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Infezioni ospedaliere. Con una medicazione potrebbero diminuire del 60% assicurando al Ssn un risparmio di 15 milioni di euro

È quanto emerge da uno studio condotto dal Gruppo interdisciplinare dell’Azienda Sanitaria Firenze in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, che stima anche una riduzione di 1.700 giorni di ricovero l’anno. Il dispositivo è un “cerotto” posto a protezione dell’accesso del catetere in grado di ridurre l’incidenza delle infezioni primarie del sangue

22 NOV - Ogni anno si verificano in Italia 450-700 mila infezioni in pazienti ricoverati in ospedale. Un numero ancora molto alto per un fenomeno che potrebbe essere, almeno in parte, evitato e che grava pesantemente sui costi della sanità e sulla salute dei pazienti. Una soluzione è già “a portata di mano”: tra le infezioni correlate all’assistenza, quelle del sangue legate alla presenza di un catetere potrebbero diminuire, garantendo un risparmio per il Ssn e una riduzione di giorni di degenza, attraverso l’implementazione di un’adeguata strategia di comportamenti e di strumenti (bundle).
 
È quanto emerge da uno studio valutazione di impatto sul budget del sistema sanitario recentemente realizzato dal Gruppo interdisciplinare Azienda Sanitaria Firenze in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. Il risparmio potrebbe essere ancora più rilevante se si considera che lo studio ha preso in esame un singolo aspetto della strategia di prevenzione ovvero l’impiego di un “cerotto” a protezione dell’accesso del catetere: si tratta di una medicazione antimicrobica trasparente (Tegaderm CHG prodotta da 3M) che è in grado di ridurre l’incidenza delle infezioni primarie del sangue.
 
“Abbiamo stimato che se tutti i pazienti nelle Terapie Intensive in Italia utilizzassero questo tipo di medicazione ci sarebbe sicuramente un miglioramento per il paziente, in quanto si ridurrebbero le infezioni del 60%, si avrebbe un risparmio in termini di degenza di 1.700 giorni con una riduzione di 15 milioni di euro per il sistema sanitario”, spiega Carlotta Galeone, epidemiologo e biostatistico dell’Università degli Studi di Milano.
 
“Le infezioni connesse all’assistenza occupano una posizione delicata nell’ambito dell’incidenza degli eventi avversi in sanità, che spesso sono correlati a comportamenti clinico-assistenziali non idonei da parte degli operatori sanitari e a criticità sistemiche in ambito dei deficit organizzativi – aggiunge Francesco Venneri, Clinical Risk Manager, Direttore Sos Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente Azienda Usl Toscana Centro – Come emerge da questo studio, la scelta nell’utilizzo dei dispositivi medici, in particolare delle medicazioni che sono ben delineate nel bundle di adesione alla best practice, è fondamentale per la prevenzione delle infezioni degli accessi vascolari; gli studi evidenziano come una buona adesione ai bundle da parte degli operatori e l’impiego di dispositivi idonei possa incidere sulla riduzione di eventi infettivi in sedi di accesso di dispositivi vascolari. È quindi fondamentale che il Clinical Risk Manager ed il management sanitario lavorino in sinergia per assicurare qualità e sicurezza delle cure ai cittadini e porre anche gli operatori sanitari in condizioni di essere compliant ed aderenti alle buone pratiche clinico-assistenziali. Si tratta di un dovere etico, morale, deontologico e sociale che non possiamo trascurare”.
 
In uno studio osservazionale sull’adesione al bundle condotto in parallelo dall’Usl Toscana Centro è anche “emersa una mancata standardizzazione di comportamenti e una carenza di dispositivi strumenti da utilizzare per gestire meglio il rischio infettivo”, evidenzia Lucilla Nozzoli, infermiera Rischio Clinico Azienda Usl Toscana Centro.
 
Lo studio di farmaco economia. Lo studio – recentemente realizzato dal Gruppo interdisciplinare di Venneri e da Carlotta Galeone dell’Università degli Studi di Milano – ha preso in esame i pazienti critici nelle Unità di Terapia Intensiva (Uti) e l’incidenza delle infezioni correlate ai siti degli accessi vascolari. Considerando lo specifico contesto clinico delle Uti in Italia, è stato analizzato come una adeguata strategia di comportamenti e di strumenti (bundle) possa favorire il contenimento della spesa. In particolare, è stato considerato un singolo aspetto della strategia di prevenzione, ovvero l’utilizzo di un “cerotto” a protezione dell’accesso del catetere (Tegaderm Chg prodotta da 3M) che è in grado di ridurre l’incidenza delle infezioni primarie del sangue.
Lo studio valuta l’impatto sul budget del Ssn dell’estensione dell’uso di una medicazione antimicrobica a tutti i pazienti adulti in terapia intensiva per più di 24 ore in sostituzione di una medicazione standard (non antimicrobica).
 
Nonostante il costo superiore della medicazione antimicrobica rispetto ad una medicazione standard, si calcola che se il cerotto venisse utilizzato su tutti i pazienti seguiti nelle Uti in Italia sarebbe possibile prevenire circa il 60% delle infezioni ed evitare circa 1.700 giorni di ricovero all’anno, dando luogo ad un potenziale risparmio per il Ssn complessivamente pari a circa 15milioni di euro. 
Nello studio è stato considerato che il numero di questi ricoveri è stimato in circa 143mila unità, mentre l’incidenza in Italia delle infezioni del sangue catetere-correlate (Cr-Bsi) è pari all’1,8 per mille giorni catetere. Si stima inoltre che i pazienti che contraggono questo tipo di infezione restino in ospedale oltre 8 giorni in più, con un aumento dei costi sanitari diretti pari a oltre 9.000 euro.
 
Il caso eccellente della Regione Toscana. La Regione Toscana, dove la diffusione della medicazione antimicrobica nelle Uti risulta attualmente pari all’80% rispetto al 10% registrato a livello nazionale, è particolarmente virtuosa e all’avanguardia nella lotta alle infezioni ospedaliere, come dimostrato da un tasso di infezione inferiore alla media italiana.
“È importante diffondere l’applicazione dei bundle, ma soprattutto bisogna verificarne la corretta applicazione attraverso un costante monitoraggio negli ospedali – sottolinea Riccardo Tartaglia, Direttore del Centro Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente (Grc) della Regione Toscana – È importante anche sottoporre eventuali dispositivi non solo a valutazioni di efficacia, ergonomia e usabilità, ma anche promuovere studi di Health Economics per verificarne gli impatti economici”.
 
Particolare attenzione al Targeting Zero è dimostrata dalla costituzione, all’interno dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, di un team dedicato agli accessi vascolari composto da medici e infermieri specializzati, che prende in carico il paziente nel medio e lungo termine.
 
“Un Team Aziendale dedicato agli accessi vascolari (Tav) – spiega Adriana Paolicchi, Direttore Anestesia e Terapia del Dolore – permette di centralizzare le attività di posizionamento e gestione degli accessi vascolari a media e lunga permanenza garantendo un'offerta coordinata, razionale e ottimale sotto gli aspetti tecnologici, economici ed educazionali. Avere un team aziendale dedicato permette di lavorare in un’ottica di proactive vascular planning, quindi di personalizzare la scelta del device vascolare in base alle esigenze diagnostico-terapeutiche del paziente, migliorando in tal modo il rapporto costo-efficacia e la sicurezza del paziente nelle fasi pre e post impianto”.
Prevenzione delle infezioni: il ruolo della formazione
Ma essere in possesso del device giusto non basta: la formazione svolta sia all’interno del team sia nei reparti dell’ospedale sia nel territorio, è fondamentale. Nel caso dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana è stato già realizzato un primo progetto “on the job” rivolto al personale interno. “Crediamo molto nella formazione – conclude Paolicchi – In particolare per garantire l'appropriatezza nella scelta e nella gestione del catetere, per ridurre le complicanze infettive e trombotiche”.
 
Per quanto riguarda l’accesso vascolare, questo aspetto è cruciale: “La formazione universitaria, post-base e continua del professionista durante tutta la sua carriera può portare a un’assistenza più efficace e appropriata a tutti i pazienti”, evidenzia Roberto Vierucci, infermiere Uo Anestesia e Rianimazione Ps dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.
 
Si conclude a Pisa la campagna 3M “3 a 0” per combattere le infezioni del sangue catetere correlate. Molto impegnata nella divulgazione della buone pratiche per combatte le infezioni del sangue catetere correlate è 3M, azienda leader nell’innovazione e nella tecnologia.
3M venerdì 17 novembre ha portato a Pisa i rappresentanti di 16 ospedali provenienti da tutto il Centro-Nord che si incontreranno per firmare la Carta “Targeting Zero”: una dichiarazione di intenti in cui si impegnano formalmente ad attuare le buone pratiche per azzerare le infezioni nell’attività quotidiana.
 
La campagna denominata “3 a 0” che si è aperta a Vicenza, ha fatto tappa a Roma e si è conclusa a Pisa ha visto il coinvolgimento di 60 strutture sul territorio nazionale.
 
La campagna di educazione divulgazione, promossa da 3M, era iniziata lo scorso anno con il coinvolgimento di 14 strutture sanitarie che nel 2016 hanno firmato la carta e hanno concretizzato il loro impegno attraverso l’adozione di protocolli, di attività di formazione, di strumenti di misurazione che hanno consentito di raggiungere l’obiettivo di formare un numero sempre maggiore di operatori e di aumentarne la sensibilizzazione all’argomento.
 
“In 3M crediamo che un mondo senza infezioni sia possibile e siamo convinti che questo sia anche una nostra responsabilità – Patrizio Galletta, 3M Italia Country Business Leader Health Care. Per questo rinnoviamo il nostro impegno attraverso la firma congiunta della carta “Targeting Zero” per favorire l’attuazione delle buone pratiche per azzerare le infezioni nell’attività quotidiana. In quanto membri della Comunità Scientifica e rappresentanti dell’Industria, crediamo che i pazienti abbiano diritto alla migliore prevenzione possibile delle infezioni catetere-correlate e all’equità di trattamento in qualsiasi struttura sanitaria decidano di recarsi. Con la firma della carta vogliamo contribuire in modo efficace alla sostenibilità del nostro Ssn che beneficerebbe così di una minore spesa pubblica derivante dalle infezioni”.

22 novembre 2017
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