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Infanzia. Save the Children: “Il Covid accelera le diseguaglianze di genere. Bambine a rischio”


In Italia entro la fine dell’anno 1 milione e 140 mila ragazze rischiano di ritrovarsi tagliate fuori dallo studio, dal lavoro e da percorsi formativi. Bambine e ragazze crescono con l’illusione della parità, che si infrange nell’impatto col mondo del lavoro. Pubblicata l’XI edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia “Con gli occhi delle bambine”

17 NOV - Un Paese che si è fatto trovare impreparato davanti agli effetti del Covid-19 sull’infanzia in generale: già prima della crisi 1 minore su 9 viveva in povertà assoluta; asili nido solo per il 13,2% dei bambini; dispersione scolastica al 13,5%. Un Paese non “a misura di bambino”, quello che si è trovato ad affrontare l’emergenza Covid-19, ma ancor meno un Paese “a misura di bambine”. Bambine e ragazze che in Italia pagano sulla loro pelle disuguaglianze di genere sistematiche e ben radicate nella nostra società, che si formano già nella prima infanzia, che le lasciano indietro rispetto ai coetanei maschi e che, con la pandemia, sono deflagrate.

A scattare la fotografia dell’talia da punto di vista dell’infanzia è il nuovo Atlante dell’infanzia a rischio “Con gli occhi delle bambine” diffuso a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza da Save the Children, giunto quest’anno alla sua undicesima edizione.
 
Circa 1 milione e 140 mila ragazze tra i 15 e i 29 anni rischiano, entro la fine dell’anno, di ritrovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione, rinunciando così ad aspirazioni e a progetti per il proprio futuro. Un limbo in cui già oggi è intrappolata 1 ragazza su 4, con picchi che si avvicinano al 40% in Sicilia e in Calabria, e che vede percentuali più alte per le ragazze anche nei territori più virtuosi, come il Trentino Alto Adige, dove a fronte del 7,7% dei ragazzi, le ragazze Neet sono quasi il doppio (14,6%). Divari di genere che si ripercuotono anche sul fronte occupazionale, con un tasso di mancata occupazione tra le 15-34enni che raggiunge il 33% contro il 27,2% dei giovani maschi, un dato comunque grave.

L’istruzione resta un fattore “protettivo” per il futuro delle ragazze, ma anche le giovani che conseguono la laurea stanno pagando cara la crisi: tra le neolaureate che hanno conseguito il titolo di primo livello nei primi sei mesi del 2019, solo il 62,4% ha trovato lavoro, con un calo di 10 punti percentuali rispetto al 2019, mentre per i laureati maschi – pur penalizzati – il calo è di 8 punti (dal 77,2% al 69,1%), con retribuzioni comunque superiori del 19% rispetto alle neolaureate.
 
Quest’anno l’Atlante apre una finestra sulla condizione dell’infanzia nel nostro Paese, restituendoci una fotografia fatta di povertà minorile e disuguaglianze educative, da nord a sud e propone un approfondimento sulla condizione di bambine e ragazze in Italia, evidenziando per loro un futuro post pandemia a rischio.
Un Paese, quello fotografato da Save the Children, dove nascono sempre meno bambini e dove la povertà intrappola il loro futuro nelle aree più svantaggiate, nelle periferie educative, privandoli delle opportunità di coltivare passioni, talenti e aspirazioni. Questa l’Italia delle bambine, dei bambini e degli adolescenti sulla quale si è abbattuta la scure dell’emergenza Covid con conseguenze socio-economiche che rischiano di rendere ancor più profonde le disuguaglianze.
 
Già prima della pandemia, nel nostro Paese, 1 milione 137 mila minori (l’11,4% del totale) si trovavano in condizioni di povertà assoluta, senza avere cioè lo stretto necessario per condurre una vita dignitosa. Un dato in calo rispetto al 12,6% del 2018, ma che tuttavia rischia di subire una nuova impennata proprio per gli effetti del Covid-19, se non saranno messi subito in campo interventi organici per prevenire una crescita esponenziale come quella avvenuta a seguito della crisi economica del 2008, quando la percentuale di povertà assoluta minorile è quadruplicata in un decennio (era il 3,1% nel 2007). Più di 1 minore su 5 (il 22%) vive in condizioni di povertà relativa, con la Calabria (42,4%) e la Sicilia (40,1%) ai primi posti di questa triste classifica, mentre Trentino Alto Adige (8,3%) e Toscana (9,8%) si rivelano le regioni più virtuose in tal senso.
 
“Già prima dell’emergenza Covid, l’ascensore sociale del Paese era fermo: in Italia si è rotto il meccanismo che permetteva di migliorare la propria condizione, di costruirsi un futuro migliore. Un Paese che aveva già dimostrato di aver messo l’infanzia agli ultimi posti tra le proprie priorità e che di fronte a una sfida sanitaria e socioeconomica come quella che stiamo affrontando, stenta a cambiare strada mettendo i bambini e gli adolescenti al centro delle proprie politiche di rilancio – ldenuncia Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia – abbiamo una generazione intera da proteggere, una generazione per la quale il futuro si costruisce a partire da oggi. E in questa spinta per la ripartenza, le bambine e le ragazze possono e devono essere un volano di sviluppo”.
 

17 novembre 2020
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