Coronavirus. In Toscana -70% di casi in un mese. L’analisi dell’Ars
Inizia la Fase 2 e la Regione Toscana, attraverso l'Agenzia regionale sanitaria, tira le somme sull’andamento del contagio dall’inizio della quarantena ad oggi, evidenziando come il virus abbia ormai un costante trend in discesa. Negli ultimi giorni i nuovi casi sono stati mediamente poco sotto gli 80 con circa 3500 tamponi analizzati. Rispetto ad un mese fa i nuovi casi si sono ridotti del 70% a fronte di una riduzione in Italia del 50%.
04 MAG - A quasi due mesi dai primi provvedimenti di restrizione, il contagio in Toscana, "pur proseguendo, ha ormai trovato un suo evidente trend in discesa”. Lo rivela una analisi dell’Ars Toscana che, all’inizio della cosiddetta Fase 2, tira le somme sulla Fase 1. "Negli ultimi giorni - si legge nella nota di sintesi sull’analisi dell’Ars - i nuovi casi sono stati mediamente poco sotto gli 80 con circa 3500 tamponi analizzati. Rispetto ad un mese fa i nuovi casi si sono ridotti del 70% a fronte di una riduzione in Italia del 50%”.
Dunque la chiusura delle attività non essenziali e le limitazioni degli spostamenti dei cittadini hanno ridotto, come auspicato, il diffondersi del virus, in particolare riducendo il valore di R0, che rappresenta il numero medio di altri individui che ciascuna persona positiva al virus è in grado di infettare, che "è tornato stabilmente sotto 1 a partire dal 10 aprile”.
Per l’Ars, in un’ottica di riapertura sarà fondamentale tenere sotto controllo anche questo indice calcolato per provincia: il trend dei nuovi casi degli ultimi 10 giorni, infatti, ha mostrato una concentrazione territoriale verso la provincia di Firenze, dove è emersa oltre la metà dei casi totali.
E’ salito, fortemente, il numero delle persone guarite. Al 3 maggio erano quasi 3.400 (il 35% della casistica totale), più del 60% di queste guarito viralmente (si è quindi completamente negativizzato ed è passato attraverso il controllo di un doppio tampone negativo). L’aumento dei guariti è salito 8 volte tanto quanto la media italiana nell’ultimo mese.
Per l’Ars il trend dei ricoveri "è sicuramente il dato più confortante in ottica di riapertura": dal 3 di aprile, giorno in cui si trovavano 1427 persone ricoverate nei reparti COVID, siamo arrivati ieri al numero di 625. Soprattutto le persone ricoverate in terapia intensiva sono più che dimezzate nello stesso periodo (da 297 a 112). Prendendo a riferimento l’ultima settimana di marzo come data indicativa a partire dalla quale le misure di contenimento si stima abbiano cominciato ad avere effetto, si è osservata per i ricoveri totali una riduzione media di più del 45% in Toscana a fronte del 30% in Italia, e di quasi il 50% per le terapie intensive (in Toscana come in Italia).
Focalizzando l’attenzione sui posti letto di terapia intensiva, la percentuale dei letti occupati rispetto alla capienza massima (cioè letti intensivi disponibili sommati a quelli attivabili entro 48 ore, definiti “impegno su surge capacity” che in Toscana sono 440) è attualmente circa del 25%. Il sistema ospedaliero sembra aver gestito l’ondata di ricoveri di fine marzo inizio aprile senza eccessiva difficoltà.
“Sempre in ottica riapertura - evidenzia la nota dell’Ars - è bene concentrare l’attenzione sulle caratteristiche dei casi: come sono cambiate nel tempo, come si è evoluto il loro stato clinico e quali siano stati i principali luoghi di contagio? La piattaforma dell’Istituto superiore di sanità, alimentata dai Dipartimenti di Prevenzione delle tre Asl toscane, ad oggi annovera quasi il 90% delle schede dei casi”.
Quindi ecco l’identikit dei contagiati: "L’età mediana dei casi è di 60 anni (61 negli uomini e 59 nelle donne), coerente con il valore nazionale di 62 anni. In generale, la fascia di età in cui si osserva la maggior parte dei casi è quella dei 50-59enni (19,8% dei casi di SARS-CoV-2), seguita da quella dei 60-69enni (15,0% dei casi), e quindi da quella dei degli 80-89enni (14,7%). Nella fascia di età 0-19 è stato rilevato appena il 3,1% dei casi totali, l’1,3% sotto i 10 anni. Per quanto riguarda il genere, sotto i 60 anni la prevalenza dell’infezione è lievemente maggiore nelle donne, tra i 60 e i 79 anni ci sono più casi tra gli uomini e dopo gli 80 anni nuovamente tra le donne”.
Ma, evidenzia la nota, “è dall’evoluzione dello stato clinico della casistica che si recuperano le informazioni più interessanti, le stesse informazioni che andranno monitorate in futuro”.
La figura riporta l’andamento dello stato clinico alla data di effettuazione dei tamponi per settimana di arruolamento dei casi: la strategia di allargamento dei tamponi e l’effettivo andamento dell’epidemia ha fatto emergere nel primo mese la casistica più grave (stati clinici severi e critici), mentre a partire dall’inizio di aprile si è sempre più intercettata la casistica con sintomatologia lieve. I casi severi e critici sono passati dal 46,4% della prima settimana al 16,7% dell’ultima, mentre i totalmente asintomatici dal 6,3% al 61,5% nello stesso periodo.
“Sono i servizi territoriali quindi quelli maggiormente impegnati adesso su di una casistica che ha bisogno di essere isolata velocemente e controllata periodicamente rispetto alla sintomatologia. I tempi di guarigione continuano ad essere piuttosto lunghi: sono di 28 giorni in media totale dalla comparsa dei sintomi, con poche variazioni tra i vari stati clinici (dal lieve al severo). E’ in questo senso che va letta la lenta discesa del numero di persone in isolamento domiciliare, che hanno cominciato a scendere decisamente solo nelle ultime due settimane”, spiega la nota.
Sempre per settimana di arruolamento dei casi risulta, secondo l’Ars, “molto interessante analizzare i luoghi di contagio, tramite la piattaforma casi messa a disposizione da ISS.”
Nella figura successiva relativa ai casi distinti per luogo di contagio, si nota l’emersione dei casi in RSA e tra gli ospedali sanitari in conseguenza della campagna organizzata da Regione Toscana proprio in quei luoghi maggiormente colpiti dal virus. “L’estensione progressiva dei tamponi, ed ultimamente dei test sierologici, quindi sembra aver influenzato sicuramente la numerosità e le caratteristiche cliniche dei casi positivi, che all’inizio dell’epidemia ha riguardato quasi esclusivamente i casi più gravi nella popolazione generale, e progressivamente ha interessato i luoghi di contagio che sono stati messi sotto il cannocchiale delle strategie di screening di Regione Toscana (RSA e tra operatori sanitari) con casi spesso asintomatici o con sintomi lievi”.
Le province con maggiore presenza sul territorio di RSA sembrano essere quelle maggiormente colpite dai casi in quell’ambito di contagio.
L’analisi dell’Ars si sofferma poi sui decessi. "Sono 872 i deceduti dall’inizio dell’epidemia cosi ripartiti, 8 di questi persone sono decedute sul suolo toscano ma erano residenti fuori regione. Il tasso grezzo di mortalità toscano (numero di deceduti / popolazione residente) per Covid-19 è di 23,4x 100.000 residenti contro il 47,6X100.000 della media italiana (12esima regione). I tassi provinciali seguono le aree geografiche caratterizzate da maggior contagio: la provincia di Massa e Carrara è quella in cui il tasso è più alto, seguita da Lucca e Firenze. Come per i casi, sono i territori delle province a Sud della Toscana (Siena, Arezzo e Grosseto), ad avere i tassi di mortalità più contenuti”.
L’analisi per genere conferma una maggior letalità per il genere maschile: considerando solo i pazienti deceduti per i quali è nota l’età al momento del decesso, a fronte di un dato complessivo del 7,4%, la letalità dei maschi è quasi doppia rispetto alle femmine (9,8% nei maschi e 5,4% nelle femmine). Le donne decedute per COVID-19 hanno un’età al decesso più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 86 - uomini 81). Sui soggetti deceduti per COVID-19, almeno una comorbosità era presente in quasi il 70% dei casi; quasi il 45% aveva tre o più malattie croniche concomitanti, ed un quarto ne aveva almeno due. Le patologie prevalenti sono il diabete mellito, le malattie cardiovascolari e le respiratorie croniche.
“Nella fase 2 – osserva Fabio Voller, coordinatore dell'Osservatorio di epidemiologia - dovremo fare tesoro delle informazioni che sono state raccolte fino ad oggi ed implementare sistemi che favoriscano la raccolta puntuale delle caratteristiche individuali, famigliari e di contesto dei nuovi casi. Queste stesse caratteristiche andranno poi stratificate per le popolazioni a maggior rischio, come le persone anziane con patologie croniche su cui dovremo concentrare probabilmente gli interventi di risposta al bisogno assistenziale”.
04 maggio 2020
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