Il Recovery Plan deve essere l’occasione per ripensare e valorizzare il sistema formativo delle professioni sanitarie
di Marcello Bozzi
È il momento del coraggio delle decisioni e delle azioni, a superamento di qualche “pasticcio” del passato, con l’auspicio di posizionamenti ed interventi delle forze politiche e della Conferenza Stato Regioni, nonchè degli Ordini Professionali, a tutela e garanzia dei cittadini utenti e contribuenti e degli stessi professionisti, per quella valorizzazione delle professioni sanitaria, da tutti acclamata … ma ancora non riscontrabile!
26 MAR - Il PNRR al punto 6. – SALUTE – tra gli obiettivi specifica “Il rafforzamento della compagine del personale sanitario, anche sotto il profilo formativo, al fine sviluppare le competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)”.
La raccolta e l’elaborazione di dati, di seguito riassunti nella tabella 1, consente di inquadrare meglio l’entità del problema e di richiamare l’attenzione del Governo e della Conferenza Stato/Regioni e PP.AA. alla necessità e urgenza (a distanza di 20 anni) di ripensare il sistema formativo delle professioni sanitarie.
La tabella che segue riporta le argomentazioni di maggiore interesse e, a seguire, le relative considerazioni ed i “richiami” alle istituzioni interessate:
a. le Professioni Sanitarie e le aree di riferimento (colonne 1-2-3);
b. la numerosità degli operatori afferenti ad ogni singola professione, con riferimento alle strutture pubbliche e private (colonne 4-5-6-7 – fonte MEF);
c. i Corsi di Laurea attivati, le sedi dove gli stessi corsi trovano distribuzione, i posti messi a bando (e ricoperti), la media dei posti per ogni sede (colonne 8-9-10-11 – Fonte Conferenza Corsi di Laurea A.A. 2020/2021);
d. la percentuale di occupati a un anno dalla laurea (colonna 12 – fonte almalaurea … con molti dubbi circa il riferimento percentuale della professione infermiere);
e. i docenti “clinici”, con esclusione dei MED 45-46-47-48-49-50 (che hanno circa il 30% del carico didattico di ogni singolo Corso di Laurea - colonna 13 - fonte Conferenza Corsi di Laurea A.A. 2020/2021);
f. i docenti Disciplinari MED 45-46-47-48-49-50 (che hanno circa il 70% del carico didattico di ogni singolo Corso di Laurea (colonna 14 - fonte Conferenza Corsi di Laurea A.A. 2020/2021);
g. i Laureati Magistrali dal 2004 al 2020, per ogni specifica area (colonna 15 - fonte Conferenza Corsi di Laurea A.A. 2020/2021);
h. i Master di I livello (trasversali, interprofessionali, specialistici), applicativi della l. 43/2006, a seguito degli accordi dei Ministeri interessati (MUR e Salute), con circolari del 13/3/2019 e 1/4/2019 (colonne 16-17-18)
Considerazioni e riflessioni:
a. 22 professioni sono troppe! In diversi casi le caratterizzazioni professionali hanno margini di sovrapposizione molto forti, con l’unica differenziazione riscontrabile nel problema di salute principale degli utenti. Inoltre la “parcellizzazione” è nemica della “razionalizzazione”, con ripercussioni evidenti nei livelli occupazionali;
b. Le percentuali di occupazione ad un anno dalla laurea rendono evidente l’eccessiva frammentazione. L’accorpamento di alcune professioni (o la previsione di “tronchi comuni”) potrebbe favorire sia una migliore programmazione delle attività didattiche, sia un utilizzo più corretto e razionale delle risorse;
c. Alcune professioni hanno uno sviluppo prevalente nel privato (comunque da considerare e valorizzare) e nel “commerciale”;
d. I docenti “clinici (area 6 di Medicina) sono 8.596 ed hanno circa il 30% del carico didattico complessivo;
e. I docenti Disciplinari (da MED 45 a MED 50) sono 457, con circa il 70% del carico didattico complessivo.
Relativamente ai 457 docenti Disciplinari:
• il Settore Scientifico Disciplinare MED 45 comprende n. 41 docenti strutturati, di cui 37 appartengono alla professione infermieristica;
• i settori Scientifico-disciplinari MED 46 e MED 49 non comprendono docenti strutturati afferenti alle professioni sanitarie;
• il Settore Scientifico Disciplinare MED 47 comprende n. 5 docenti strutturati, di cui 3 appartengono alla professione ostetrica;
• il Settore Scientifico Disciplinare MED 48 comprende n. 31 docenti strutturati, di cui 12 appartengono all’area della riabilitazione;
• il Settore Scientifico Disciplinare MED 50 comprende n. 122 docenti strutturati, di cui 4 appartengono alle professioni sanitarie (2 Igienisti Dentali, 1 Logopedista, 1 Ortottista);
• è difficile comprendere la sproporzione tra le numerosità dei docenti “clinici” e dei docenti disciplinari, tenuto conto dei rispettivi “carichi didattici”;
• è ancora più difficile comprendere come sia possibile prevedere un insegnamento disciplinare ad un docente che non è afferente alla Disciplina oggetto dell’incarico di insegnamento, pertanto con forti dubbi circa le competenze necessarie per l’insegnamento in quella data disciplina;
• nella realtà il sistema “regge” grazie al personale del SSN assegnato alle sedi formative universitarie (a carico economico del SSN) per consentire la realizzazione dei percorsi formativi e alle docenze affidate al personale del SSN (professori “a contratto” che svolgono tale attività o in orario di servizio, se compatibile, o fuori dall’orario di servizio, sempre con preventiva autorizzazione dell’azienda di appartenenza). A titolo puramente esemplificativo, stante i dati riportati in tabella, l’impegno economico a carico del SSN e delle regioni, sicuramente in difetto, è quantificato in circa 105.000.000 € / anno, per il finanziamento dei Direttori dei Corsi (737 … con un riconoscimento solo “virtuale” perché, nei fatti, sono professionisti inquadrati nell’area contrattuale del comparto) e degli operatori assegnati alle sedi formative (2.211 - almeno 1 per ogni anno di corso attivato, per ogni sede). All’impegno di spesa di circa 105.000.000 € a carico del SSN/R da aggiunta la quota regionale prevista nei protocolli d’intesa tra i singoli Atenei e le Regioni.
f. L’attivazione dei Corsi di Laurea Magistrale è stata conseguente ad una disposizione legislativa e, ad oggi, con riferimento al periodo 2004/2020, risultano laureati 16.813 studenti nell’area Infermieristico-ostetrica e 18.630 nell’aree della riabilitazione, nell’area delle professioni Tecniche e nell’area della Prevenzione.
g. L’attivazione dei Master di I livello (trasversali, inter-professionali e specialistici) è una risposta ai principi fissati dalla l. 43/2006, a distanza di “soli” 14 anni dall’emanazione della norma. Che sia almeno l’occasione per “ordinare” il sistema con il rigoroso rispetto dell’indicazione della Conferenza dei Corsi di Laurea in merito al superamento dei corsi “on line”.
Proposte:
• rivedere l’assetto delle professioni sanitarie, tenuto conto sia dei dati di occupazione riferiti ai singoli Corsi di Laurea, sia dei Master istituiti e in via di attivazione;
• rivedere la numerosità dei corsi attivati (a prescindere delle possibili “pressioni” di stake-holder), tenuto conto sia dei dati di cui sopra, sia della media di iscritti ai corsi, per un utilizzo più corretto e razionale delle risorse;
• Definire criteri minimi di riferimento per l’accreditamento dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie:
- 1 Professore Ordinario per ogni Ateneo, per ogni Corso attivato (Disciplinare – con il ruolo anche di Direttore del Corso);
- 1 Professore Associato per ogni Ateneo, per ogni Corso attivato (Disciplinare);
- 1 Ricercatore per ogni Corso, per ogni sede attivata (Disciplinare)
- Per la garanzia della rispetto dell’afferenza disciplinare, oltre al requisito curricolare, va prevista l’iscrizione al rispettivo Albo dell’Ordine Professionale di riferimento (al pari di quanto avviene per il normale esercizio professionale);
- Un “periodo finestra” (10 anni?) per sanare la situazione, nel rispetto di protocolli d’intesa Università / Regioni, meglio se con criteri ed indirizzi nazionali;
• Tenuto conto delle evoluzioni formative e normative che hanno interessato tutte le Professioni Sanitarie risulta oltremodo necessario:
- rivedere la distribuzione dei ruoli e delle responsabilità,
- rivedere i criteri per la determinazione delle risorse necessarie al funzionamento del sistema;
- rivedere i modelli organizzativi ed i sistemi di cura e assistenza (il miglioramento dei livelli di conoscenze e competenze, ad invarianza delle organizzazioni esistenti, generalmente hanno come conseguenza solo un aumento dei costi);
- attenzionare anche le necessità di adeguamento del percorso formativo e del profilo professionale dell’Operatore Socio Sanitario, per le implicazioni nella strutturazione dei setting assistenziali, tenuto conto sia della complessità assistenziale e dei nuovi bisogni degli utenti, sia della formazione avanzata che ha interessato le professioni sanitarie;
- prevedere percorsi di carriera e di valorizzazione (nel rispetto degli indirizzi governativi contenuti nel Patto per la Salute di recente approvazione governativa – scheda n. 3), anche con adeguamenti dei CCNL dell’area della Dirigenza e dell’Area del Comparto;
- prevedere la “contrattualizzazione” dei master (come era in essere negli anni ’70) e definire i criteri organizzativi ed allocativi delle risorse (che vanno “letti” come “riorganizzazioni” e non come “integrazioni”;
- prevedere, almeno nelle situazioni a maggiore complessità (da definire) il passaggio della funzione di Coordinamento nell’Area della Dirigenza, con contestuale “congelamento” della posizione nell’Area del Comparto.
E’ il momento del coraggio delle decisioni e delle azioni, a superamento di qualche “pasticcio” del passato, con l’auspicio di posizionamenti ed interventi delle forze politiche e della Conferenza Stato Regioni e PP.AA., nonchè degli Ordini Professionali, a tutela e garanzia dei cittadini utenti e contribuenti e degli stessi professionisti, per quella valorizzazione delle professioni sanitaria, da tutti acclamata (soprattutto in occasione dell’evento pandemico COVID-19) … ma ancora non riscontrabile!
Marcello Bozzi
Segretario ANDPROSAN – Associata COSMED
26 marzo 2021
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