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Covid 19: le risorse EU all’Italia valgono quanto tre piani Marshall

di Fabrizio Gianfrate

Arriveranno, tra Recovery Fund, Sure, MES (34 miliardi al SSN, alla fine li prenderemo), BEI, ecc., oltre 300 miliardi. Tre volte il piano Marshall del dopoguerra (12,7 miliardi di dollari del 1947, pari a 113,5 miliardi di euro odierni) che, dalle macerie di guerra e ventennio edificò l’Italia economica e industriale di oggi. Insomma, con la cornucopia EU si potrà davvero ricostruire il Paese

09 SET - “Li sordi che ariveno co’ er trallarallà se ne rivanno cor lallerallero”- il denaro intascato troppo facilmente se ne andrà con altrettanta faciloneria. Il detto popolare romanesco rimanda al pericolo sul destino dei fondi EU post Covid in cui ci tufferemo festosamente nei prossimi mesi come Zio Paperone nel suo deposito.
 
Ma “piatto ricco mi ci ficco” lo diranno anche mafie e P2 o simili, o quelleeterne maschere italiane saprofite su ogni disgrazia o cataclisma, i faccendieri della “Roma da magnare” e della “Milano da bere”, o magari certi sedicenti devoti, chi alla Vergine chi a cornute divinità celtiche, chi al mascellone, in realtà tutti a Mammona, ovvero al denaro (“qui Iddio non è Trino ma quattrino”, motteggia il Belli)
 
Arriveranno, tra Recovery Fund, Sure, MES (34 miliardi al SSN, alla fine li prenderemo), BEI, ecc., oltre 300 miliardi. Tre volte il piano Marshall del dopoguerra (12,7 miliardi di dollari del 1947, pari a 113,5 miliardi di euro odierni) che, dalle macerie di guerra e ventennio edificò l’Italia economica e industriale di oggi. Insomma, con la cornucopia EU si potrà davvero ricostruire il Paese.
 
Anche perché l’alternativa è un destino economico tragico, già compromesso da anni di debito pubblico enorme e inarrestabile e produttività in caduta da un ventennio, che in pochi anni ridimensionerebbe drammaticamente i nostri stili di vita con inimmaginabili conseguenze sociali.
 
Vale anche per la sanità pubblica, che nel dramma Covid ha confermato di essere una delle parti migliori del Paese. Con risorse tra le più basse in EU, talvolta disperse tra rivoli d’inefficienza, e con domanda da Paese più “anziano” del mondo, già prima era in difficoltà a mantenere la propria qualità, specialmente in certe Regioni, spostando la spesa sulla tasca privata accrescendo l’iniquità nell’accesso ai servizi.
 
Le risorse EU sul SSN dovranno valorizzarne le risorse umane, strutture e infrastrutture, riorganizzazione funzionale, digitalizzazione, territorio, prevenzione, maggiore equità. Ma con visione e strategia, senza spesa frammentata, quella ben nota per non scontentare nessuna delle solite lobby questuanti, o dispersa a pioggia (“shopping compulsivo da improvviso benessere”, l’ha definito sagacemente Ivan Cavicchi)
 
L’occasione unica che la sorte pur tragica del Covid paradossalmente ci offre è quindi epocale. Stefan Zweig l’avrebbe inserita nei suoi “Momenti Fatali”, uno di quelli che indirizzano e determinano il corso della storia. Il come sapremo utilizzare quelle risorse deciderà il livello di benessere delle prossime generazioni.
 
Chi ne prenderà le decisioni avrà quindi responsabilità esiziali per quello che lascerà ai posteri. Sperando che alla fine non faccia come l’insulsa lumachella vanagloriosa di Trilussa, che strisciata sopra l’obelisco istoriato guarda la bava dietro di sé e si dice fiera: “ho lasciato n’impronta su la storia
 
Prof. Fabrizio Gianfrate
Economia Sanitaria

09 settembre 2020
© Riproduzione riservata


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