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Congresso Iea 2018. Ecco le sfide future dell’ergonomia: dalla ri-progettazione del lavoro al ripensamento delle istituzioni politiche e socio-economiche

di Sebastiano Bagnara

Il XX Congresso della Associazione Internazionale di Ergonomia, tenutosi lo scorso agosto a Firenze, ha visto la partecipazione di più di 1.600 persone provenienti da oltre 70 paesi di tutti i continenti che hanno discusso piu di 1.000 presentazioni. Sono state affrontate le principali sfide che questo campo di ricerca e di applicazione si troverà ad affrontare negli anni a venire per aiutare l’uomo del XXI secolo a trovare un nuovo equilibrio, il benessere nel suo tempo

05 SET - Si è tenuto a Firenze, dal 26 al 30 agosto, il XX Congresso della Associazione Internazionale di Ergonomia (IEA – International Ergonomics Association). Un evento a cui hanno partecipato più di 1.600 persone provenienti da oltre 70 paesi di tutti i continenti che hanno discusso piu di 1.000 presentazioni (pubblicate in dieci volumi), di cui dodici in affollate sessioni plenarie. Insomma un evento che ha consentito di avere un esaustivo stato dell’arte dell’ergonomia applicata nei vari campi (dalla manifattura agli ospedali, dai servizi più tradizionali a quelli più innovativi, dall’aerospaziale all’intelligenza artificiale) in modo creativo: il tema del congresso era, infatti “Creatività in pratica”.

Proprio la descrizione dettagliata ed esaustiva dello stato dell’ergonomia nel modo ha consentito di individuare le principali sfide che questo campo di ricerca e di applicazione si troverà ad affrontare negli anni a venire. In primo luogo, occorrerà ri-progettare il lavoro, la cui natura stessa sta cambiando, e in parte è già cambiata, per la rivoluzione digitale, e che cambierà ancora più radicalmente con la sempre maggiore presenza dell’intelligenza artificiale e della robotica.

Questa trasformazione sta producendo un profondo disallineamento fra il sistema formativo ed educativo, che sviluppa le conoscenze e le competenze e il mondo dei lavori, che ancora non sono ben definiti ma che sicuramente saranno profondamente diversi da quelli attuali, per i quali il sistema si sistema formativo è stato costruito. Questa è la seconda sfida che l’ergonomia deve impegnarsi ad affrontare.

Ma forse la sfida più difficile è quella diretta al confronto con quello che Shoshanna Zuboff chama “il capitale di sorveglianza” (il suo ultimo libro si intitola proprio “The age of surveillance capitalism”), quel capitale i cui profitti derivano da una risorsa nuova, l’informazione che tutti noi produciamo, e viene raccolta attraverso la sorveglianza continua del nostro comportamento ed il monitoraggio del nostro corpo, e viene anche contemporaneamente elaborata in modo non trasparente da parte di chi sa su di noi cose che neppure sappiamo e permette di conoscere cosa faremo.

Questa situazione indica la quarta sfida: se si sa quali saranno i nostri comportamenti si possono anche influenzare, ma questo comporta la necessità di ripensare le istituzioni politiche e socio-economiche che si fondano tutte sulla assunzione della autonomia e della libertà della persona. Le persone poi si trovano ad affrontare e convivere con i grandi cambiamenti demografici, principalmente legati alla globalizzazione e all’aumento della durata della vita delle popolazioni, con le conseguenti variazioni nella salute e le migrazioni.

Le persone, infine, vivono in mondi nuovi, mai sperimentati prima. Hanno quindi bisogni nuovi e vanno supportate. Ed è questa un’altra sfida che l’ergonomia, che da scienza del lavoro diventa sempre di più scienza dell’uomo, o Human Factors, anche perché il confine tra vita e lavoro sta diventando sempre più permeabile, per non dire inesistente. La sfida è aiutare l’uomo del XXI secolo a trovare un nuovo equilibrio, il benessere nel suo tempo.
 
Sebastiano Bagnara
Presidente Comitato scientifico IEA 


05 settembre 2018
© Riproduzione riservata


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