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Malaria: 216 milioni di malati. Cala mortalità ma cure a rischio per taglio ai fondi

di Laura Berardi

Calano del 25% i decessi per malaria dal 2000. Un terzo in meno nella sola Africa sub sahariana. Emerge oggi dall'ultimo World Malaria Report 2011. I risultati sono però a rischio per via della resistenza dei parassiti a insetticida e farmaci, ma soprattutto per il taglio al Fondo Globale.

14 DIC - Così come quella all’Aids la lotta alla malaria ha fatto passi da gigante negli ultimi dieci anni. Un miglioramento che può essere riassunto con due percentuali significative: la mortalità per questa terribile malattia – che colpisce principalmente l’Africa subsahariana – è diminuita di un quarto dal 2000 e nella sola zona africana nello stesso periodo è stata ridotta addirittura di un terzo. Nel 2010 i casi sono stati 216 milioni. Ma c’è anche un’altra analogia con la più terribile malattia a trasmissione sessuale: il taglio di finanziamenti del Fondo Globale per i prossimi anni affliggerà anche la lotta alla malaria, mettendo a rischio i risultati faticosamente ottenuti finora. Questo è quello che emerge dal World Malaria Report 2011, appena pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
 
Il rapporto.
Un successo, quello che riguarda la lotta alla malaria, che ha avuto luogo in tutte le regioni del mondo: sono stati 655.000 i decessi per la malattia nel 2010, circa il 5% in meno dell’anno precedente, in cui le morti registrate sono state 36.000 in meno. Nonostante questo le persone a rischio di contrarre la malattia sono state 3.3 miliardi nello scorso anno e la geografia della patologia non è sicuramente uniforme. L’81% dei contagi ha ancora luogo nella regione africana, percentuale che sale addirittura al 91% se si considerano i decessi. Tra questi l’86% erano bambini sotto i 5 anni di età.
Numeri terribili, che però segnano miglioramenti sensibili rispetto a dieci anni fa. Su 99 paesi in cui sono ancora presenti casi di trasmissione di malaria, 43 hanno registrato una diminuzione del 50% nel numero di contagi e altre 8 nazioni del 25%. Negli ultimi cinque anni la patologia è stata considerata definitivamente debellata in quattro paesi: Emirati Arabi, Marocco, Turkmenistan e Armenia.
“Stiamo facendo progressi importanti nella lotta ad una malattia che rappresenta uno dei maggiori rischi per la salute mondiale. Abbiamo migliorato l’accesso alle misure di prevenzione e controllo per molte delle popolazioni ad alto rischio, e ne risulta che i contagi e i decessi sono diminuiti ancora nell’ultimo anno. Ma oggi non riusciamo comunque ad essere del tutto ottimisti per il futuro”. A dirlo è Margaret Chan, che all’Oms ricopre l’importante ruolo di direttore generale. Il riferimento è chiaramente al taglio di finanziamenti del Fondo Globale per la lotta all’Aids, alla Tubercolosi e alla Malaria, che metterà a rischio i progressi fatti fino ad oggi, soprattutto perché nel frattempo emerge un nuovo allarme, quello della resistenza a farmaci e insetticidi del Plasmodium falciparum,il parassita che porta la malaria.
 
La nuova minaccia.
La resistenza del protozoo al’artemisinina, principio attivo largamente usato contro la malaria, è stata confermato in alcune zone del Sud-Est asiatico ed il farmaco è per questo stato vietato dall’Oms. Nonostante questo monoterapie  a base di artemisinina sono ancora diffuse in 25 nazioni e 28 compagnie farmaceutiche continuano a produrre il farmaco.
Anche la resistenza agli insetticidi sembra in aumento: secondo il Report 2011 sarebbero 45 i paesi che hanno registrato una tolleranza del parassita ad almeno una delle quattro classi di repellenti esistenti. Un problema che comincia a diventare di proporzioni preoccupanti, con sempre più aree che riportano questo tipo di resistenza, proprio nella regione africana, dove la malaria è più diffusa.
 
Quali armi contro la malaria.
Nonostante quanto detto finora, il metodo più efficiente per prevenire il contagio, quello che in maniera migliore e con costi contenuti è riuscito a diminuire il numero di infezioni, è ancora il più semplice: la diffusione di zanzariere e tende impregnate di insetticida. Ad oggi i prodotti usati per queste reti sono quelli dell’unica classe ancora considerata del tutto sicura dall’Oms, i piretiroidi.
Secondo il Report ad oggi la diffusione di letti dotati di zanzariere è salito da 88.5 milioni nel 2009 ad addirittura 145 milioni nel 2010. Un aumento che ha portato circa la metà di tutte le case nell’Africa subsahariana ad avere almeno un letto sicuro. Di tutte le persone che hanno accesso a questo tipo di forma di prevenzione dal contagio circa il 96% ne usufruisce regolarmente.
Questa non è chiaramente l’unica arma contro la malaria. Oltre ai farmaci, già nominati, sono stati fatti progressi anche nello sviluppo di test diagnostici, strumenti che permettono di riconoscere  la patologia da altri stati febbrili ad essa non connessi. In particolare, nell’Africa subsahariana il tasso di persone testate dalle strutture pubbliche è aumentato dal 20% della popolazione del 2005 al 45% del 2010.
 
Il futuro incerto.
Il quadro appena descritto, seppur positivo, sembra essere in equilibrio instabile. La maggiore preoccupazione degli operatori che lottano contro la malaria è che i tagli già annunciati del Fondo Globale possano rovinare i risultati così duramente raggiunti.
“Abbiamo bisogno di un Fondo Globale che fornisca le giuste risorse. E dunque c’è la necessità che tutte le nazioni uniscano le forze, e che si trovino nuovi donatori”, ha commentato con preoccupazione Robert Newman, direttore del Global Malaria Programme dell’Oms. “Milioni di zanzariere dovranno essere sostituite nei prossimi anni, e dobbiamo raggiungere l’obiettivo dell’accesso universale agli screening diagnostici. Come se non bastasse dobbiamo anche trovare nuovi trattamenti efficaci. In sostanza non possiamo permetterci che qualcuno muoia perché manca una zanzariera che costa cinque dollari, o un farmaco che ne costa uno o addirittura perché non siamo stati capaci di fornire un test di diagnosi che costa al massimo 50 centesimi”.
 
Gli obiettivi per il futuro.
La ricerca di fondi è fondamentale a maggior ragione per gli ambiziosi obiettivi che l’Oms si è prefissata per il piano internazionale di lotta alla malaria chiamato Roll Back Malaria Partnership. La nuova missione, da raggiungere entro la fine del 2015, prevede tre goal: ridurre i decessi per malaria quasi a zero, diminuire i contagi del 75% rispetto ai dati del 2000 e debellare completamente la malattia in altre 10 nazioni, compresa la zona Europea.
Per ottenere questi risultati, secondo il Rapporto 2011, bisognerà ottenere l’accesso universale a tutte le misure preventive e alle strutture cliniche che si occupano dei malati, nonché un’accelerazione nello sviluppo di sistemi di sorveglianza dei contagi.
“Le morti per malaria nel mondo sono diminuite in maniera significativa dal 2000 e il ritorno economico degli investimenti nella cura della patologia sono stati maggiori di quelli di qualsiasi operazione commerciale alla quale io abbia assistito nella vita”, ha commentato Raymond Chambers, messo speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la malaria. “Ma oggi dobbiamo impegnarci ancora di più. Perché? Perché ancora nel mondo ogni minuto muore un bambino. Ed è un bambino morto di troppo”.
 
Laura Berardi

14 dicembre 2011
© Riproduzione riservata


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