Lazio: per i cittadini territorio è inefficiente e l’Adi una chimera
Ospedali prima donna e territorio cenerentola. Questa la sanità laziale vista dai cittadini nel II Rapporto Audit civico di Cittadinanzattiva-Tdm presentato oggi a Roma.
13 LUG - Una sanità basata quasi totalmente sugli ospedali, non un territorio non in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini e ai compiti affidatigli dai piani sanitari nazionale e regionale. Sono solo alcuni dei principali aspetti emersi dal II Rapporto Audit civico del Lazio, realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, in collaborazione con la Regione Lazio, presentato oggi a Roma.
Il quadro che ne emerge è di una sanità regionale che vede convivere eccellenze accanto all'inefficienza, non solo confrontando diverse realtà, ma anche all'interno di una stessa azienda, con enormi differenze a seconda di dove si risieda.
“Dai dati del nostro rapporto emerge che la vera emergenza nella Regione è l’assistenza domiciliare”, ha commentato Giuseppe Scaramuzza, segretario regionale di Cittadinanzattiva, spiegando che “ad oggi è garantita in minima parte solo nei giorni feriali, mentre nei giorni festivi e prefestivi l’unico riparo è l’ospedale. Come se i malati di Alzheimer, malati di tumore, anziani, malati neurologici, guarissero miracolosamente il venerdì sera e si riammalassero solo il lunedì mattina. Non esistono nei giorni festivi servizi domiciliari pubblici adeguati - continua Scaramuzza, - e nel caso di una banale emergenza, come per esempio la necessità di applicare un catetere vescicale, le possibilità che si hanno sono due: andare al Pronto Soccorso chiamando un’ambulanza oppure ricorrere ad alternative onerose pagando la prestazione”.
Il lavoro è stato condotto da équipe “miste”, composte da cittadini e operatori appositamente formati, e ha coinvolto 120 cittadini che, volontariamente, hanno analizzato 111 strutture sanitarie; in particolare 29 ospedali, 18 distretti, 34 poliambulatori, 18 centri per la salute mentale e 12 SerT, per un totale di 20 aziende di riferimento tra ASL, Aziende Ospedaliere e IRCSS.
Diversi gli argomenti affrontati da questa seconda edizione dell'Audit civico, con 380 indicatori diversi. Gli aspetti valutati riguardano l'orientamento al cittadino nell'organizzazione e gestione dei servizi; la prevenzione dei rischi, la riduzione del dolore e il sostegno ai malati oncologici e cronici; il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini nel sistema sanitario regionale.
Il fattore “accesso alle prestazioni” registra l'indice di gradimento più elevato nell'edizione 2010 di Audit, sebbene anche in questo caso si con enormi variazioni di realtà in realtà. Tuttavia spesso mancano informazioni adeguate per poter usufruire al meglio dei servizi. Quello che ne emerge è quindi un servizio sanitario regionale fortemente incentrato sugli ospedali, con i cittadini che, una volta usciti dal nosocomio, avvertono un senso di profonda solitudine.
L'analisi delle 29 strutture prese in considerazione conferma infatti come gli ospedali rappresentino la “prima donna” della sanità laziale. Sebbene il risultato registrato sia buono, restano delle enormi differenze tra ospedale e ospedale, e spesso anche tra reparto e reparto. Inoltre, gli ospedali che dipendono dalle ASL registrano performance inferiori rispetto alle Aziende Ospedaliere o agli IRCSS.
In generale, per gli ospedali il gradimento inferiore riguarda l'informazione e comunicazione, comfort e personalizzazione delle cure. Altra criticità, gli interventi mirati e sistematici per il controlli e la manutenzione degli edifici ospedalieri: esiste infatti una situazione diffusa di presenza di segni di fatiscenza e di degrado strutturale. Anche la gestione del dolore indica chiaramente la necessità di intervenire sul tema negli ospedali dipendenti dalle ASL.
Le cure primarie si confermano ,al contrario, il vero anello debole del sistema, nonostante le ripetute promesse susseguitesi negli anni, con punte particolarmente preoccupanti per quanto riguarda Centri per la Salute Mentale e Servizi Territoriali per le Tossicodipendenze. La priorità individuata da Cittadinanzattiva su questi argomenti è il potenziamento del territorio, prima di un affidamento di un ulteriore ruolo di erogatore di servizi che attualmente non sembra in grado di poter sostenere.
I punteggi più elevati riguardano la sicurezza delle strutture e degli impianti, così come quella dei pazienti.
In tutte le aziende, con qualche importante eccezione, non esiste inoltre una politica di reale coinvolgimento delle associazioni dei cittadini, sia nelle scelte aziendali, che nella possibilità di verificare e intervenire sulla qualità delle forniture. Spesso ci si rifugia nella sola attivazione del Comitato Etico, mentre poco o nulla si è fatto sul fronte delle forme extragiudiziali di risoluzione dei conflitti. Inoltre, ancora troppo poco si fa sul fronte della gestione del dolore, mentre l'attenzione per i pazienti oncologici o affetti da patologie croniche è ancora non sufficiente. L'Assistenza domiciliare integrata, vera chimera del sistema, erogata da pochissime realtà, ne è la conferma.
“Quello che chiediamo con urgenza alla Regione – ha sottolineato Scaramuzza - è di strutturare un’assistenza domiciliare 7 giorni su 7. Ciò significa evitare non solo ricoveri impropri, ma alleggerire le famiglie da un onere economico ed assistenziale pesantissimo, oltre che fornire un’adeguata e doverosa assistenza sanitaria. Tutte le Giunte che si sono susseguite negli ultimi quindici anni hanno sempre annunciato un rafforzamento della sanità territoriale, ma alla fine sono rimaste sempre solo promesse con qualche piccola eccezione”.
13 luglio 2010
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Studi e Analisi