la vera capillarità dell’assistenza.
Punto 2. Se le recenti campagne vaccinali ci hanno insegnato una cosa, si tratta proprio della difficoltà a raggiungere gli obiettivi di copertura, quanto più ci allontaniamo dai luoghi di maggior interfaccia e dai professionisti in cui è riposta più fiducia da parte della popolazione. Questi sono rappresentati dai Medici di Medicina Generale e dai loro studi.
Non si tratta solo di iniettare una sostanza, l’impegno risiede nel grande lavoro di counseling e organizzazione che stanno a monte. Se questo compito è svolto da chi ti conosce, ti cura e ti assiste da una vita è lampante che l’unica cosa che ha a cuore è il tuo benessere.
A questo punto viene da chiedersi perché proprio questa categoria di professionisti viene esclusa dal piano vaccinale pandemico: ad oggi a livello nazionale e regionale il Medico di Famiglia non viene contemplato tra le categorie coinvolte nella vaccinazione attiva della popolazione italiana.
Non è forse stato sufficientemente alto il prezzo pagato in termini di morti e malati da covid-19 tra le fila di questa categoria? Oppure vengono ritenuti idonei solo per effettuare procedure a più alto rischio di contagio quali i tamponi ma non quelli di responsabilità quali sono i vaccini? O peggio ancora si teme la loro incapacità nell’applicare dei criteri clinico-epidemiologici di priorità per dare la precedenza alla popolazione più fragile?
Nella “vision” di chi decide questo atto non sarà nostro compito.
Dott. Leonardo Vaglio
Medico di Medicina Generale
Usl Toscana Sud Est
01 febbraio 2021
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