E chissenefrega delle classifiche sulle sanità!
di Fabrizio Gianfrate
Chissenefrega di essere i primi o i terzi o i centesimi al mondo, l’importante è che la nostra sanità sia efficace, efficiente, equa e di qualità. Che se sto male mi curino bene, in qualunque regione mi trovi e indipendentemente dal mio reddito, censo, scolarizzazione, età. Non m’importa se poi è meglio di un inglese o di un tedesco
31 MAG - "Campioni del mondo!... Campioni del mondo!” urlavano a squarciagola commossi i telecronisti nel 1982 e nel 2006. M’immagino scene simili, con la recente pubblicazione del report Bloomberg che pone la nostra sanità ai vertici nel mondo. Come già successo con la classifica OMS del 2000 che ci dava al top. Ancora oggi pure il più inefficiente dirigente della peggiore struttura sanitaria ne abusa mediaticamente come bandiera a difesa dei propri pessimi risultati.
Tanti trombettieri patriottardi apologeti interessati di sé e dei loro riveriti capi. E il petto in fuori di politici, amministratori nazionali e regionali, “sindacalisti” della dirigenza ed economisti “embedded” (sempre di Governo, non importa quale). Va da sé che la classifica che ci mette sul podio fa più notizia delle altre che ci posizionano nelle retrovie, con analoghi commenti critici, spesso altrettanto strumentali e demagogici.
Certe classifiche in fondo servono solo al cinegiornale Luce. Invece dovrebbero evidenziare le best practice a esempio per tutti. Ma non è così, come
ben scrive qui su QS Luciano Fassari, perché le varie classifiche combinano in modo parziale rispettivamente aspetti diversi (costi, longevità, soddisfazione dei pazienti, accesso, ecc.) con ranking inevitabilmente divergenti tra loro, mai del tutto esaustivi, “olistici”. Così risultiamo a volte demonio altre santità, a volte in Coppa Campioni altre in Lega Pro.
Quel famigerato secondo posto attribuitoci dall’OMS nel 2000, va ricordato per onore di cronaca, fu dalla stessa OMS in buona parte rinnegato. A parte che le cifre erano state fornite dal SSN stesso (come chiedere all’oste com’è il suo vino), il podio era dovuto soprattutto a longevità, uguaglianza nell’accesso e basso finanziamento. Ed è su questi parametri che in genere conquistiamo il podio, Bloomberg compreso.
Che non significa essere i meglio. Il basso finanziamento in sanità non è certo un merito (“decisero di vivere poveri perché così costava meno”, direbbe Longanesi). Anche perché finisce con l’essere compensato dall’elevata spesa privata (es.: Lombardia), penalizzando così l’equità nell’accesso. Il cui assegnato primato, a sua volta, poco si spiega con le liste d’attesa dai tempi geologici o con l’elevata migrazione sanitaria Sud-Nord. Lo ribadisce proprio l’Oms che ci pone tra i Paesi dove maggiormente si diventa poveri per curarsi.
Circa i meriti della longevità forse più che del SSN sono nel mix genetico delle italiche genti: nei secoli tra invasioni e migrazioni ci siamo rinforzati “meticciandoci” come pochi altri (con buona pace dei puristi della razza, quelli col braccio teso e quelli estimatori della polenta taragna). E merito anche, almeno fino a qualche anno fa, della dieta mediterranea (ma oggi abbiamo il record EU dei bimbi obesi) e dell’aria buona (oggi siamo al top delle città più inquinate al mondo dopo Cina e Messico).
Ma, soprattutto, su queste classifiche, vorrei solennemente affermare quanto segue: chissenefrega di essere i primi o i terzi o i centesimi al mondo, l’importante è che la nostra sanità sia efficace, efficiente, equa e di qualità. Che se sto male mi curino bene, in qualunque regione mi trovi e indipendentemente dal mio reddito, censo, scolarizzazione, età. Non m’importa se poi è meglio di un inglese o di un tedesco.
Credo che abbiamo mediamente una buona sanità. Assai migliorabile ma buona. Come media. Ma con una deviazione standard pazzesca. Tra picchi di eccellenza e sentine cliniche ed organizzative. Tra parametri di outcomes migliori al mondo e malaffare sulla pelle dei pazienti, con un ruolo bifronte della politica, per legge pervasiva, quando per il bene collettivo, quando per arricchimento illecito privato di soldi pubblici. Insomma, tra straordinarie professionalità e assessori in galera.
È alla parte del grafico sopra le medie, quella verso i “peak” delle deviazioni standard che dobbiamo guardare. Riducendole e alzando così la curva delle medie a discapito della parte sotto di esse. Insomma elevando l’intero sistema rendendolo più omogeneo verso l’alto. Nella logica dell’universalismo del nostro SSN, grande valore fondante sempre più in bilico.
Altrimenti, Cari Signori che giudicate al top il nostro SSN, dovrete confidare su qualche longevo avo etrusco o apulo. Poi nutrirvi a lungo di pasta e pizza. Ma evitando molte delle nostre città. E non ammalatevi in certe zone del Belpaese. E se proprio vi dovesse capitare, mi raccomando, fatevi qualche amico ben ammanicato col cognato dell’assessore. Nella migliore sanità del mondo, datemi retta, vi servirà.
Prof. Fabrizio Gianfrate
Economia Sanitaria
31 maggio 2016
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