Quelle “strane” coincidenze
di Ivan Cavicchi
In pochi giorni diversi articoli e commenti apparsi siìu QS sul tema del Recovery Plan sanitario mi hanno fatto pensare a una serie di coincidenze tra diversi punti di vista e ragionamenti che mi hanno ancor più convinto del fatto che quanto scritto nel testo del Piano per la nostra sanità non porti a nulla di buono
12 MAG - Devo confessare che le coincidenze mi hanno sempre affascinato. Per me anche se sono eventi diversi anche lontanissimi è come se fossero legati tra loro dal tempo in cui accadono .E’ la sincronia quindi che crea significati .
Prima coincidenza
L’altro giorno come forse ricorderete ho scritto un articolo sulle case di comunità (
QS 6 maggio 2021) con il quale:
• lamentavo l’assenza nella missione 6 del PNRR di una definizione chiara di casa di comunità
• sostenevo la tesi che per gli autori di questa idea esse in realtà dovrebbero essere considerate strutture sanitarie pubbliche ma gestite dalla comunità
• deducevo che se le case di comunità fossero da Speranza interpretate nel modo corretto allora Speranza dovrebbe appaltarle al terzo settore.
Contro la mia tesi il giorno dopo alcuni dubbi sono stati sollevati e cioè:
• le case della salute sono chiaramente definite
• le case di comunità sono la stessa cosa delle case della salute quindi dei poliambulatori Inam
• le case di comunità sono gestite direttamente dal pubblico
• nella missione 6 in realtà non c’è nessun appalto al terzo settore
Nello stesso giorno, coincidenza vuole che, proprio per rispondere a chi considera le case di comunità dei semplici poliambulatori pubblici, compare l’articolo, dei suoi ideatori (
QS 7 maggio 2021) che ci spiegano che le case di comunità sono servizi la cui gestione deve essere delegata al terzo settore.
Grazie a questa coincidenza cioè alla sincronia dei vari punti di vista abbiamo capito che:
• se Speranza confermasse la mia tesi egli dovrebbe ammettere che, la casa di comunità, dal punto di vista politico vale come sostituire il welfare State con il welfare di comunità, che resta comunque un atto di contro riforma
• se Speranza al contrario confermasse la tesi contraria egli dovrebbe ammettere quasi un falso ideologico (uso improprio dell’espressione “casa di comunità”), ma quel che peggio dovrebbe dire che la casa di comunità vale questa volta come la sostituzione di un modello di servizio dello Stato con un modello di servizio del parastato. Se la casa di comunità” è uguale alla casa della salute e la casa della salute è uguale al poiliambulatorio Inam ,allora secondo la regola transitiva la casa di comunità e il poliambulatorio inam sono la stessa cosa quindi ne welfare di comunità ne Stato ma parastato.
Vorrei ricordare a proposito di poliambulatori che oggi, a parte la ben nota efficienza dell’Inam nel controllare le prescrizioni dei medici di medicina generale , ripescare nel ventunesimo secolo questo modello del passato è quanto di più regressivo si possa immaginare talmente regressivo che anche in questo caso parlerei di una forma di atto di contro riforma.
Perchè? Perchè il poliambulatorio Inam era un servizio che dispensava prestazioni senza nessuna presa in carico (come si direbbe oggi), nulla di più e che le prestazioni che assicurava per forza di cose erano fortemente standardizzate quindi con un forte potenziale di inappropriatezza, dal momento, che esse erano tarate sulle tariffe, vale a dire sui contributi versati e non sui bisogni reali dei malati.
Nei poliambulatori Inam chissà perchè non si trovava mai un solo caso di tumore del fondo gastrico e sapete perché? Perché nello standard radiologico per l’apparato digerente erano consentite solo 4 radiografie di diverso formato, ma non la quinta quella che, con la posizione di Trendelenburg, avrebbe potuto dimostrare l’esistenza nel fondo gastrico di questo particolare tumore
Per fare una accettabile esplorazione radiologica dello stomaco al tempo del poliambulatorio il malato doveva andare per forza in ospedale.
Mi si obietterà che questa è una cultura del passato ma attenzione se vi leggete bene alcuni passaggi della missione 6, in particolar modo quelli che riguardano l’assistenza domiciliare, il linguaggio che si parla è quello tipico dei poliambulatori Inam ,quindi di prestazioni e non di presa in carico, e come ha scritto Maffei di programmazione negoziata cioè di tariffe (
QS 7 maggio 2021).
La missione 6 puzza di mutue di privato e di altro come il mio frigorifero quando compro il baccalà.
Eppoi scusatemi ma dove è morta la cultura delle mutue se i medici convenzionati continuano dopo più di mezzo secolo, ad avere prassi solo di stampo mutualistico?
Seconda coincidenza
Proprio l’altro ieri, quindi il 10 maggio, sul mio blog (
il Fatto quotidiano) ho pubblicato un articolo che dopo aver esaminato le diverse proposte di Speranza sulla sanità si è chiesto: ma quale sanità viene fuori immaginando di aggiungere al sistema che c’è, cioè già in essere, la missione 6 cioè le sue proposte?
Vi riporto testualmente il risultato della mia ricognizione:
• una sanità pubblica (legge 833) che tende alla residualità e che coincide grosso modo con l’ospedale e con alcuni particolari servizi pubblici (salute mentale, prevenzione, consultori , ambulatori vari ecc)
• una sanità convenzionata cioè che appalta a certi medici la specialistica ambulatoriale e la medicina generale
• una sanità che eventualmente appalta l’assistenza territoriale cioè le case di comunità al terzo settore
• una sanità che compra dal privato le prestazioni per l’assistenza domiciliare agli anziani secondo tariffe
• una sanità di mercato quindi mutualista e assicurativa aziendale (legge Bindi 229)
• una sanità privata accreditata quindi convenzionata
“Questa nuova sanità” questo il mio commento “è quella che Sacconi, ministro del lavoro e del welfare nel governo Berlusconi 2008, mettendo a regime le controriforme Bindi del 99, definiva un “sistema multi-pilastro” vale a dire il superamento del SSN come sistema pubblico sostituito con un sistema eterogeneo in parte pubblico in parte privato e in parte convenzionato e in parte delegato al terzo settore.
Ieri (
11 maggio 2021) coincidenza vuole che Fassari inauguri su questo giornale un forum “Il centro-destra e la sanità” aprendolo con uno straordinario articolo di Maurizio Sacconi (
Qs 11 maggio 2021) che ci ripropone nei fatti il suo sistema multi-pilastro.
A parte complimentarmi pubblicamente con Fassari per questa splendida idea che rispetto al forum fatto nelle settimane scorse “la sinistra e la sanità” non solo rispetta il criterio della par conditio confermando l’indipendenza di QS, ma soprattutto ci offre di scoprire come si dice l’altra faccia della luna.
Ebbene coincidenza vuole che Sacconi confermi sostanzialmente l’analisi del mio articolo sul mio blog. Per me credetemi una triste coincidenza.
Egli sostanzialmente sostiene che oggi il recovery plan crea finalmente le condizioni politiche e finanziarie che sino ad ora sono mancate per la realizzazione del suo sistema multi-pilastro al punto che parla, giustamente, di “reingegnerizzazione” della sanità pubblica.
Il potere della coincidenza in questo secondo caso, è quello di farci capire che Speranza, in realtà non è un riformatore come lascia ad intendere ma un contro riformatore buon ultimo cioè che viene dopo altri autorevoli contro-riformatori di sinistra e che si appresta a completare l’opera di ridimensionamento della sanità pubblica emulando la contro riforma Sacconi.
Se non cambieranno le cose, proprio con la missione 6, la destra sarebbe finalmente in grado di realizzare il suo antico progetto contro riformatore.
Una bella coincidenza. Complimenti.
Ivan Cavicchi
12 maggio 2021
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