Concorso 2014 per la Medicina Generale. Crescono le iscrizioni ma non per “scelta”. E così in molti alla fine rinunciano
di Carlo Izzo
Lo rileva uno studio di Fimmg Formazione Puglia sulle graduatorie di ammissione al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale in 14 Regioni italiane. In realtà i giovani laureati in medicina le “provano” tutte, senza una vera programmazione. E la Medicina Generale era “solo” la prima prova disponibile
15 DIC - Fimmg Formazione Puglia, nell’ambito delle attività di monitoraggio e di studio dei percorsi formativi che portano alla professione medica, ha voluto analizzare anche quest’anno le graduatorie relative alla prova di ammissione al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale in 14 Regioni italiane. Anche alla luce delle recenti novità introdotte nella formazione post-laurea e del diverso contesto nel quale si è svolta la prova di selezione, si è voluto operare un confronto con quanto emerso dallo studio dello scorso anno.
Come avvenuto nel 2013, non sono mancate le difficoltà nella raccolta dei dati, per disomogeneità scevro da numerose rivisitazioni. Dalla nostra analisi sono emersi numerosi dati interessanti,
per i quali rimandiamo al documento allegato.
In questa sede ci limitiamo a riportare tre elementi significativi, relativi al confronto tra il profilo dei vincitori del 2014 e quello del 2013:
1. età anagrafica inferiore (27 vs 29);
2. percentuale relativa all’acquisizione della laurea nei 5 anni precedenti lo svolgimento della prova concorsuale maggiore (98% vs 85%);
3. percentuale di esclusi aumentata (dato estrapolato su 14 regioni: 88% vs 75%).
Osservando tali dati si evince quindi che il vincitore del 2014 è più giovane e da poco abilitato alla professione medica e che vi è stata una maggiore partecipazione al concorso. Come accennato in precedenza, tale quadro è da inserirsi inevitabilmente in un contesto che è mutato rispetto allo scorso anno. Le prove per il concorso delle Scuole di Specializzazione in Medicina sono state eseguite infatti in date successive a quelle fissate per il corso triennale. Ciò ha reso nel 2014 il Corso di Medicina Generale la prima opportunità per assicurarsi una formazione post laurea per tanti giovani medici, che in massa si sono canditati alla prova di esame.
Nelle 14 regioni per cui è disponibile il dato, si è registrato a partire dal 2012 un incremento di candidati effettivamente presentatisi alla prova di esame pari a circa 3000 unità (da 2000 a 5000 circa) con conseguente aumento della percentuale degli esclusi e quindi un rapporto borsa/partecipante inferiore ai due anni precedenti (1 su 8).
Se quindi nel 2013 l’analisi dei dati ci aveva consentito di individuare un più vivo interesse verso la Medicina Generale da parte dei giovani medici, quest’anno un’interpretazione su questo piano appare impraticabile. Prevale, rispetto alla scelta vocazionale di un percorso professionale specifico, il tentativo da parte di molti colleghi di assicurarsi una formazione post laurea, riversandosi semplicemente nel primo concorso disponibile sul calendario. Ed è un tentativo comprensibile, poiché figlio di un sistema formativo che non garantisce a tutti i neolaureati una formazione post laurea, la quale attualmente rappresenta l’unica strada percorribile per un rapporto di lavoro stabile con il Sistema Sanitario Nazionale o per una carriera da libero professionista.
Ma in quanti, fra i vincitori del concorso per la Medicina Generale, hanno tentato a distanza di poco più di un mese l’ingresso nelle scuole di Specializzazione, scegliendo queste ultime? Tanti, come indicato dagli scorrimenti nelle graduatorie regionali per rinuncia dei vincitori.
Quello a cui assistiamo è il risultato di anni di mancata programmazione da parte delle istituzioni in Sanità. È mancata una riflessione organica sui percorsi formativi; è mancato un sistema in grado di decidere e controllare gli accessi alla formazione medica sulla base dei reali fabbisogni del SSN; è mancata quest’anno persino la capacità organizzativa in alcune regioni, dimostratesi poco pronte (o forse poco interessate) ad approntare una macchina efficiente, in grado di gestire al meglio un numero di candidati nettamente superiore a quello degli anni passati e noto da mesi.
Per anni Fimmg Formazione ha lanciato l’allarme per una situazione ampiamente preventivabile, una bomba pronta ad esplodere che ora è deflagrata in tutta la sua drammaticità dal punto di vista delle possibilità di accesso alla professione medica e della tutela futura della salute del cittadino.
Sono da accogliere certamente con soddisfazione iniziative quali il DM Salute del 28/08/2014, che ha portato il termine ultimo per lo scorrimento della graduatoria del concorso per la Medicina Generale da 10 a 60 giorni a partire dall’inizio del corso. Questo provvedimento ha l’obiettivo di evitare la perdita di borse che si sarebbe verificata proprio per il passaggio di vincitori del concorso per il corso di Formazione in Medicina Generale alle scuole di Specializzazione. Perdita che sarebbe gravissima in virtù del già insufficiente numero di borse stanziate per la Medicina Generale rispetto al numero di pensionamenti previsti nei prossimi anni.
Il decreto però non è sufficiente in quanto si inserisce in una realtà in cui la formazione è di fatto sostentamento economico per chi non ha un titolo post laurea, a causa delle scarse opportunità di lavoro; perciò verosimilmente ci sarà comunque una non trascurabile quota di abbandoni successivi ai sessanta giorni, per di più con un nuovo concorso per le scuole di Specializzazione, che in base alle normative vigenti, potrebbe teoricamente essere bandito già nel prossimo Aprile. D’altronde è ugualmente prevedibile che non pochi colleghi entrati in scuola di specialità quest’anno tenteranno di entrare in scuole diverse, a loro più gradite, il prossimo concorso.
E allora con ogni probabilità è il caso che la politica trovi il coraggio di pensare al domani, invece che trovare per l’immediato, quando le riesce, soluzioni parziali ed estemporanee. Ed occorre che lo faccia investendo sulla qualità e sulla programmazione e non, come per esempio emerge dalla
bozza del Ddl delega su gestione e sviluppo delle risorse umane del SSN, strumentalizzando l’urgente tematica occupazionale dell’accesso alla professione e barattando un accesso più rapido alla stessa con una Sanità dequalificata e sottopagata.
La formazione dei professionisti ha come obiettivo la Salute dei cittadini e non il mero risparmio sulla spesa per il personale. Si programmi innanzitutto ricalcolando gli accessi alla facoltà di medicina, difendendo il numero chiuso con convinzione, e tenendolo ben lontano da dinamiche di interessi di parte e di facile consenso elettorale. Si abbia la forza per definire quali siano i reali fabbisogni di medici per il SSN nei prossimi anni, affinché l’investimento sulle scuole del post laurea torni ad assumere inequivocabilmente il suo vero significato, che è quello di una necessità per il Paese e non di una spesa da controllare.
Nello specifico, per la Medicina Generale, sarebbe il caso di incrementare e ridistribuire le borse di studioin base alle necessità regionali effettive di medici di Medicina Generale nei prossimi anni. E’ necessario infatti ridurre lo spreco delle borse dovuto agli abbandoni, agendo su più piani. Innanzitutto è opportuno che il concorso si tenga contestualmente a quello per le specializzazioni. Occorre adeguare ed aggiornare la disciplina della Formazione Specifica in Medicina Generale ai principi della legge Balduzzi (189/2012), così come ribadito da
Fimmg con Alleanza per la Professione Medica nella riformulazione dell’art.22 del Patto della Salute presentata al ministro Lorenzin.
Ciò vuol dire una rete formativa territoriale per la Medicina Generale costituita da Aggregazioni Funzionali Territoriali, nella quale i corsisti possano svolgere attività professionalizzanti remunerate, con conseguente integrazione della borsa, il cui ridotto importo è una delle cause di abbandono del corso. La stessa rete formativa dovrebbe a nostro avviso anche rappresentare una piattaforma di didattica pratica sul territorio attiva anche nel corso di laurea in medicina, nel quale non è ancora presente in modo omogeneo l’insegnamento della Medicina Generale, con i giovani che sono quindi privati di un continuum formativo che possa precocemente far scoprire la vocazione per le cure primarie, spesso concretamente conosciute solo a partire dal tirocinio di abilitazione alla professione.
Dr. Carlo Izzo
Fimmg
15 dicembre 2014
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