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La sanità attende il Pnrr per rinascere e non possiamo fallire

29 LUG -

Gentile Direttore, 
in una fase di insicurezze ed emergenza c'è un orizzonte che rimane chiaro: la politica è attesa da un impegno verso la sanità che non può disattendere altrimenti la sanità è destinata a fallire. Abbiamo l'obbligo di riuscire a portare avanti i programmi del Pnrr per ricevere e reinvestire quei fondi che oggi, di fronte alle sfide della pandemia e del prossimo futuro, appaiono più che mai essenziali. Siamo attesi da una duplice sfida: definire i programmi di riforme e poi dimostrare efficienza, sia amministrativa che di tempistiche, nell'utilizzo delle risorse.

Non possiamo permetterci di far arenare i numerosi disegni messi in campo negli ultimi mesi. Dobbiamo riuscire a portali in fondo, in quanto Stato che pone la Salute come uno dei suoi principi fondamentali fin dalla Costituzione. Dobbiamo riuscirci, in qualità di professionisti del settore medico che reclamano un progresso negli strumenti e spazi di cura offerti, oltre che negli stili di vita-lavoro. Dobbiamo riuscirci, perché la richiesta di assistenza e tutela da parte della cittadinanza è in aumento: c'è una consapevolezza, per fortuna sempre maggiore, del valore della prevenzione e del benessere psico-fisico. 


Oggi la politica deve assumere più che mai un senso di responsabilità, ora che è stata imboccata una nuova strada di incertezze. Con la crisi di Governo, entriamo in una periodo di immobilismo almeno fino alla formazione del nuovo esecutivo dopo le prossime elezioni. Saremo di fatto impossibilitati a nuove misure legislative. E il dibattito politico, oltre che pubblico, sulle riforme sarà inevitabilmente rallentato. Le battaglie per i diritti sono state poste davanti a uno stop. L'appello, credo condiviso da tutto il mondo della sanità italiana, è che si superi con rapidità questa transizione, ripartendo dagli obiettivi prefissati (e forse rivedendoli, dove necessario, sulla base dei recenti sviluppi).

Non rinunciamo ad alcuna misura. Ma soprattutto deve essere scacciato lo spettro della perdita di fondi del Pnrr a causa della nostra crisi politica. Lasciar andare milioni di euro, in questa cornice storica, economica e sociale, sarebbe un errore clamoroso. Di sicuro la sanità non può permetterselo.

La Sanità rappresenta una delle sei missioni su cui si sviluppa il Piano di resilienza. Il traguardo a lungo termine è già stato tracciato: creare un'assistenza sanitaria di prossimità diffusa, capillare, costantemente presente in ogni regione. E poi numerosi obiettivi intermedi e paralleli come l'ammodernamento tecnologico, nuove competenze e formazioni, la digitalizzazione di strutture ospedaliere già esistenti e la loro messa in sicurezza, allineandole alle più recenti normative antisismiche. I fondi permetteranno di introdurre migliaia di grandi apparecchiature e macchinari: dalle Tac agli angiografi, dagli acceleratori ai dispositivi per radiografie fino agli ecotomografi cardiologici.

Si comprende quindi come il valore del Pnrr non sia solo nella riorganizzazione della medicina, ma anche concreto nella capacità di analisi dei pazienti. Decine di milioni di euro sono destinati alla telemedicina, perché oggi la tecnologia permette di curare ed essere vicini ai pazienti anche nelle loro case. E sarebbe miope non sfruttare a pieno questa opportunità. 

Di certo la riforma della sanità territoriale, uno dei nuclei più importanti a cui stava lavorando il Parlamento prima della crisi, è cruciale. La pandemia lo ha dimostrato. La terribile crisi dei pronto soccorso di tutti gli ospedali italiani lo testimonia ancora di più. Mancano ovunque strutture sociosanitarie territoriali che rispondano ai fabbisogni dei cittadini-pazienti e tutto ciò ricade sui pronto soccorso.  

Abbiamo bisogno urgentemente di una revisione e di nuove assunzioni in campo sanitario per superare le difficoltà attuali e poter garantire in futuro un supporto alla popolazione con continuità e qualità, creando davvero una presenza medica di riferimento. Sono già state pubblicate le procedure di gara per la realizzazione di reti di prossimità e relative strutture, ovvero case della comunità, ospedali di comunità, centrali operative territoriali.

Sono quest'ultimi i canali a cui saranno destinati la maggior parte degli investimenti (strutturali quindi e permanenti) e che permetteranno di rafforzare l'erogazione di prestazioni. Potranno nascere nuovi riferimenti per i cittadini grazie a spazi che integreranno team multidisciplinari, daranno attenzione ai malati cronici e offriranno cure a intensità clinica medio-bassa e per degenze brevi. Con particolare riferimento anche alla fascia di popolazione più anziana, in crescita e spesso affetta da una o più patologie. Bisogna quindi assumere medici e infermieri.

Le questioni sul tavolo sono dunque numerose: l'istituzione dello psicologo per le cure primarie, la fondamentale revisione del sistema dell'emergenza-urgenza, il miglioramento degli interventi sanitari e socioassistenziali. Possiamo rendere davvero la sanità più vicina. Dobbiamo prentenderlo, come professionisti del settore, come politica, come cittadini che vogliono essere ancora orgogliosi del loro Sistema Pubblico ed hanno a cuore la propria salute. Potrà essere anche una sanità più diffusa, in modo equo, dal momento che oltre il 40% delle risorse per la sanità territoriale sono destinate al Sud Italia, andando a colmare parte delle carenze attuali. Ma per fare tutto questo non possiamo perdere la sfida del Pnrr. 

Pietro Dattolo
Presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Firenze



29 luglio 2022
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