Sanità integrativa. Vecchietti (Rbm Salute) a Grillo: “Già vi aderiscono 14 milioni di italiani. Perché non istituire un vero Secondo Pilastro?”
In una lettera indirizzata al Ministro della Salute, l'Amministratore Delegato e Direttore Generale di Rbm Assicurazione Salute spiega come questa si possa configurare come un'operazione a costo zero, utile anche per migliorare le differenze esistenti tra le diverse zone del Paese: "La proposta potrebbe essere quella di promuovere un Fondo Sanitario Interregionale per il Mezzogiorno finalizzato a garantire nel medio periodo un riavvicinamento delle aspettative di vita, degli indici di salute e dei livelli di cronicità".
17 GIU - "Sono 14 milioni gli italiani che attualmente già aderiscono alla Sanità Integrativa, beneficiando di un rimborso in media pari al 66% del costo delle proprie cure private a fronte del pagamento di un premio annuo che corrisponde a poco meno del 60% dell’ammontare della Spesa Sanitaria Privata pro capite. Senza considerare, poi, che per i lavoratori dipendenti il vantaggio è ancora maggiore grazie ad un incentivo fiscale che restituisce in media il 25% del premio pagato. Ma allora visti questi numeri perché non estendere a tutti i cittadini la Sanità Integrativa istituendo un vero e proprio Secondo Pilastro Sanitario Complementare?".
È quanto chiede l'Amministratore Delegato e Direttore Generale di Rbm Assicurazione Salute, Marco Vecchietti, in una lettera indirizzata al ministro della Salute, Giulia Grillo.
Nella missiva Vecchietti spiega come questa possa configurarsi come un'operazione a costo zero, utile anche per migliorare le differenze esistenti tra le diverse zone del Paese: "Un’ulteriore importante applicazione di questo modello, inoltre, potrebbe essere finalizzata a garantire un’idonea perequazione in ambito sanitario tra le diverse aree territoriali del nostro Paese. In questo caso la proposta potrebbe essere quella di promuovere un Fondo Sanitario Interregionale per il Mezzogiorno finalizzato a garantire nel medio periodo un riavvicinamento delle aspettative di vita, degli indici di salute e dei livelli di cronicità".
Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera di Vecchietti a Giulia Grillo.
Gentile Ministro On. Grillo,
ho avuto modo di apprezzare l’impegno e la passione che nell’ambito del Suo incarico ha profuso a tutela della Salute degli Italiani.
Le sfide che in questi 12 mesi di Governo del Cambiamento il suo Ministero sta affrontando sono senz’altro complesse ed, in particolare, quella contro le liste d’attesa credo rappresenti per tutti gli attori del Sistema Salute una delle priorità principali per garantire un’effettiva accessibilità ai Livelli Essenziali di Assistenza garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale.
Ieri, come ha avuto modo di commentare nella trasmissione “FuoriTg” del Tg3, sono stati presentati i dati del
IX Rapporto RBM-CENSIS che hanno rappresentato plasticamente il rapporto tra i cittadini ed il Sistema Sanitario del nostro Paese.
Da studioso della sanità e da professionista del settore assicurativo sento il dovere di condividere con Lei una riflessione su ruolo che il nostro comparto può svolgere per migliorare le performance del Sistema Sanitario e soprattutto per preservarne il carattere universalistico, riducendo le diseguaglianze che a livello sociale, economico e territoriale ne stanno minando le fondamenta. Credo sia un dovere di tutti noi contribuire alla messa in sicurezza del nostro Servizio Sanitario Nazionale assicurandoci che quando andremo a festeggiarne i prossimi 40 anni sia ancora in buona salute.
Sono profondamente convinto che ci siano tutte le condizioni per poter davvero “Raddoppiare il diritto alla Salute” degli italiani promuovendo una comunione di intenti tra tutti i partner, pubblici e privati, della sanità che sappia generare una visione innovativa e coraggiosa come quella che animò i “padri fondatori” del nostro Servizio Sanitario Nazionale, tra cui il Presidente del Censis, Giuseppe de Rita che ieri ci ha onorato della sua presenza, nell’ormai lontano 1978.
Rappresento un’azienda profit, intendo chiarirlo senza ambiguità, che tuttavia ha scelto di operare – peraltro in modo esclusivo – in un settore a forte valenza sociale ed altissimo rischio, come quello della salute, per troppo tempo trascurato dalle imprese assicurative.
Oggi la situazione è profondamente cambiata. C’è una consapevolezza diffusa dell’importanza della sfida che tutti noi abbiamo di fronte. La Sanità Integrativa, lungi dall’essere esclusivamente un “prodotto” da vendere, ha sviluppato una profonda consapevolezza dell’importanza del contributo che fornisce e che, ancor di più, potrebbe fornire ai cittadini facendo propri una serie di valori derivanti dall’impianto stesso del Servizio Sanitario Nazionale.
Sono 14 milioni gli italiani che attualmente già aderiscono alla Sanità Integrativa, beneficiando di un rimborso in media pari al 66% del costo delle proprie cure private a fronte del pagamento di un premio annuo che corrisponde a poco meno del 60% dell’ammontare della Spesa Sanitaria Privata pro capite. Senza considerare, poi, che per i lavoratori dipendenti il vantaggio è ancora maggiore grazie ad un incentivo fiscale che restituisce in media il 25% del premio pagato.
Ma allora visti questi numeri perché non estendere a tutti i cittadini la Sanità Integrativa istituendo un vero e proprio Secondo Pilastro Sanitario Complementare? Si tratterebbe di pianificare una transizione da una Sanità Integrativa riservata, nei fatti, prevalentemente ai lavoratori dipendenti ad un sistema aperto a tutti, a vocazione universalistica tanto quanto il Servizio Sanitario Nazionale, a disposizione di pochi ad una Sanità Integrativa diffusa, attraverso l’evoluzione del Welfare Integrativo da strumento della “Contrattazione Collettiva” a strumento di “tutela sociale” in una prospettiva di presa in carico dell’intero “Progetto di Vita” dei cittadini. Non bisogna sottovalutare del resto che i bisogni di cura, e con essi la necessità di un maggiore ricorso al pagamento delle cure di tasca propria, crescono con il progredire dell’età e con l’insorgenza di malattie croniche o di lunga durata.
Ci tengo a chiarirlo da subito: la proposta appena formulata per lo Stato è a “costo zero”. I Lavoratori dipendenti (oltre 13 milioni di italiani) infatti già aderiscono in buona parte (oltre 1 su 2) alla Sanità Integrativa. Anche per i Liberi Professionisti (poco meno di 10 milioni di persone) sono già operative diverse Forme di Sanità Integrativa istituite dai rispettivi Enti di Previdenza. Per gli altri cittadini percettori di reddito (circa 18 milioni) si potrebbe coinvolgere le rispettive gestioni previdenziali di riferimento (si pensi ad es. alla gestione separata “Autonomi e Commercianti” istituita presso l’INPS. E per chi non ha un reddito? Si potrebbe attivare, sulla scorta dell’esperienza francese, una gestione assicurativa residuale da finanziare attraverso un prelievo di solidarietà a valere sul totale dei premi annualmente versati alla Sanità Integrativa – magari estendendo a tutte le Forme Sanitarie Integrative (e non solo alle Imprese Assicurative) un’imposta del 2,5% sui premi incassati – e, soprattutto, utilizzando le risorse (almeno 4 miliardi di Euro) oggi disperse per sostenere l’impianto delle detrazioni per spese sanitarie sicuramente più costoso e socialmente iniquo della Sanità Integrativa.
Un’ulteriore importante applicazione di questo modello, inoltre, potrebbe essere finalizzata a garantire un’idonea perequazione in ambito sanitario tra le diverse aree territoriali del nostro Paese.
In questo caso la proposta potrebbe essere quella di promuovere un Fondo Sanitario Interregionale per il Mezzogiorno finalizzato a garantire nel medio periodo un riavvicinamento delle aspettative di vita, degli indici di salute e dei livelli di cronicità. Attraverso tale Fondo, inoltre, potrebbero essere aggregate risorse aggiuntive per finanziarie investimenti nelle infrastrutture sanitarie e nel rinnovamento dei macchinari delle strutture sanitarie delle Regioni del Sud, contrastando il fenomeno delle migrazioni sanitarie. Del resto, sono sicuro ne converrà con me, un Sistema Sanitario giusto dovrebbe garantire a ciascuno di noi di potersi curarsi a casa propria.
Del resto, come emerge con evidenza dal nostro Rapporto e sono convinto anche dalla sua precedente esperienza professionale, sono i cittadini ad esser oggi gli effettivi arbitri della qualità del nostro Sistema Sanitario. Quando si è malati, infatti, non ci si preoccupa se chi ci curerà lavora in una struttura pubblica, privata convenzionata o esclusivamente privata, ma solo del valore ed all’umanità del medico che ci assisterà ed alla qualità della struttura presso la quale dovremmo recarci.
Con l’auspicio che intenda raccogliere la mia disponibilità ad un confronto su queste tematiche, e mettendomi sin d‘ora a disposizione in base alle disponibilità della Sua agenda, La ringrazio anticipatamente della Sua attenzione e le faccio i miei migliori auguri per il prosieguo della Sua azione di Governo.
Marco Vecchietti
Amministratore Delegato e Direttore Generale
RBM Assicurazione Salute S.p.A
17 giugno 2019
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