Perché dico sì al “ritorno” della Medicina scolastica
di Antonio Faggioli
Con la cancellazione dei servizi medico scolastici, nelle scuole sono venute a mancare funzioni sanitarie con le quali si sarebbe potuto più efficacemente affrontare l’epidemia da Covid-19, ma anche sviluppare ulteriormente i requisiti degli edifici scolastici, il controllo della sicurezza di tali edifici, i loro aspetti igienico-sanitari, l’aggiornamento dei requisiti nutrizionali della refezione scolastica, la revisione del calendario scolastico, ecc….
08 SET - Recentemente sono state espresse diverse e contrastanti opinioni sulla “medicina scolastica”, ossia sulla introduzione di una particolare funzione sanitaria nella scuola al fine di dare attuazione alla prevenzione delle patologie dell’età evolutiva e alla diagnosi precoce delle stesse. Si tratta di funzioni affermatasi nel tempo, che hanno raggiunto il pieno sviluppo dagli anni ’60 tramite specifiche normative allora gestite dai Comuni. La collaborazione tra medici scolastici e infermieri con il personale docente permise fin da allora di affrontare e aggiornare problemi che si erano cristallizzati nel tempo: le anomalie dello sviluppo infantile, i requisiti strutturali e funzionali dell’edificio scolastico, la revisione dell’orario scolastico, i requisiti della ristorazione scolastica.
Tali obiettivi sono stati riconfermati con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (Legge 23 dicembre 1978, n. 833 – art. 14, lett. e), che ha attribuito le relative funzioni alle Regioni e alle USL. Purtroppo le Regioni inspiegabilmente hanno ritenuto di non avvalersi dei servizi medico-scolastici, che conseguentemente hanno cessato di esistere. Sono pertanto venute a mancare funzioni sanitarie con le quali si sarebbe potuto più efficacemente affrontare l’epidemia da Covid-19, ma anche sviluppare ulteriormente i requisiti degli edifici scolastici, il controllo della sicurezza di tali edifici, i loro aspetti igienico-sanitari, l’aggiornamento dei requisiti nutrizionali della refezione scolastica, la revisione del calendario scolastico, ecc….
Le considerazioni per la ripresa della medicina scolastica.
La riattivazione del Servizio è stata recentemente auspicata da più parti, tra cui la Capogruppo M5S della Regione Lazio (
QS. 27.7.2020,
QS. 2.9.2020), la quale
ha dato risposta alla Federazione Italiana Medici Pediatri contraria alla ripresa della medicina scolastica e dichiaratasi disponibile a farne le funzioni. La Capogruppo M5S ha dato risposta facendo notare: “La necessità di creare un figura di raccordo tra famiglie e medicina del territorio per rafforzare la prevenzione, la sorveglianza sanitaria e la formazione dei minori alle tematiche sanitarie”; proponendo “una sperimentazione nella Regione Lazio nella prospettiva di estensione della medicina scolastica a livello nazionale, considerate le difficoltà a incrementare il carico di lavoro degli attuali medici pediatri”.
La Regione Lazio si è dichiarata disponibile ad accogliere la proposta della Capogruppo M5S e Lazio e Toscana hanno già avviato le necessarie procedure (
QS. 1.9.2020).
Analoga disponibilità
è stata espressa dalla FIMMG (Federazione Italiana Medici Medicina Generale) ritenendo il medico scolastico “figura chiave del territorio” e accogliendo la proposta Lorenzin per “offrire una risposta sempre più efficace alle esigenze di salute della comunità scolastica e non solo alle criticità dovute al Covid-19; inoltre, secondo la FIMMG, “il medico scolastico è figura chiave nel sistema territoriale, funzionale alla gestione delle criticità, utile in una prospettiva di più ampio respiro per un contributo efficace alla gestione dell’igiene pubblica e per la prevenzione e la salute degli alunni; tutto ciò ovviamente non pregiudica il coordinamento della sua azione con quella dei medici di famiglia”.
In attesa della riattivazione della medicina scolastica è stata auspicata la nomina di un “referente Covid nelle scuole”, che comunque non può bastare secondo la Ministra per la Famiglia
Elena Bonetti la quale ritiene “debbano essere individuate figure sanitarie di riferimento che aiutino i presidi e le famiglie nella gestione dei sospetti di contagio (
La Stampa, 26.8.2020). A tale proposito c’è l’accordo della responsabile scuola del PD
Camilla Sgambato, la quale propone l’assunzione di 12mila operatori sanitari medici e infermieri, usando i finanziamenti del Mes e del Recovery Fund.
I pareri contrari alla medicina scolastica.
Stupiscono alcune prese di posizione, contrarie alla ripresa della medicina scolastica, da parte della Regione Lombardia (
QS. 28.7.2020), del Veneto (
QS. 4.9.2020) e anche dei medici pediatri (
QS. 3.9.2020).
I medici pediatri ritengono “superata la funzione del medico scolastico” e di potere essere loro in grado di assicurare un servizio di cui, con tutta evidenza, non conoscono l’elevato impegno che ritengono di potere svolgere con la collaborazione di figure di riferimento quali “infermieri di comunità referenti che svolgono funzioni di prevenzione e controllo” all’interno della comunità scolastica.
Premesso che nel passato gli infermieri erano presenti e operanti in stretta collaborazione con i medici scolastici e che tale collaborazione dovrà riprendere alla ripresa del servizio, occorre avere presenti alcune caratteristiche della medicina scolastica che, fatti gli ovvii aggiornamenti, richiederanno azioni continuative e non saltuarie, da svolgere direttamente nell’ambito scolastico: l’attenzione primaria alla prevenzione e solo secondariamente le eventuali diagnosi precoci dei casi, la stretta e continuativa collaborazione tra medici, insegnanti e genitori.
Richiamando la pregressa storica esperienza, si renderanno necessari da parte del servizio i seguenti controlli di base oltre a quelli più propriamente sanitari: requisiti strutturali e funzionali dell’edificio scolastico; requisiti di sicurezza; requisiti igienico-sanitari; requisiti della refezione scolastica per assicurare gli effetti nutrizionali e della sicurezza alimentare; revisione del calendario scolastico.
Conclusioni.
Si rende attualmente necessaria e urgente nella scuola un’azione continuativa, per la prevenzione e la diagnosi precoce di contagi virali e batterici e altre patologie per la tutela della tutela della salute degli alunni.
E’ pertanto auspicabile l’intervento tempestivo del Ministro della Salute nei riguardi delle Regioni, affinché queste si adeguino nel più breve tempo possibile a quanto previsto dalla Legge 23 dicembre 1978, n. 833 – art. 14, lett. “e” in materia di igiene e medicina scolastica.
Antonio Faggioli
Già dirigente del Dipartimento di Prevenzione dell’AUSL di Bologna e Libero docente di Igiene alla Università degli Studi di Bologna.
08 settembre 2020
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