Pazienti maltrattati. Ipasvi Firenze: “Avviare verifiche su idoneità psicologica dei professionisti sanitari”
La proposta rivolta alla Regione, alle strutture formative e alle aziende del settore. Per il presidente degli infermieri fiorentini, Danilo Massai, si tratta di una esigenza derivante anche dal fatto che quello dei professionisti sanitari è “un lavoro faticoso, usurante, che mette a dura prova la capacità di reggere a stress fisici ed emotivi”.
28 LUG - “Avviare dei percorsi ad hoc in grado di stabilire e verificare l’idoneità psicologica e la capacità di affrontare lo stress dei professionisti del settore sanitario”. A lanciare la proposta è
Danilo Massai, presidente del Collegio Ipasvi di Firenze, alla luce dei numerosi casi di presunti maltrattamenti in strutture di accoglienza, case di riposo e ospedali oggetto di indagini e di denunce sui media.
“Lanciamo un richiamo e un appello alle strutture formative, alla Regione e alle aziende perché siano avviati – continua Massai – nuovi percorsi di monitoraggio e verifica. Attualmente infatti abbiamo armi spuntate: oggi si diventa infermieri attraverso un percorso formativo che, giustamente, non può escludere alcun soggetto. Ma quando si passa dallo studio teorico al tirocinio pratico, dovrebbe scattare una verifica, per capire le capacità di ogni professionista d’interagire con gli altri, per coglierne problemi e criticità. Oggi questo non è possibile, né avviene qualcosa del genere al momento dell’assunzione in una struttura. Nessuno misura le capacità psichiche dell’infermiere che, in tutto il suo percorso professionale, viene considerato più come ‘risorsa economica’ all’interno di un sistema assistenziale che come ‘capitale umano’ in una rete fatta anche di delicate relazioni e interazioni”.
Per Massai, “ci si dimentica spesso che siamo davanti a un lavoro faticoso, usurante, che mette a dura prova la capacità di reggere a stress fisici ed emotivi. In altri Paesi ogni struttura ha un suo psicologo che si interfaccia automaticamente con i singoli infermieri, individuando il disagio e spesso prevenendolo. In Italia, non solo non si valutano i professionisti all’inizio del loro percorso lavorativo, ma si lasciano anche da soli successivamente. Chi può accorgersi se una situazione degenera? Chi verifica se una persona perde la lucidità per stress professionali o motivi personali?”..
“Come Collegio – conclude il presidente dell’Ipasvi Firenze - siamo pronti a lavorare insieme alle strutture e alle istituzioni per aprire un percorso nuovo che aiuti a trovare insieme una soluzione”.
28 luglio 2016
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