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Il caffè allunga la vita. Parola del New England Journal of Medicine


Uno studio prospettico pubblicato dalla prestigiosa rivista americana afferma che più si consuma caffè e minore è il rischio di decesso. È evidente però l’invito a non esagerare da parte degli autori che spiegano che se si resta nelle media di 3-4 tazzine al giorno non si sbaglia.

23 MAG - La pubblicazione dello studio Association of Coffee Drinking with Total and Cause-Specific Mortality, di Neal D. Freeman e colleghi (Division Cancer of Epidemiology and Genetics, National Institutes of Health, Department of Health and Human Services, USA) sull’autorevole New England Journal of Medicine, Volume 366 presenta risultati confortanti: bere molto caffè non aumenta il rischio di decesso in generale e per cause specifiche.
 
“Questo importante studio – sostiene il Prof. Amleto D’Amicis, Vicepresidente della Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu) e membro del Comitato Scientifico per gli Studi sul caffè (Fosan) – è il primo a riportare una netta associazione inversa statisticamente significativa tra consumo di caffè e mortalità per tutte le cause, l’associazione inversa è dose dipendente, più caffè si consuma minore il rischio di morte. Altri precedenti studi non avevano evidenziato alcuna associazione tra caffè e mortalità, altri ancora avevano mostrato una debole associazione inversa, raramente statisticamente significativa. Lo studio in questione, oltre al netto risultato, rappresenta anche una ricca fonte di informazioni tra caffè, stile di vita e mortalità che sicuramente stimoleranno approfondimenti di ricerca”.
 
Essendo il caffè la seconda bevanda più consumata al mondo dopo il tè gli autori, si sono chiesti: il consumo di caffè può aumentare il rischio di decesso per qualunque causa?
Per darsi una risposta hanno intervistato oltre 200mila uomini e oltre 170mila donne afferenti al National Institutes of Health-AARP Diet and Health Study. Gli intervistati, soggetti sani, senza precedenti tumori o patologia cardiovascolare e cerebrovascolare, di età compresa tra i 50 e i 71 anni, sono stati seguiti per un periodo di tempo che variava da 1 a 14 anni registrando le cause di morte dei 52.515 soggetti deceduti tra il 1995 e il 2008. Per misurare la forza dell’associazione si è tenuto conto anche di tutti gli altri fattori che potessero influire sullo stato di salute, come per esempio l’abitudine al fumo, il consumo di alcol, il peso corporeo, l’attività fisica e altri stili di vita, in molti casi associate anche al consumo di caffè.
 
È così risultato che, nei soggetti sani, all’aumentare del consumo di caffè diminuiva la mortalità totale. In particolare negli uomini la mortalità diminuiva dell’1% in chi beveva meno di 1 tazza di caffè al giorno, del 6% in chi ne beveva 1 e del 10% in chi beveva 2 o più tazze al giorno.
 
Nelle donne non vi era protezione per un consumo di meno di 1 tazza, una protezione del 5% per una tazza e del 14-15% per 2 o più tazze di caffè al giorno. Per consumi più elevati la protezione non aumentava. Cosa interessante e poco nota finora è anche che risultati assolutamente sovrapponibili sono stati ottenuti con il caffè decaffeinato.
 
Lo studio ha permesso di rilevare anche le associazioni minori. I bevitori di caffè oltre ad essere meno soggetti a rischio di mortalità per cause generali, erano anche meno a rischio di decessi per cause più specifiche: malattie cardiache, respiratorie, ictus, lesioni, incidenti, diabete infezioni. Quanto alle morti per cancro, il consumo di caffè non ha riscontrato alcun effetto.
Commenta Alessandra Tavani, Capo del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie croniche presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano: “Lo studio è metodologicamente corretto e basato su un grosso numero di partecipanti, il che ha permesso di trovare statisticamente significativa la protezione del caffè che studi precedenti avevano solo suggerito. La cosa interessante è anche che il caffè non aumenta il rischio di nessuna delle grandi classi di patologie prese in considerazione dagli autori, nemmeno quelle, cardiovascolari, che in passato sembravano aumentare con il consumo di caffè”.
 
Gli autori dello studio affermano: "I nostri risultati mostrano associazioni inverse tra consumo di caffè e le principali cause di morte. Dai nostri dati non si può stabilire se questo risultato abbia un’origine causale o se esiste una associazione; tuttavia, rassicura rispetto alla preoccupazione che il consumo di caffè possa influire negativamente sulla salute."
 
In conclusione, è da ribadire che una persona sana non deve aumentare a dismisura il consumo di caffè per continuare a stare bene in salute, ma certamente un consumo moderato di 3-4 tazze di caffè al giorno rientra in un corretto stile di vita. 

23 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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