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Europa e sanità: quali prospettive? Il confronto organizzato da Fondazione The Bridge

di Michela Perrone

Una giornata per parlare di servizi sanitari, della loro sostenibilità e della gestione del sistema misto pubblico-privato. Guardando alle prossime elezioni europee, Fondazione The Bridge ha promosso a Milano il seminario Health Sustainable Innovation

08 OTT - Governare il cambiamento in corso, prendere atto del carattere misto (pubblico-privato) del nostro sistema sanitario, capire come gestire la sfida della cronicità e imparare ad abbracciare l’innovazione mantenendo sostenibile il Servizio sanitario nazionale.
 
Di tutto questo e di molto altro si è parlato durante il seminario Health Sustainable Innovation, organizzato da Fondazione The Bridge, che si è tenuto a Milano il 5 ottobre e ha riunito i principali stakeholder della sanità.
 
“Dobbiamo capire come affrontare di petto quello che oggi non è più un sistema sostenibile con fondi pubblici – ha esordito Rosaria Iardino, presidente di Fondazione The Bridge – Vogliamo capire cosa sta accadendo, dentro e fuori all’Italia e provare a governare questo processo, aprendo senza pregiudizio le nostre menti e cercando di non lasciare indietro nessuno”.
 
Presente anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, che ha sottolineato come "la sfida del prossimo futuro, che Regione Lombardia ha già intrapreso con la legge di riforma del sistema sanitario e la presa in carico dei pazienti cronici, è garantire la sostenibilità economica e finanziaria della sanità pubblica senza pregiudicare la qualità delle cure erogate e l'equità nell'accesso e nel finanziamento".
 
Lo stato attuale
Luigi Cajazzo, direttore generale Welfare Regione Lombardia, ha ricordato che quest’anno cade il 40° anniversario dall’istituzione del Ssn: “Nella legge 833 del 1978 troviamo una concezione olistica del concetto di salute che supera l’approccio verticale alla malattia – ha ricordato – Oggi non possiamo crogiolarci dietro i tagli, ma occorre reagire, cercando di usare quello che abbiamo. Il 70% delle nostre risorse sono assorbite dai pazienti cronici e la metà delle prestazioni per cui facciamo fatica a stare nei tempi riguardano loro. Serve più programmazione per affrontare la domanda di salute. In tutto questo in Lombardia l’apporto del privato è fondamentale, ma spetta alla Regione un ruolo di coordinamento forte”.
 
Concetto ribadito anche dal Governatore Fontana: “Combattere le inefficienze, perseguire l'appropriatezza, rinegoziare i prezzi di riferimento in campo farmaceutico e valorizzare il nostro sistema caratterizzato da un equilibrato rapporto pubblico-privato, non basta a garantirne la sostenibilità. Occorre porsi nell'ottica dello sviluppo della sanità pubblica, che merita, proprio per la sua eccellenza, di competere ad armi pari con quella privata. È quello che in Lombardia vogliamo fare, convinti che solo con una visione organica e completa si può ambire a garantire il reale pari diritto di accesso alle cure, in termini sia di qualità, che non deve diminuire, che di tempi di attesa".
Il presidente ha anche affermato di voler incontrare a breve le associazioni dei pazienti del territorio per illustrare come la Regione intenda raggiungere questi obiettivi.
 
Domenico Lucatelli, presidente di Focus Patient Access ha fornito una fotografia del contesto italiano, sottolineando come continui a crescere la spesa out of pocket a fronte di una spesa sanitaria pubblica costante (circa il 6,8% del Pil, tra i rapporti più bassi d’Europa). “Dovviamo chiederci che cosa possiamo e vogliamo finanziare con il nostro Ssn pubblico e come – ha ribadito l’esperto – Si deve passare dalla prestazione alla presa in carico; deve esserci una contaminazione tra professionisti e setting aziendali; devono sparire i confini tra ospedale e territorio. Occorre perseguire l’equità della salute (garantire benessere fisico), ma anche della sanità (avere le risorse allocate in modo efficiente per soddisfare le reali necessità).
 
È poi stata evidenziata l’importanza dell’Hta: “A livello europeo è in discussione un documento, non ancora approvato, che permetterà agli Stati membri di uniformare procedure e metodologie in materia di Hta grazie all’impatto reale sui pazienti, a consultazioni scientifiche congiunte, al riconoscimento precoce delle tecnologie emergenti e all’eliminazione di quelle obsolete”, ha sottolineato Francesco Saverio Mennini, professore di Economia sanitaria e Economia politica all’Università di Tor Vergata a Roma. Mennini, che è anche Research Director Economic Evaluation and Hta (Eehta) Ceis, ha ricordato anche che all’orizzonte non si vede “il sistema sanitario europeo auspicato. Questo perché gli Stati membri mantengono la loro influenza sull’assegnazione della spesa, sui sistemi di finanziamento e – soprattutto – sull’assetto normativo.
L’Ue potrebbe sviluppare strategie in grado di affrontare questo tema e far sì che i Paesi condividessero l’idea che salute e sanità non sono un costo, ma un investimento, un’opportunità”.
 
Il secondo pilastro
Durante la giornata i partecipanti si sono interrogati su due visioni opposte: accettare che la sanità integrativa è già parte del nostro Ssn, sebbene necessiti di una regolamentazione, oppure continuare a difendere l’universalismo a tutti i costi, oggi sempre più debole.
 
“In Italia è cambiato il trend del consumo sanitario – ha sottolineato Luisa Brogonzoli del Centro Studi Fondazione The Bridge – Oggi assistiamo al passaggio dalle acuzie alla cronicità e a una maggiore propensione personale all’acquisto di farmaci e servizi. Uno degli aspetti chiave è rieducare il cittadino a un rapporto corretto con il sistema sanitario e con il medico”.
 
In questo momento c’è una certa incertezza di fronte a fondi e assicurazioni private per quanto riguarda il welfare aziendale, che lascia fuori, per esempio, i lavoratori autonomi e i poor worker.
Il sistema misto pubblico-privato è stato da molti caldeggiato come una possibilità concreta per garantire la sostenibilità del Ssn, a patto che vi sia una reale integrazione tra i due mondi, che si punti all’universalismo delle cure e che esista un’authority pubblica a fare da garante.
 
L’Europa
In vista delle prossime elezioni europee, Fondazione The Bridge ha proposto un’agenda politica, “un confronto istituzionale per promuovere una maggiore convergenza a livello europeo in tema di politiche sanitarie e per garantire la sostenibilità di tutti i diversi sistemi sanitari degli Stati membri”, come ha sottolineato Iardino. Tra gli obiettivi principali, porre le basi per una politica sanitaria europea maggiormente omogenea in materia di accesso alle cure, che sia equa, giusta e solidale e si basi sulle necessità del singolo; coinvolgere i tecnici rappresentanti degli Stati membri per un confronto su temi trasversali che sia incentrato ad analizzare i punti di criticità comuni in questa materia per disegnare una politica comunitaria che sia di sussidio al cittadino; creare momenti di condivisione di best practise tra gli Stati membri.
 
Per quanto riguarda l’Italia, la proposta è di trovare nuove forme di governance in materia sanitaria, declinandole nel rapporto con le nuove forme socio assistenzialistiche private e identificare strategie di sistema per governare al meglio il passaggio del modello.
 
Dai rappresentati europei presenti al dibattito (Patrizia Toia e Stefano Maullu, membri del Parlamento europeo, e Sandro Gozi, già sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri in Europa) è arrivato l’invito a collaborare in vista della pianificazione del nuovo settennio europeo 2021-2027.

08 ottobre 2018
© Riproduzione riservata


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