Ricette via Sms? No, grazie
04 APR -
Gentile Direttore,
non condivido per niente le voci di soddisfazione generale che accompagnano
la recente proroga, per ora fino al 31 dicembre 2022, del provvedimento di invio delle ricette elettroniche tramite sms/mail da parte del Medico di Medicina Generale e sono decisamente contrario a proseguire sulla strada di questa esperienza.
Parlo da addetto ai lavori, semplice medico di famiglia in attività da oltre 25 anni, che ha vissuto “sul campo” tutta la pandemia dal 2020 in poi: se questo provvedimento aveva una sua condivisibile ragione d’essere durante il periodo di lockdown, quando per ridurre la diffusione del virus siamo stati costretti a rinchiuderci in casa e si poteva uscire solo per comprovati motivi famigliari, di lavoro o salute, non si capisce perché dobbiamo ancora continuare adesso, dopo oltre due anni, a stato di emergenza dichiarato finito.
In parole povere, dobbiamo ammettere che ora si può tornare liberamente a frequentare palestre, pizzerie, cinema, stadi, teatri, discoteche, ma è inopportuno riprendere la frequentazione degli ambulatori come facevamo prima, ovviamente con tutte le dovute accortezze e regole del caso?
Ma c’è di più: a mio avviso, con questa discutibile proroga, viene fatta perdurare nella popolazione la percezione del medico di famiglia come una sorta di “Doctor Click”, pronto e disponibile H12, dalle 8.00 alle 20.00, a ricevere in qualsiasi momento della giornata, valanghe di chiamate al cellulare, sms e whatsapp, per inviare via etere le ricette, fuori e durante l’orario di ambulatorio, e poco importa se, in quest’ultimo caso, viene fastidiosamente spezzettata di continuo e in modo intollerabile la sua attività clinica.
Sfido anche a dimostrare che, in questo modus operandi, possa reggere qualsiasi attività di reception telefonica svolta dagli assistenti di studio, inevitabilmente travolti dal numero delle chiamate giornaliere, a meno che non si renda possibile, in futuro, che ogni medico abbia una sua segretaria personale dedicata e non condivisa con altri colleghi come succede sempre, ma questa è materia di pura fantascienza.
Ma veniamo finalmente al punto cruciale, la presunta migliore assistenza assicurata ai pazienti grazie ad una maggiore disponibilità e comodità ad ottenere le ricette: è falso.
Come tutti sanno, già prima della pandemia, la maggior parte dei medici di famiglia si è organizzata in associazioni o gruppi, con ambulatori che coprono eventuali necessità del cittadino h12, aperti mattino e pomeriggio quindi, in caso di mancanza di medicine, si trovano sempre porte aperte, perché c’è un collega del gruppo reperibile e non esiste la possibilità di rifugiarsi in fumose e pretestuose lamentazioni di “carenza assistenziale”.
Infine, faccio questa importante considerazione: perdurando in futuro l’abitudine a ricevere ricette per via SMS, si finisce, inevitabilmente, per svilire e banalizzare sempre di più l’atto medico della prescrizione, privandolo di quella necessaria verifica periodica, anche nella cronicità, che si può fare solo in studio: vedere il paziente stesso, o un suo familiare caregiver, ogni 2-3 mesi per il rinnovo farmaci, è un sacrificio sopportabile benissimo da ambo le parti solo a volerlo fare, sia da parte del medico che decide giorni e orari stabiliti di ambulatorio per il ricevimento per ripetizione ricette, sia da parte del cittadino che vi accede, rafforza il rapporto interpersonale, restituisce la giusta dignità professionale e importanza all’atto prescrittivo, e rende possibile un contemporaneo controllo ed eventuale adeguamento delle terapie eseguite: ma siamo proprio sicuri di voler barattare tutto questo per la comoda pigrizia telematica di ricevere la ricetta con un messaggino?
Mi dispiace doverlo annunziare, o ricordare a qualcuno che sembra esserselo dimenticato, ma le medicine sono e rimarranno sempre oggetti da maneggiare con estrema cura e attenzione.
L’impressione che personalmente ricavo da tutta la storia è quella che ancora una volta la Medicina Generale si sia piegata ad una Real Politik alla quale sindacalmente non se l’è sentita di opporsi, plaudendo alla reiterazione di un provvedimento dal retrogusto di tipo vagamente demagogico, accaparrandosi pure dubbi meriti di lavoro silenzioso e sotterraneo che hanno condotto al trionfale esito, anche se, invece, a mio avviso, motivazioni di ordine professionale contrarie a perseguire ancora questa strada ce ne sarebbero state molte, e sicuramente molto importanti.
Orfeo Fedele
Medico di Medicina Generale
Livorno
04 aprile 2022
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