La sicurezza del percorso nascita. La continuità territorio-ospedale-territorio in Regione Toscana
Se ne è parlato lo scorso 17 novembre a Firenze all'incontro organizzato dal Centro Gestione Rischio Clinico della Regione. I dati di mortalità materna presentati da ARS hanno mostrato la virtuosità del modello toscano. Mentre la comunicazione, il lavoro di squadra, la consapevolezza situazionale, quelli che vengono definiti i fattori umani, continuano a rappresentare le principali cause di eventi sentinella ed eventi avversi.
21 NOV - “Robbiane 1.0”: così è stato battezzato in corso d’opera l’incontro che si è tenuto venerdi 17 novembre a Firenze, organizzato dal Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana sul tema della sicurezza delle cure nel percorso nascita in tutta la sua complessità di gestione fra ospedale e servizi territoriali.
Robbiane dal nome della sala che ha ospitato più di 100 operatori sanitari del territorio e dell’ospedale coinvolti in questo percorso come ginecologici, ostetriche, pediatri e psicologi.
1.0 perché è la prima volta che a livello regionale viene organizzato un incontro per confrontarsi sul come garantire una continuità assistenziale strutturata e sicura tra il livello delle cure primarie durante la gravidanza, l’assistenza in ospedale durante il parto e poi di nuovo sul territorio nei mesi successivi. Dell’importanza della qualità e sicurezza nelle transizioni di cura in questo delicato percorso la consapevolezza negli ultimi anni è cresciuta molto, ma da venerdì scorso 17 Novembre, si sono anche delineate precise linee di azione.
Numerosi interventi si sono susseguiti nel corso della giornata e diverse figure professionali hanno portato il loro specifico contribuito alla ricchezza del dibattito.
I dati di mortalità materna presentati da ARS ci mostrano la virtuosità della nostra regione, una tra quelle con il minor numero di morti materne a livello nazionale. Molte però ancora le aree in cui si possono introdurre correttivi alla qualità e sicurezza dei nostri servizi in base all’analisi degli eventi sentinella, delle segnalazioni e degli audit condotti dal Centro GRC. La comunicazione, il lavoro di squadra, la consapevolezza situazionale, quelli che vengono definiti i fattori umani, continuano a rappresentare le principali cause di eventi sentinella ed eventi avversi.
Da qui è emersa chiaramente la necessità di mettere in campo progetti specifici per migliorare la comunicazione tra operatori, migliorare il passaggio delle informazioni tra diversi setting assistenziali, migliorare la capacità di lavorare come una equipe nonostante la distanza tra i luoghi di cura. Tutto questo attraverso l’introduzione condivisa e contestualizzata di strumenti di supporto cognitivo alla presa di decisioni (checklist, algoritmi, poster e schede di handover), momenti di formazione multidisciplinare attraverso la simulazione e l’aggiornamento continuo, occasioni di discussione tra pari su “quello che è andato male” nell’assistenza ad una donna allo scopo di imparare per migliorarsi (audit congiunti tra ospedale e territorio).
Il dibattito si è focalizzato inoltre sull’importanza del ruolo del medico di medicina generale fino dalle prime fasi della gravidanza e subito dopo il parto e della necessità di informatizzare il sistema di raccolta delle informazioni cliniche affinché siano disponibili in qualsiasi momento a tutti i livelli di cura e a tutte le professionalità che prendono parte al percorso.
E’ stato affrontato il tema della presa in carico delle donne in situazioni di maggiore fragilità emotiva e sociale, non solo rafforzando e rendendo omogenei sul territorio i servizi di supporto psicologico durante la gravidanza, il parto e nel post parto attraverso un lavoro di continuità tra consultori e ospedali, ma anche migliorando la presa in carico emotiva, l’accompagnamento nella difficoltà, l’ascolto.
Infine si è parlato del modello, di come dovrebbero essere riorganizzati i sistemi di integrazione ospedale e territorio a seguito della recente riforma che ha interessato il sistema regionale toscano, un punto caldo è la organizzazione dei due tradizionali livelli di alto e basso rischio, ai quali semmai affiancare l’introduzione di un livello medio rischio. Le tre aree vaste presentano modelli diversi e il dibattito rimane aperto. La giornata di venerdì ha creato certamente un ponte per il confronto, la condivisione e per iniziare a pensare di rendere questo percorso ancora più sicuro ed accessibile a tutti.
Giulia Dagliana
Centro GRC_WHO Collaborating Center
Sara Albolino
Centro GRC_WHO Collaborating Center
21 novembre 2017
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