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Rossi e l’intramoenia. Sarebbero altre le cose da abolire in sanità. A partire dalle Regioni stesse

Da una  persona capace e colta come lui ci si sarebbe aspettato una proposta di abolizione di altre e ben più importanti fonti di sprechi e corruzione. In primis le Regioni, perché sono questi  baracconi la vera e ingiustificata fonte di spesa ingiustificata. E subito dopo le aziende sanitarie e ospedaliere che hanno  accumulato disavanzi superiori a quelli generati dalla tanto deprecate vecchie Usl

18 MAR - Che il Presidente di una Regione si scagli contro ciò che crea disuguaglianza di accesso al servizio sanitario  e corruzione è un fatto importante e meritevole della massima condivisione. Altrettanto giusto è denunciare  pubblicamente i medici che di tali misfatti sono responsabili perché essi oltre che danneggiare i cittadini gettano discredito su una intera categoria tra cui,  come dice il Presidente della Toscana Rossi,  ci sono onesti che lavorano con serietà e competenza.
 
Del presidente Rossi altre cose lasciano perplessi  e riguardano  quel fenomeno di rimozione sulle priorità nella lotta alla corruzione che è insita nella sua idea di abolire l’intramoenia. Da una  persona capace e colta come lui ci si sarebbe aspettato una proposta di abolizione di altre e ben più importanti fonti di sprechi e corruzione. In primis le Regioni, perché sono questi  baracconi la vera e ingiustificata fonte di spesa ingiustificata; e subito dopo le aziende sanitarie e ospedaliere che, dopo il processo di aziendalizzazione,  hanno  accumulato disavanzi superiori a quelli generati dalla tanto deprecate USL ante D. Lgs 502/517.
 
Ricordo che sono ben tre i direttori generali da cui sono stato amministrato ad essere finiti nelle patrie galere per fenomeni corruttivi e che fatto ancora più grave a fare emergere questi odiosi reati  non sono stati i funzionari regionali preposti ma i magistrati e gli uomini della Finanza
 
Ricordo anche che le Regioni hanno la capacità di normare la libera professione in modo tale da impedire che i reati imputati ai due medici toscani vengano perpetrati e che se questo non è avvenuto è perché, spesso,  i presidenti delle Regioni  hanno cercato il consenso dei professionisti nella maniera più facile e più antica del mondo:  il laissez-faire. Avrebbero invece dovuto stabilire volumi e tipologie di prestazioni eseguibili e soprattutto impedire che la libera professione avvenisse al di fuori delle strutture pubbliche.
 
Esiste poi una libera professione, per la quale ci siamo sempre battuti come sindacato, che è quella di tipo aziendale in cui il medico diventa un consulente che opera per conto della azienda  presso strutture totalmente private e previa stipula di specifico atto convenzionale tra i due soggetti istituzionali. Un tipo di attività pulito e trasparente  che non crea nessuno dei problemi denunciati da Rossi.
 
Come si vede le norme per impedire abusi nella libera professione ci sono, ma purtroppo non vengono applicate per incuria, indifferenza o  per mancata vigilanza anche da parte di alcuni dei presidenti di regione a cui sicuramente Rossi non appartiene.
 
Il presidente Rossi, dunque, se vuole riposizionarsi nella veste del giustiziere è il ben venuto;  è soltanto pregato  di indire delle battaglie per le quali valga la pena spendersi. Rimane altrimenti il dubbio che la sua chiamata alle armi possa essere indotta da considerazioni più opportunistiche come l’evidente calo di consensi  che caratterizza la sua azione di governo o che non voglia essere da meno di quanti hanno raccolto firme per abolire la sua sciagurata riforma del servizio regionale toscano.
 
Roberto Polillo

18 marzo 2016
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