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Costi standard. Gli esperti della Camera bocciano le Regioni benchmark


Un lungo dossier elaborato dal Servizio Studi della Camera dei deputati analizza lo schema di decreto legislativo su fisco regionale e costi standard e osserva: l’inclusione di una Regione per ogni area geografica (Nord-Centro-Sud) e di una Regione di piccola dimensione, proposta dalla Conferenza Unificata, porterebbe all’individuazione di “un livello medio regionale di prestazioni, indipendentemente dalla loro efficienza e appropriatezza”, con “ripercussioni sul significato stesso di costi standard e sulla coerenza dello scherma di decreto”.

17 FEB - Il compromesso trovato tra Governo e Regioni sui costi standard rischia di far crollare tutto il senso del federalismo fiscale. La pensano così gli esperti dei Servizio Studi (dipartimento Finanza Pubblica) della Camera dei Deputati, che in un lungo Dossier analizzano lo schema di decreto legislativo su fisco regionale e costi standard e puntano il dito contro l’accordo, raggiunto in sede di Conferenza Unificata, di utilizzare, per la definizione del benchmark, una Regione per ogni area geografica (Nord-Centro-Sud) e una regionale di piccola dimensione. “Con tale scelta, infatti – si legge nel Dossier - ove adottata, il legislatore sembrerebbe piuttosto propendere verso l’individuazione di un livello medio regionale di prestazioni, indipendentemente dalla loro efficienza ed appropriatezza. Ciò, pertanto, avrebbe ripercussioni sul significato stesso di costo standard e sulla coerenza, quindi, dello schema di decreto in esame”. Peraltro, secondo gli esperti, “non sembrerebbe sostenuta dall’evidenza empirica l’affermazione secondo cui una regione piccola si trova di fronte a condizioni di produzione ed erogazione dei servizi sanitari più sfavorevoli”, come dimostrano i risultati di esercizio della Regione Umbria”.

Ed ancora, secondo gli esperti della Camera, applicando i criteri di calcolo indicati dallo schema di decreto in esame per individuare le Regioni in equilibrio economico (cioè che garantiscono i Lea con le sole risorse ordinarie previste in sede di riparto del Fsn), in base ai dati del Ministero della salute e del Ministero dell’economia utilizzati dai Tavoli per la verifica degli adempimenti, risulterebbe che nel triennio 2007-2009 erano in equilibrio una regione del Nord e tre regioni del
Centro (di cui una di piccole dimensioni), mentre tutte le regioni del Sud evidenzierebbero una situazione di squilibrio economico.
In particolare, per gli anni 2007, 2008 e 2009 risultano in equilibrio Lombardia, Umbria e Marche, mentre la Toscana soddisfa tale condizione solo negli esercizi 2007 e 2009.

Il Dossier si sofferma poi sui tempi di attuazione dell’intero processo, ricordando che “il processo di convergenza”, ovvero il finanziamento dei servizi erogati dalle Regioni non più in base alla spesa storica ma secondo valori standard di costo e fabbisogno, dovrebbe compiersi nell’arco di 5 anni. Quali saranno gli step di questi 5 anni tuttavia non è esplicitato nello schema di decreto. Ma secondo gli esperti possono essere ricostruiti nel seguente modo:




“Tuttavia - concludono gli esperti - il provvedimento non chiarisce sulla base di quali parametri si arrivi all’applicazione a regime del meccanismo descritto” e “in particolare, non viene chiarito se e in quale misura nella fase transitoria sia prevista la possibilità di una variazione delle risorse assegnate alle singole regioni, né come il percorso di convergenza verso la fase a regime si coordini con quanto stabilito, per alcune Regioni, dai rispettivi Piani di rientro .

17 febbraio 2011
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