Riforma sanità toscana. Piccole vendette e difese corporative dietro il referendum che vuole stopparla
22 OTT -
Gentile direttore,
leggo
la veemente perorazione di Ivan Cavicchi a favore del referendum contro il Presidente Rossi e l’assessore Saccardi che si accusano di proporre una legge “stupida e presuntuosa”, “unicamente all’insegna delle compatibilità finanziarie” che spinge il servizio nelle braccia dei privati. Senza scomodare Leibniz (il 9 a filosofia nel lontano ‘55 non mi aiuta), sono d’accordo che è possibile far convivere diritti dei malati e parità di bilancio, ma questo riesce meglio seguendo Occam,
entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem, e se possiamo governare con tre ASL perché averne dodici?
Così, in molti, ci siamo impegnati su questa legge che consideriamo una nuova opportunità. Ora sono in difficoltà: la tesi di Cavicchi mi angoscia: ci siamo tutti, come diciamo noi, “bevuti il cervello?” L’dea della legge è di riorganizzare il sistema come fino a poco fa, gli stessi promotori del referendum chiedevano a gran voce, riducendo il numero delle ASL. Inoltre avevamo pensato che definire meglio i livelli di programmazione potesse evitare assurde e costose duplicazioni, che l’idea dei dipartimenti interaziendali consentisse, utilizzando il serbatoio delle competenze professionali, di organizzare i PDTA attraverso la compossibilità dei professionisti di lavorare insieme sul paziente, infine di rafforzare la governance clinica mediante un organismo unico di consulenza professionale.
Avevamo pensato che tutto ciò favorisse la medicina di iniziativa e per questo abbiamo progettato il dipartimento di Medicina Generale con lo scopo di incardinare i medici di famiglia nel servizio e affrontare per intero la piramide dei bisogni. Non spetta a me difendere Rossi e Saccardi che lo sanno fare da soli, oltre a tutto in buon toscano, però penso che Cavicchi sarà d'accordo sul fatto che l'aumento della domanda è controllabile (per quanto la gente voglia la risonanza magnetica appena ha il ginocchio gonfio, piuttosto che partecipare al governo della sanità); che il minor finanziamento non scardina l'assistenza, almeno in Toscana e che il vero problema è l'aumento dei costi dell'offerta.
Allora questa legge vorrebbe creare migliori strumenti per raccogliere dati sugli esiti delle cure. Allineando i risultati delle AFT con quelli dell'ospedale di riferimento all'interno di quelli complessivi della ASL, pensavamo di individuare gli ostacoli all'uguale accesso alle cure, che è lo scopo principale del sistema toscano.
Perciò più ci penso e più non mi piace coprire sotto il velo democratico del referendum piccole vendette, difese corporative, chi vorrebbe il robot anche a Peretola e, più che, altro un’ammucchiata che confonde la peggior politica partitica con gli interessi dei cittadini.
Antonio Panti
Presidente Ordine dei Medici di Firenze
22 ottobre 2015
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