Reti tempo-dipendenti/2. Bevere (Agenas): “Ecco le nostre linee guida”
di Francesco Bevere
Per raggiungere la massima uniformità possibile nell’organizzazione dei servizi sanitari regionali, sono state elaborate Linee Guida organizzative che si caratterizzano per la descrizione dettagliata degli strumenti di collegamento tra le varie articolazioni della rete, dalle modalità di comunicazione tra i nodi alle check list per la valutazione dei Pdta afferenti alle singole reti e agli indicatori di monitoraggio dell’efficienza, efficacia e sicurezza, fino a indicatori specifici sul funzionamento delle reti.
25 GEN - Non è un caso che nella definizione delle
Linee Guida per la revisione delle Reti clinico assistenziali si sia scelto di dare la priorità alle Reti tempo-dipendenti: cardiologica per l’emergenza, neonatologica e dei punti nascita, ictus e traumatologica. È parso doveroso al Tavolo tecnico istituito presso AGENAS e composto da rappresentanti del Ministero della Salute, delle Regioni e Province autonome, così come disposto dal DM 70/2015, di partire dalla riprogettazione a rete delle strutture e dei servizi, sia ospedalieri sia territoriali, che sono chiamati a garantire tempestività e appropriatezza nella presa in cura di pazienti colpiti da patologie che non ammettono ritardi, tentennamenti e disorganizzazione.
Purtroppo le malattie cardiovascolari e quelle cerebrovascolari (IMA - ictus) sono ancora oggi tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità nel mondo. Né deve sorprendere la scelta di inserire il percorso nascita nelle Reti tempo-dipendenti, considerando che il tasso di mortalità materna e neonatale è tra gli indicatori di salute ampiamente utilizzati anche a livello internazionale per misurare il livello della qualità delle cure erogate in ogni singolo Paese.
D’altronde, è evidente che una corretta programmazione delle attività ospedaliere di elezione è possibile soltanto se si è già provveduto a rendere operativa un’efficace Rete dell’emergenza-urgenza; infatti, dal corretto funzionamento di quest’ultima dipende in buona parte l’ordinata gestione di attività programmabili che, comunque, richiedono un contesto organizzativamente tecnologicamente e professionalmente articolato e complesso.
Siamo sempre più in grado di guarire pazienti affetti da malattie oncologiche, grazie a terapie e interventi chirurgici fino a poco tempo fa inimmaginabili; nelle nostre strutture sanitarie si effettuano trapianti eccezionali, grazie ad un capitale umano e professionale che ci invidiano in tutto il mondo, ma paradossalmente ancora oggi, per alcune carenze organizzative, talvolta, non riusciamo a salvare o a curare adeguatamente un anziano colpito da ictus, o un giovane che riporta un trauma grave dopo un incidente, spesso stradale.
Eppure è da oltre un ventennio che in Italia si dibatte della necessità di superare logiche organizzative su base aziendale, integrando i servizi ospedalieri con quelli territoriali. Sotto la forte spinta propulsiva del DM 70 si è finalmente avviato il processo di riassetto strutturale e di qualificazione della rete assistenziale ospedaliera.
Un documento che, attraverso la definizione di parametri uniformi (il bacino di utenza, i volumi di attività e gli esiti delle cure e le modalità di integrazione anche a livello interaziendale tra le varie discipline, secondo il modello dipartimentale e quello di intensità delle cure) ha impresso un’accelerazione nel processo di restyling dell’offerta sanitaria, reso necessario per poter affrontare i cambiamenti epidemiologici, demografici, sociali, tecnologici e diagnostico-terapeutici dell’ultimo decennio.
Il modello di rete è diventato una realtà più o meno consolidata in molte Regioni, come testimoniato anche dai risultati della griglia di rilevazione sull’implementazione delle Reti tempo-dipendenti sul territorio nazionale, già esaurientemente illustrata nell’introduzione a questo numero di Monitor dal Presidente Coletto. Una rilevazione che ha avuto lo scopo di comprendere cosa fosse stato fatto e cosa ci fosse ancora da fare e quali fossero i punti di forza e di debolezza del sistema.
Quello che è mancato in questi ultimi anni è la presenza di un modello base di organizzazione di rete comune, in assenza del quale continueremo a doverci confrontare con differenze notevoli tra Regioni o nell’ambito di una stessa Regione con conseguenti disomogeneità nell’accesso alle cure, sia per tempi che per modalità organizzative. Una disomogeneità nell’equità di accesso alle cure che è puntualmente rimarcata nei numerosi rapporti internazionali, si pensi a titolo esemplificativo al recentissimo studio OCSE 2017, che in questi ultimi anni hanno certificato il nostro sistema sanitario nazionale tra i migliori al mondo, in termini di efficacia e aspettativa di vita, sottolineando però come sia necessario un sistema di monitoraggio che consenta di misurare le differenze e di individuare le azioni di miglioramento per il loro superamento, rendendo effettivi e omogenei i principi di equità e universalità del Servizio sanitario su tutto il territorio nazionale.
Proprio al fine di raggiungere la massima uniformità possibile nell’organizzazione dei servizi sanitari regionali a partire dai percorsi tempo dipendenti, AGENAS insieme agli attori istituzionali coinvolti, compresi i rappresentanti delle Società Scientifiche e delle associazioni di categoria, ha elaborato Linee Guida organizzative che si caratterizzano per la descrizione dettagliata degli strumenti di collegamento tra le varie articolazioni della rete, dalle modalità di comunicazione tra i nodi alle check list per la valutazione dei PDTA afferenti alle singole reti e agli indicatori di monitoraggio dell’efficienza, efficacia, appropriatezza, sicurezza e qualità delle cure fino, per la prima volta, agli indicatori specifici sul funzionamento delle reti.
Si è voluto, insomma, produrre delle Linee Guida organizzative che fossero davvero di indirizzo e di supporto per le Regioni, già da tempo impegnate nel completamento delle Reti tempo-dipendenti, indicando procedure, protocolli e modalità di comunicazione standardizzate per consentire ai vari servizi coinvolti nell’emergenza-urgenza di muoversi con la massima sincronizzazione.
La costruzione di indicatori specifici per il monitoraggio delle reti permetterà di comprendere in quale punto della rete occorre riannodare i collegamenti per riprodurre o attivare una comunicazione fluida e rapida tra le connessioni ed evitare che tali criticità si possano tradurre in difetti di assistenza.
La metodologia e la filosofia di fondo di questo lavoro e, più in generale, della revisione delle Reti clinico-assistenziali, sono quelle di creare un patrimonio comune di procedure, informazioni, indicatori, a disposizione di tutti i vari livelli di governance sanitaria, per agevolare un’attività sistematica di auto valutazione e raggiungere l’auspicata uniformità di cure, facilitando così dinamicità nei comportamenti in ogni ambito regionale, ma nel rispetto di un contesto di regole condivise.
La stessa Griglia di rilevazione e di valutazione delle Reti clinico-assistenziali è da considerarsi un valido strumento di monitoraggio per tutte le reti siano esse tempo-dipendenti, oncologiche o delle medicine specialistiche.
Con questo primo atto di indirizzo, che ha visto la partecipazione convinta delle Regioni e PA, del Ministero della Salute, dell’ISS, dell’AIFA, della FISM, della FNOMCeO, dell’IPASVI e di Cittadinanzattiva, nonché di altre professioni sanitarie e dei delegati delle società scientifiche di volta in volta interessate per ciascun ambito assistenziale, stiamo gettando le fondamenta per superare quel triste paradosso che vede il nostro servizio sanitario primeggiare per eccellenze sanitarie diffuse su tutto il territorio, ma talvolta vacillare per carenze di tipo organizzativo o, peggio, per mancanza di dialogo tra strutture e tra professionisti. Consapevoli che soltanto attraverso la condivisione, l’interazione, il dialogo e una costante attività di osservazione dei processi organizzativi è possibile ridurre eventuali ritardi, tentennamenti e disorganizzazione, inaccettabili nei processi tempo-dipendenti, ancor più tenuto conto del livello di maturità e consapevolezza raggiunti dal Servizio sanitario nazionale.
Francesco Bevere
Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali - AGENAS
Editoriale Monitor 42
25 gennaio 2018
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