Terapia del dolore. Migliora la conoscenza dei pazienti sui propri diritti ma scende la soddisfazione per i servizi. E dalle Regioni arriva proposta di una tariffa nazionale
La fotografia è emersa dalla seconda indagine dell’Osservatorio per il monitoraggio della legge 38 del 2010 promosso dalla Fondazione Ghirotti. Scendono poi le prescrizioni per visite specialistiche nei Centri di terapia del dolore mentre rimane stabile l’ignoranza sui tipi di cure disponibili e sui farmaci.
14 MAR - A 9 anni dall'approvazione della legge 38 del 2010, per garantire l'accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore, il quadro dell'accesso a queste rpestazioni in Italia non sembra cambiato. E' semmai peggiorato. Negli ultimi due anni infatti è cresciuta l'insoddisfazione nei confronti dei servizi domiciliari e degli hospice, sono calate le prescrizioni per visite specialistiche nei Centri di terapia del dolore, mentre è in lieve crescita il livello di conoscenza dei diritti del malato, e rimane stabile l'ignoranza sui tipi di cure disponibili e sui farmaci.
Sono questi alcuni dei dati della seconda indagine dell'Osservatorio sulla Legge 38 presentato oggi a Roma in un evento promosso dalla Fondazione Ghirotti assieme alla Conferenza delle Regioni e Province autonome. La ricerca è stata effettuata nel 2018 su circa 12mila pazienti in Italia con età media di 66 anni e il 60% dei quali affetto da dolore.
Se confrontati con quelli registrati nel 2016, i nuovi numeri mostrano un significativo calo di soddisfazione per i servizi di cure palliative: tra coloro che vi hanno avuto accesso, il 18% degli intervistati, il 61% si è dichiarato soddisfatto delle cure domiciliari (contro il 69% del 2016) mentre il 21% per nulla o poco, percentuale cresciuta in due anni del 13% (nel 2016 era l'8%). Il gradimento degli hospice è al 68% (-14% dal 2016) mentre l'insoddisfazione si è impennata dal 5 al 18%. Sui Centri di terapia del dolore, invece, il gradimento supera l'80%, ma sono calate le prescrizioni del medico di famiglia per visite in centri specializzati: si e' passati dal 35% di due anni fa al 26%.
Generalmente, poi, sono aumentate le persone consapevoli dell'esistenza della legge 38, dal 37% a 45%. Ma solo il 35% sa che la norma obbliga le strutture sanitarie a misurare il dolore e ad annotarlo nella cartella clinica. Inoltre, il 43% non conosce i farmaci oppiacei, il 45% pensa siano utili solo per curare dolore acuto e cronico, l'8% pensa servano solo ai pazienti fin di vita.
“A volte in Italia facciamo belle leggi ma non le applichiamo- ha detto Livia Turco - la legge 38 e' tra le piu' innovative in Europa sul tema. Il governo se ne occupi, inserisca l'applicazione di questa legge nel nuovo Patto della salute. E poi si facciano le cose previste dalla legge, in particolare sulla formazione. Si completino gli hospice su territorio nazionale perche' ci sono troppe differenze regionali. E si migliori- ha concluso- l'assistenza domiciliare, e' quella la via maestra”.
“Il processo di umanizzazione dell'assistenza sanitaria ha compiuto importanti passi avanti- ha detto il presidente della Fondazione Vincenzo Morgante- e con esso la cultura del sollievo che e' parte imprescindibile della cultura medica e piu' in generale della cultura della societa' tutta. Questa la sfida che la Fondazione e le associazioni hanno voluto raccogliere, realizzando modelli di assistenza ispirati alla salvaguardia della dignita' della persona malata, all'affrancamento dalla sofferenza inutile sia attraverso al ricerca e ai nuovi e piu' efficaci farmaci e terapie, sia attraverso una cura umana fatta di attenzione, premura vicinanza al malato”.
“Nella regione Lazio abbiamo aumentato di oltre 30% negli ultimi due anni i posti letto negli hospice e abbiamo migliorato anche l'assistenza domiciliare”, ha detto l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato, intervenuto oggi al convegno anche in nome della commissione Salute delle Regioni.
Ma D’Amato ha poi lanciato anche una proposta: “Sarebbe anche utile avere, da Nord a Sud Italia, una tariffa nazionale unica di rimborso per l'assistenza con questo tipo di cure. Non esiste una tariffa unica, sia per i pazienti assistiti in Hospice che a domicilio, con la quale le Asl vengono rimborsate per le prestazioni relative alla terapia del dolore. Nella nostra tariffa, per esempio, è compresa l'erogazione di ausili, dispositivi, esami diagnostici”. In molte Regioni, invece “la tariffa comprende solo una serie di prestazioni e non viene garantita una reperibilità h24. Serve, quindi - ha concluso - maggiore omogeneità”.
“Oltre al dolore che accompagna malattie c'è quello cronico che accompagna la quotidianità della vita. Non si può - secondo Maria Pia Garavaglia, presidente della Fondazione Roche ed ex ministro della Sanità - non preparare gli specialisti ad affrontare questo problema. Spero che ministero della Salute e il Miur si ricordino che la formazione dei giovani medici deve seguire l'epidemiologia, ovvero preparare i futuri medici ad affrontare le reali esigenze della popolazione”. Tra queste, conclude Garavaglia, “vi è l'esigenza di garantire terapia del dolore a una popolazione che invecchia sempre di più”.
“Gli infermieri – ha detto Ausilia Pulimeno, vicepresidente FNOPI - sanno ascoltare i pazienti, li sanno capire e li aiutano oltre che dal punto di vista clinico anche da quello emotivo che in momenti di grave criticità rappresenta una componete essenziale dell’assistenza. Gli infermieri da sempre non si limitano ad anamnesi cliniche assistenziali ma in questi contesti a vere e proprie anamnesi biografiche che fanno la differenza”.
“La cultura del sollievo per gli infermieri - ha aggiunto - è non solo una necessità per soddisfare i bisogni dei pazienti più fragili, ma un dovere morale. E far sì che essa si propaghi e venga compresa è un compito non solo meritorio dal punto di vista umano, ma professionalmente caratterizzante per chi, come noi infermieri, ha deciso di dedicare la propria vita al prendersi cura”.