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Coronavirus. In Toscana il 4,3% dei casi tra residenti di orgine straniera. Ma solo uno è cinese

L’Ars analizza i contagi tra i cittadini della Regione sulla base del Paese di origine. Su 8.017 casi considerati (l'87,6% dei casi totali rilevati dall'Unità di crisi regionale), l’84,6% è a carico di cittadini italiani, il 4,3% interessano cittadini stranieri mentre nell’11,1% la cittadinanza risulta mancante. Tra gli stranieri, nel 18,4% dei casi si tratta di persone originari dell’Albania, il 15,3% della Romania, il 14,1% del Perù, il 5,5% delle Filippine e il 3,7% di Brasile, India e Marocco. Fra i cittadini cinesi (che rappresentano il 13% dei residenti stranieri in Toscana) è stato registrato soltanto 1 caso.

29 APR - E' un virus che si è sviluppato in Cina, ma dei 347 casi di covid19 registrati tra gli stranieri residenti in Toscana, solo 1 era cinese. Lo rileva una analisi l'Agenzia regionale di sanità (Ars) della Toscana, che ha messo sotto la lente tutti i dati relativi ai contagi da SARS-CoV-2 tra gli stranieri residenti sul territorio Regionale facendo emergere come la popolazione straniera rappresenti solo il 4,3% del totale dei contagiati. Forse per via della loro giovane età: la popolazione straniera residente che in Toscana ha un’età media di 34,6 anni. Trattandosi di persone giovani, hanno anche un minor numero di comorbidità (in particolare patologie croniche come il diabete, l’ipertensione, la broncopneumopatia cronica ostruttiva e l’insufficienza renale) che interessano soltanto il 18,2% degli stranieri contro il 32,4% degli italiani. Sono queste alcune delle conclusioni a cui è arrivata l'Ars.
 
In Italia, al 1° gennaio 2019 la popolazione straniera residente in Toscana rappresentava l’11,2% dei residenti totali. Complessivamente, spiega una nota di sintesi dei risultai dell’analisi Ars diramata dalla Regione, alla data del 27 aprile 2020, sulla piattaforma dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), sono state registrate in Toscana 8.017 infezioni da SARS-CoV–2 sulla base dei dati raccolti dai servizi di Igiene e Sanità Pubblica dei Dipartimenti di Prevenzione. Su 8.017 casi considerati (l'87,6% dei casi totali rilevati dall'Unità di crisi della Regione Toscana e trasmessi alla Protezione civile a quella data).
 
Di questi, 6.781 risultano a carico di cittadini italiani (84,6%), 347 interessano cittadini stranieri (4,3%), mentre per 889 (11,1%) la cittadinanza risulta mancante. In linea con quanto osservato fra gli italiani, il rapporto di genere maschio/femmina vede le donne più coinvolte dall’infezione ma, a differenza di queste ultime, le straniere risultano in percentuale maggiore (straniere: 60,5%; italiane: 53,1%).
 
I paesi di provenienza riflettono le etnie che maggiormente risiedono sul territorio regionale, ad eccezione di quella cinese. I dati, infatti, mostrano ben 64 nazionalità presenti nella casistica toscana; la figura mostra come il 18,4% dei casi SARS-CoV-2 positivi provengono dall’Albania, il 15,3% dalla Romania, il 14,1% dal Perù, il 5,5% dalle Filippine e il 3,7% dal Brasile India e Marocco. Solo 11 i casi che sono riconducibili a Paesi con un sistema economico sviluppato. Fra i cittadini cinesi (che ricordiamo rappresentano il 13% dei residenti stranieri in Toscana) è stato registrato soltanto 1 caso. “Quest’ultima informazione risulta oltremodo interessante, alla luce del fatto che la città di Prato ospita una delle più grandi comunità cinesi d’Europa e che, dato l’esordio dell’infezione, sembrava destinata a diventare un epicentro di Covid-19”, evidenzia la nota.
 
Venendo alla composizione socio anagrafica della popolazione straniera positiva per Covid, l’età media dei SARS-CoV-2 positivi è di 45,9 anni (italiani: 60,9 anni) con soltanto il 4,2% delle infezioni registrate fra gli over70 (italiani: 36% hanno più di 70 anni). “Fra le possibili spiegazioni - spiega la nota della Regione - c’è la giovane età della popolazione straniera residente che in Toscana ha un’età media di 34,6 anni, costituisce una delle ipotesi più accreditate. Trattandosi di persone giovani, non stupisce nemmeno la presenza di un minor numero di comorbidità (in particolare patologie croniche come il diabete, l’ipertensione, la broncopneumopatia cronica ostruttiva e l’insufficienza renale) che interessano soltanto il 18,2% degli stranieri (italiani: 32,4%)”.
 
Venendo alle conseguenze più gravi di salute, al 26 aprile 2020, sono 6 decessi per infezione da SARS-CoV-2 nella popolazione straniera. Rispetto agli italiani, l’indice di letalità, ovvero il numero di decessi sul numero di casi, è molto più basso fra gli stranieri (1,7% vs. 8%) con valori che, in linea con l’andamento italiano, risultano più elevati nel genere maschile (maschi: 2,9%; femmine:1%). L’età mediana delle persone decedute è 77 anni (italiani: 83 anni). Per quanto riguarda le comorbidità, soltanto 2 delle persone decedute presentavano almeno una patologia cronica concomitante (stranieri: 33,3%; italiani: 68,3%).
 
Analizzando il tempo trascorso tra la data d’insorgenza dei sintomi e la data di esecuzione del prelievo o del ricovero, illustra la nota, “possiamo riconfermare che il Sistema Sanitario Regionale, in accordo con la sua impostazione universalistica, ha un approccio improntato all’equità di trattamento su tutta la popolazione. Nel primo caso la mediana è di 4 giorni mentre fra l’esordio dei sintomi e il ricovero è di 5 giorni (sovrapponibile al dato italiano)”.
 
Complessivamente, gli stranieri positivi in condizioni meno gravi, ovvero gli asintomatici, i pauci-sintomatici e i pazienti con sintomatologia lieve, rappresentano l’84,7% del totale (italiani:78%), il 14,1% sono coloro che si trovano in uno stato clinico severo (italiani: 18,5%) mentre l’1,2% è in condizioni critiche (italiani: 3,5%). “La giovane età di questa popolazione e le migliori condizioni di salute, spiegano anche il minor ricorso al ricovero ospedaliero sia in reparti di degenza ordinaria (stranieri:15,3%; italiani:24%) che di terapia Intensiva (stranieri: 1,7%; italiani:2,1%)”.
 
L’ultima informazione presentata dall’Ars riguarda il luogo in cui è avvenuta l’esposizione. Fra gli stranieri, 81 persone hanno contratto l’infezione sul luogo di lavoro e, di queste, 57 risultano operatori sanitari che operano prevalentemente all’interno di Residenze sanitarie per anziani (46). “Dato che sono soprattutto le donne provenienti dai Paesi dell’est Europa e sud America (Perù) a svolgere professioni di natura assistenziale (in prevalenza agli anziani), l’informazione riguardante il luogo di contagio spiega, in parte, il maggior coinvolgimento del genere femminile fra gli stranieri provenienti da questi Paesi”, evidenzia la nota reigonale.
 
"I dati riferiti alla nostra regione - è il commento di Fabio Voller, coordinatore dell'Osservatorio di Epidemiologia di Ars Toscana - sembrano confermare che la giovane età e la mancanza di comorbidità dei cittadini stranieri rappresentano fattori protettivi nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2, nonostante questi cittadini abbiano lavorato in ambienti particolarmente attaccati dal virus, come le Rsa e gli ospedali".

29 aprile 2020
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