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Petri (Aifi Toscana): “Accelerare su fisioterapia di comunità”

Bene la delibera n.597/18 della Giunta con la quale si definisce lo sviluppo del modello assistenziale dell’infermiere di famiglia e di comunità, ma il provvedimento rischia di configurare un modello di Sanità di Iniziativa funzionalmente incompleto perché incentrato ancora sulle due figure del medico di famiglia e dell’infermiere

22 GIU - “Abbiamo accolto con molta attenzione e favore la delibera n.597/18 della Giunta Regionale con la quale si definisce lo sviluppo del modello assistenziale dell’infermiere di famiglia e di comunità, perché solo attraverso la formalizzazione di modelli innovativi di risposta al cambiamento dei bisogni della popolazione è possibile pensare alla sopravvivenza del sistema sanitario universalistico. Tuttavia, pur riconoscendo la necessità di procedere per stadi di avanzamento, pensiamo che il provvedimento rischi di configurare un modello di Sanità di Iniziativa funzionalmente incompleto perché incentrato ancora sulle due figure prevalenti, e finora esclusive, del medico di famiglia e dell’infermiere, utilizzando il concetto e il valore della multiprofessionalità come mero richiamo di routine”.
 
Questo il commento di Gino Petri Presidente Aifi Toscana.
 
“Solo nella DGR n.650/2016 – scrive Petri –  si fa riferimento esplicito al fisioterapista tra i ‘soggetti e ruoli’ che concorrono alla realizzazione della Sanità di Iniziativa riconoscendo al fisioterapista uno specifico ruolo ‘in relazione agli interventi di supporto alle condizioni di cronicità e disabilità e al mantenimento delle competenze motorie e funzionali, soprattutto nella popolazione anziana, le azioni di tipo riabilitativo-educazionale proattive centrate sul paziente si dimostrano efficaci nel migliorare le condizioni di salute del cittadino e nel determinare maggiori livelli di appropriatezza nell’accesso alle stesse prestazioni di riabilitazione.
 
La presenza in forma strutturata della figura del fisioterapista all’interno della sanità d’iniziativa sarà chiamata a collaborare alle attività di: o prevenzione proprie della medicina di iniziativa; o adeguamenti del contesto abitativo e sociale anche con interventi di assistenza protesica; o attività di supporto a strategie di self-management e programmi di autocura anche con l’utilizzo di ICT.
 
Al fisioterapista è riconosciuta la competenza per intervenire su tutti target di popolazione evidenziando ambiti di intervento significativamente differenziati fra di loro, al cui interno può essere assicurato il contributo specifico della sua professionalità. A partire da questa previsione è indispensabile, procedere con quanta più tempestività possibile, alla promozione e sperimentazione di modelli di Fisioterapia di Comunità che possono trovare anche nella declinazione di Fisioterapista di Famiglia la sua attuazione.
 
Il Fisioterapista di Comunità opera nell’ambito delle attività sanitarie di comunità in maniera ottimale in relazione alle articolazioni delle Aft, in collaborazione con il Mmg e le altre figure professionali, assicurando gli interventi necessari affinché non si instaurino quadri patologici conclamati o riacutizzazioni di sindromi esistenti ponendosi in una condizione proattiva rispetto ai bisogni dell’utente. Il Fisioterapista della sanità d’iniziativa a livello di Aft esprime, infatti, la propria professionalità garantendo interventi preventivi/educativi e proporzionati al livello di rischio e o di gravità del quadro sia in relazione a specifiche patologie (Ictus, Bpco, malattie cardio-vascolari, neurodegenerative, etc.) che più in generale nei quadri di invecchiamento (fragilità, prevenzione delle cadute). In relazione agli interventi di supporto alle condizioni di cronicità e disabilità e al mantenimento delle competenze motorie e funzionali, soprattutto nella popolazione anziana, le azioni di tipo riabilitativo-educazionale proattive centrate sul paziente si dimostrano efficaci nel migliorare le condizioni di salute del cittadino e nel determinare maggiori livelli di appropriatezza nell’accesso alle stesse prestazioni di riabilitazione. Questa specifica funzione della figura professionale contribuisce a dare appropriatezza agli interventi riabilitativi promuovendo stili di vita sani e l’accesso/fruizione a programmi di Attività Fisica Adattata, esperienza questa consolidata da oltre dieci anni di coordinamento dell’accesso ai corsi AFA in Regione.
 
La sua azione si esprime anche a domicilio dell’utente, ove previsto nei Piani di Assistenza Individualizzati, elaborando programmi di attività domiciliare personalizzati con l’obiettivo di educare il caregiver, verificare le autonomie funzionali e le condizioni strutturali delle abitazioni in rapporto alla proposta/verifica di ausili assistenziali, attuando verifiche periodiche per il monitoraggio dell’aderenza al piano terapeutico e promuovendo la massima partecipazione alla vita sociale, declinando con questi interventi i concetti di empowerment del paziente e di empowerment comunitario.
 
Riteniamo che le competenze necessarie siano già parte del bagaglio formativo e di esperienza dei fisioterapisti, ma che esse siano ancora espresse prevalentemente in un modello sanitario che interviene successivamente al manifestarsi della patologia, fortemente basato sull’erogazione di prestazioni, con pesanti ricadute in termini di appropriatezza e di costi per il sistema sanitario. Per questo condivide la necessità di prevedere uno sviluppo formativo che, a partire dall’approfondimento della conoscenza di strategie di supporto al self-management e di trasferimento delle competenze ai caregiver, e delle competenze comunicative e di lavoro in team, veda rafforzata l’approccio proattivo nella promozione della salute e nel supporto alla autogestione della cronicità.
 
Forte anche delle posizioni già espresse dalla Direzione Nazionale nel marzo 2017*, espresse in merito alla sanità di iniziativa e al Fisioterapista di Comunità, incalzeremo la Regione nel sostenere lo sviluppo di questi modelli senza aspettare il prossimo Piano Sanitario, mettendo a disposizione le proprie idee e competenze e promuovendo all’interno del proprio corpo professionale il necessario cambiamento culturale”.

22 giugno 2018
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