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In Toscana si sperimentano sensori indossabili per la diagnosi precoce del Parkinson

Un dispositivo indossabile, composto da sensori del movimento, algoritmi di intelligenza artificiale e tecnologie mobile, punta ad anticipare la diagnosi. I ricercatori: “La sfida scientifica di questa collaborazione  è quella di dare la possibilità di diagnosticare e curare la malattia sin dal vero inizio del processo patologico, permettendo di intraprendere le terapie 5-7 anni prima di quanto avviene adesso”.

22 FEB - Parte in Toscana una ricerca innovativa incentrata sull’utilizzo di un dispositivo indossabile, composto da sensori del movimento, algoritmi di intelligenza artificiale e tecnologie mobile, per lo sviluppo di servizi innovativi e sostenibili di diagnosi precoce, trattamento terapeutico e gestione della malattia di Parkinson.

La ricerca, promosso dalla U.O. di Neurologia dell'ospedale Apuane di Massa, sarà condotta nell’ambito del progetto DAPHNE e nell’ambito dello studio CASANOVA.

Il progetto DAPHNE e lo studio CASANOVA vedono la collaborazione tra l’U.O. di Neurologia dell'ospedale Apuane, l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (IBR-SSSA) e l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa (IFC-CNR) e il supporto delle aziende toscane BioCare Provider srl, Orthokey srl e TechnoDeal srl.

DAPHNE è un progetto di ricerca di circa 1.3 milioni di euro, finanziato in larga parte dalla regione Toscana nell’ambito del programma attuativo regionale Fas 2007-2013 e incentrato sullo sviluppo di servizi innovativi e sostenibili per la malattia di Parkinson attraverso tecnologie mHealth e ICT, favorendo l'automonitoraggio domiciliare e la partecipazione attiva del paziente e del caregiver.

CASANOVA è la parte clinica del progetto DAPHNE e ha l’obiettivo di standardizzare e validare sul piano clinico, il sistema di sensori indossabili per la diagnosi precoce ed il monitoraggio della malattia di Parkinson, così come per il monitoraggio nel tempo della malattia e l’ottimizzazione della terapia.

L’innovazione della studio sta nell’integrazione multidisciplinare di contenuti clinici, ingegneristici e statistico-epidemiologici, atti a sviluppare una strumentazione ergonomica e superleggera, coadiuvata da algoritmi intelligenti, per la misura quantitativa ed oggettiva del movimento degli arti superiori ed inferiori.

“La malattia di Parkinson – ricorda il coordinatore della sperimentazione Carlo Maremmani – è una delle più frequenti malattie neurodegenerative, che affligge circa l’1% delle persone sopra i 65 anni e seppure più raramente può colpire soggetti anche al di sotto dei 50 anni. Ad oggi la malattia viene diagnosticata quando il processo patologico è già iniziato da circa 5-7 anni a livello del sistema nervoso. Durante quegli anni la malattia è presente ma è silente dal punto di vista motorio. Solo dopo anni, progredendo lentamente, si manifestano i sintomi motori: inizia il tremore degli arti, il soggetto si muove più lentamente e la muscolatura diviene più rigida. A quel punto viene fatta la diagnosi ma sono stati persi 5-7 anni di potenziale trattamento farmacologico”.
“La sfida scientifica di questa collaborazione - aggiunge - è quella di dare la possibilità di diagnosticare e curare la malattia sin dal vero inizio del processo patologico, permettendo di intraprendere le terapie 5-7 anni prima di quanto avviene adesso, con possibilità superiori di successo”.

La ricerca coinvolgerà in questa fase anche persone sane, di età compresa tra i 60 e 65 anni. A tale scopo è già iniziato un lavoro di sensibilizzazione e di informazione svolto dai medici di medicina generale di Massa e Carrara, in coordinazione con la U.O. di Neurologia apuana. È possibile anche candidarsi spontaneamente telefonando al numero 3281753405 oppure 3397842800 dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì. La partecipazione è gratuita e la misura dei movimenti è assolutamente innocua, fanno sapere i ricercatori.

22 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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